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Confessioni di mezza crisi

Creato il 03 novembre 2011 da Fabio1983
Lo confesso: sono molto preoccupato. E non solo perché al governo ci sono persone che hanno manifestato a più riprese la propria incapacità ad affrontare la crisi. L’ultima comica è andata in scena ieri sera, quando il Cdm ha approvato un maxiemendamento mancante del testo. Ma a parte loro, gli inetti (parafrasando Massimo Mucchetti intervenuto allo speciale di Enrico Mentana), c’è dell’altro. Che l’opposizione faccia il suo mestiere, cioè chiedere le dimissioni di Berlusconi e auspicare un governo di transizione (siamo così poco distanti dalla Grecia?), è nelle cose. Lo è meno nel momento in cui la crisi è sintomatica di uno scontro demagogico, trasformando ogni buona intenzione in un giudizio di principio ancor prima che di merito. Basta chiedere a Renzi, ad esempio. Può risultare abbastanza comprensibile perché a molti, a sinistra, non piaccia. Ma bollarlo quale uomo di destra è un concetto astruso e controproducente nell’ambito della stessa sinistra in cerca di una dimensione che sia più moderna e al passo con i tempi. Inoltre. La Grecia, è notizia di poco fa, ha rinunciato al referendum sul piano di austerity. A tale proposito, sul referendum intendo, in questi giorni ne ho lette di tutti i colori: un forzato raffronto tra democrazia e finanza. La mossa del premier Papandreou, semmai, era il classico scaricabarile. Ma permettetemi di osservare – e so di essere in buona compagnia – che dinanzi a questioni di vita o di morte il più delle volte il popolo ha torto. Perché è irrazionale, reagisce d’istinto. Le scelte, spesso dolorose, spettano ai governanti e solo a loro. Altrimenti che l’abbiamo inventata a fare la rappresentanza? In questa fase della storia non è a rischio la democrazia, ma un intero sistema. E se alle buone idee sostituiamo il populismo più becero, beh, non so dove andremo a finire. A proposito di buone idee, e concludo. Anni fa (e ciò è valso soprattutto in Italia con la fine della Prima Repubblica e l’ingresso in politica di Berlusconi) era in voga il pensiero secondo cui si rendeva necessaria una maggiore centralità delle persone rispetto alle ideologie. La crisi sta suggerendo un nuovo tragitto, quanto mai indispensabile date le contingenze del momento: le persone contano solo se riescono a far contare le proprie idee.

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