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Con la politica del rigore Italia fuori dalla crisi

Creato il 05 aprile 2011 da Giancarlo
Con la politica del rigore Italia fuori dalla crisi

I robusti tagli alla spesa pubblica hanno ridotto il deficit al 4,5%. E ora l'azione di risanamento è più agevole. I risultati sono ancora più apprezzabili perché il 2010 è stato un anno assai duro per le entrate


Gli eccellenti risultati sul deficit del 2010 e dell’ultimo trimestre resi noti dall’Istat smentiscono la tesi delle sinistre secondo cui l’attuale maggioranza è allo sbando e il governo è privo di una linea programmatica. Nell’ultimo trimestre il deficit pubblico si è ridotto al 3,8%, l’1,5% in meno rispetto al 2009, mentre nel 2010, per il quale era stato previsto un deficit del 5,1%, è stato solo del 4,5%, con una riduzione di ben 0,8% rispetto a 5,3% del 2009.Un’altra notizia positiva di particolare importanza è che nell'ultimo trimestre del 2010 è ricomparso l’avanzo primario, che è quello costituito dal deficit, al netto della spesa per interessi. Quando c’è un avanzo primario esso va a riduzione del rapporto fra debito e Pil, in quanto si traduce in una riduzione del rapporto fra spesa per interessi e Pil. Mi scuso di questo riferimento tecnico, ma esso - per quanto non facile da comprendere per i non specialisti - è fondamentale. Infatti gli analisti delle agenzie di rating e delle banche, per giudicare il grado di solvibilità di uno Stato, danno una grande importanza all’avanzo primario in quanto, quando esso è positivo, segnala che è in atto la riduzione del peso del debito pubblico sul Pil: ed è ciò che, per gli Stati con un alto rapporto, costituisce la misura del merito di credito delle loro nuove emissioni di debito pubblico.Il buon risultato nel saldo primario che è stato realizzato nell’ultima parte del 2010 è indice di una politica tributaria robusta. Infatti esso dipende dalla buona dinamica delle entrate. Il 2010, fiscalmente, è stato un anno particolarmente arduo per i conti pubblici, sul lato delle pubbliche entrate, perché esse risentono molto non solo dell'andamento economico dell’anno corrente, ma anche di quello passato, per il conguaglio a saldo dell’imposta personale sul reddito e per i bilanci delle società, che si basano sull’anno scorso.
D’altra parte va tenuto presente che la crescita del Pil del 2010, stimata in termini reali dell’1%, è stata determinata essenzialmente dalle esportazioni, che non sono soggette a Iva; mentre i consumi hanno ristagnato e il tasso di inflazione, che influisce sui valori dei beni soggetti a Iva, è stato molto modesto, cioè solo l’1,5%. Per il gettito Iva il fatto che le esportazioni siano cresciute non ha avuto influenza mentre il ristagno dei consumi con un aumento dei prezzi modesto, ha influito poco. Il risultato migliore delle previsioni del deficit pubblico del 2010 dipende solo molto parzialmente dalla crescita delle entrate, che è stata dello 0,9%, inferiore a quella del Pil (che in termini nominali, cioè a prezzi correnti è stata del 2,5%). È stata realizzata soprattutto grazie alla riduzione delle spese rispetto all’anno precedente dell’1% che, considerata la crescita del Pil nominale del 2,5%, comporta una riduzione del rapporto fra spese e Pil del 3,5%.La politica di rigore nelle spese così spesso criticata dall’opposizione, ha salvato l’Italia da una crisi del debito pubblico dovuta a un eccesso di deficit ed ha generato un effetto virtuoso che ora si rafforzerà, con la ripresa delle entrate, consentendoci di ridurre il deficit al 4,5% - contro la previsione del 5,1 della legge finanziaria - mentre già questa aveva tagliato la spesa per evitare un deficit superiore al 5,1% che avrebbe spaventato i mercati finanziari.Ora possiamo guardare con fiducia al risanamento dei conti pubblici in linea con il nuovo patto di stabilità e crescita europeo che chiede il quasi pareggio del bilancio nel 2015-2016. Infatti, secondo la legge finanziaria per il 2011 (che ora non a caso si chiama, per decisione del governo, legge di stabilità), noi nel 2011 dovevamo avere un deficit del 3,9, nel 2012 esso doveva scendere al 2,7 e nel 2013 al 2,2. Ora, con il miglioramento di 0,6 punti nel 2010, tutto, se si terrà questa linea, si riduce di uno 0,6. Il 2011 scende a 3,3, mentre il 2012 perviene a 2,1 e il 2013 all’1,6. Mandare a casa un governo che sfida l’impopolarità con una politica di bilancio che risana i conti pubblici avvicinandosi al pareggio, implica di fare un atto autolesionista, che ci farebbe perdere di credibilità nei mercati finanziari internazionali.di Francesco Forte per ilGiornale

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