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Con la rabbia agli occhi

Creato il 10 febbraio 2016 da Nazionalpopolare70 @nazionalpop70
Con la rabbia agli occhi

Cosa c’entra Yul Brynner con Massimo Ranieri?

Forse è questa la prima domanda da porsi per il film Con la rabbia agli occhi (1976, regia di Antonio Margheriti). Come si sa c’è stata un’epoca d’oro del nostro cinema (fondamentalmente gli anni 60) nella quale molti divi americani erano di casa in Italia. Nomi come Fellini, De Sica, Visconti, Mastroianni, Loren, Lollobrigida erano conosciuti in tutto il mondo e davano lustro al nostro Paese e alla nostra cinematografia. A partire dalla seconda metà degli anni 70 si cominciava già a intravvedere un lento declino: i registi, gli attori, i produttori dei decenni precedenti stavano invecchiando.

Insomma, si iniziava un po’ a campare di rendita e non era difficile ingaggiare un bel volto americano – magari con qualche ruga – per dare lustro a pellicole non proprio indimenticabili. Con la rabbia agli occhi è inquadrabile in un questo contesto. Il cast è ampiamente a stelle e strisce perché oltre al già citato Brynner presenta anche Martin Balsam, premio Oscar nel 1966 per L’incredibile Murray – L’uomo che disse no . Considerando che anche Brynner vinse l’Oscar nel 1957 per I dieci comandamenti, si può dire che Con la rabbia agli occhi possa teoricamente fregiarsi di ben due premi Oscar. Accanto alla coppia di tenori abbiamo il bravo Giancarlo Sbragia (ottimo attore di teatro), Barbara Bouchet e appunto Massimo Ranieri.

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Qual è la trama del film? Il killer Brynner viene ingaggiato da un’organizzazione mafiosa americana. All’inizio è piuttosto restio a farsi convincere, perché dice di essersi ritirato (lo vanno a scovare mentre pesca sul fiume Hudson, a New York), ma cambia idea non appena gli dicono che l’uomo da far fuori è l’assassino del fratello. A quel punto Brynner accetta. Arrivato a Napoli, vestito tutto di nero (da vero killer), ha subito a che fare con Angelo- Massimo Ranieri, un ragazzo affascinato dal mondo dei gangster americani che pero’ sbarca il lunario organizzando qualche truffa nelle corse di cavalli. Angelo fa conoscere a Brynner la sua amica preferita, Barbara Bouchet: il glaciale killer, dopo un momento di diffidenza, non potrà resistere allo charme della bionda. Il resto della vicenda evolve verso l’appuntamento col boss responsabile della morte del fratello di Brynner. Ranieri riesce a guadagnarsi la fiducia dell’americano: viene pertanto addestrato all’uso delle armi e delle varie tecniche tipiche di un killer professionista. La polizia si limita, dal canto proprio, a seguire le vicende dall’esterno praticamente senza intervenire mai (fedele al motto “finchè s’ammazzano tra loro ce ne freghiamo”). L’epilogo sarà amaro per tutti e si risolverà, ovviamente, in un bagno di sangue.

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I difetti della pellicola sono prima di tutto ravvisabili in una sceneggiatura debole, con attori che -pur recitando in maniera professionale- non riescono a far vivere personaggi inesistenti. Brynner sembra spesso chiedersi che cosa ci faccia in un poliziottesco ambientato a Napoli: pare ridestarsi soltanto alla vista della Bouchet e del ben più bruttarello Balsam (Hollywood che fu). Ranieri è ridicolo sia nella parte del killer (non farebbe male a una mosca) che in quello del bravo guaglione ormai troppo cresciuto. La Bouchet è sempre la Bouchet: fa parlare il corpo e la sua bellezza passa sopra tutto il resto, comprese le doti recitative che non sono mai state enormi. Sbragia è un’altra potenzialità sprecata: la inesistente sceneggiatura lo fa comparire ogni tanto qua e là nella storia, come un fantasma. Senza contare che fa una morte troppo banale per un boss che si rispetti. L’unico a salvarsi, alla fine dei conti, è il buon Martin Balsam che sarebbe stato capace di recitare anche la parte di un pescivendolo napoletano tanta era la professionalità che lo contraddistingueva e la capacità di calarsi in qualsiasi ruolo o set.

La musica dei fratelli De Angelis, per una volta, non è all’altezza della situazione: la tarantella avrebbe potuto funzionare in un film di Piedone lo sbirro non certo per una specie di noir con tanto di Brynner killer newyorkese.



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