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Con gli sconfitti e gli esclusi

Creato il 20 novembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

L’obiettivo era liberarsi di Berlusconi, ma il centrosinistra non disponeva che di una minoranza parlamentare. La scelta di accettare una nuova forma di sospensione della democrazia, da parte del governo Monti dopo quella imposta da Berlusconi, è stata sofferta.
Dopo la cura però, il paziente continuerà a osservare il regime di vita del periodo della malattia.
Nei programmi dei candidati del centrosinistra, malgrado alcune idee condivisibili, l’inversione di tendenza non c’è. I provvedimenti di Monti resteranno e tutto fa pensare che si inaspriranno.
Eugenio Scalfari qualche settimana fa, intervistato da Fabio Fazio, dichiarava che se le primarie fossero state vinte da Matteo Renzi sarebbe cambiato il Dna del Partito democratico, e paragonava questa trasformazione a quella compiuta da Craxi nel Psi, i cui elettori nel ’94 si sono spostati quasi tutti nel centrodestra con Berlusconi.
Il governo Monti ha già trasformato i connotati del centrosinistra. Tutto ciò che hanno voluto Monti e i suoi ministri è stato approvato Pd, Pdl e Udc. Questo è il significato politico dell’anno di governo Monti. Approvate quelle leggi, come possono tornare indietro quei partiti?
Matteo Renzi in realtà non può cambiare molto, può anche eliminare il primo maggio per la gioia degli anticomunisti o genuflettersi davanti al prossimo Marchionne per far felice chi cancellerebbe i sindacati non ancora inseriti a pieno titolo nella Confindustria, come la Cisl di Bonanni. Il danno è stato fatto e i massmedia cercano di non mostrarlo, continuando a chiamare “sinistra” o “democratico” il Pd.

Ma l’attuale forma di democrazia è solo la legittimazione di un capitalismo sempre più aggressivo, le cui strutture economiche e finanziarie sono diventate incontrollabili. Delocalizzazione, trasformazione di ogni valore reale in valore finanziario, Stati esautorati, cittadini e lavoratori ricattati da poteri che nessuno controlla.

Più che il bisogno di schierarsi da una parte o dall’altra, nei conflitti politici, sociali, economici in corso, occorre pensare all’interesse generale. E i portatori dell’interesse generale sono coloro che hanno perso la competizione, che sono finiti ai margini o sono esclusi dal mercato. Meritano sostegno non perché debbano vendicarsi e imporre il loro interesse particolare, ma perché l’inclusione degli esclusi e l’ampliamento degli orizzonti della partecipazione, sono un’emergenza, che se realizzata migliorerà le condizioni di vita generali.


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