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Confessioni di un apolide

Creato il 17 gennaio 2012 da Italianiaparigi
Confessioni di un apolide

Confessioni di un apolide

Ripubblico di seguito un post che risale al gennaio dell’anno scorso. E’ trascorso un anno ma i miei sentimenti non sono cambiati.

Ed eccomi qua…l’ennesimo ritorno a Parigi dopo le tradizionali vacanze in Sicilia dove, come ogni anno, ho trascorso delle indimenticabili giornate.
Mi fa sempre una strana sensazione trascorrere le “vacanze” a casa mia, con la mia famiglia, nel mio paese, tra la mia gente e mi sembra altrettanto strano, poi, tornare a Parigi e sentirmi a casa: ritrovare le mie abitudini, la mia cerchia di amicizie parigine e quella routine metropolitana a cui ormai mi sono abituato.
Si tratta di due vere e proprie vite parallele che avanzano incondizionatamente, due universi distanti ma mescolati insieme nella mia mente. La mia attività onirica me lo dimostra costantemente: quando sono a Parigi sogno di persone, cose, aneddoti e luoghi siciliani e viceversa quando sono in Sicilia sogno “in francese”.
Ogni volta che ritorno in Sicilia, ho l’impressione che tutto sia rimasto come l’avevo lasciato l’ultima volta: è come se avessi premuto il pulsante “stand by” nel telecomando della mia vita, cristallizzando emozioni e persone, e che una volta ritornato, il flusso del tempo ricominci normalmente.
E’ uno stato d’animo particolare quello di chi vive sospeso tra due (o piú) paesi, confinato in un limbo di emozioni e speranze, costretto alla nostalgia e condannato alla malinconia.
Questa struggente dicotomia dell’anima che si dibatte tra presente e passato, tra ricordi e realtà, tra tradizioni e pragmatismo, riguarda sopratutto i siciliani che lasciano la propria terra in cerca di un Eldorado lontano o in cerca semplicemente di dignità.

I siciliani, sono maggiormente legati alla proprie origini perchè provengono da una terra baciata dal sole e carezzata dal mare, dove non c’è nulla che vada per il verso giusto ma la gente ha sempre il sorriso sulla bocca; o forse quest’eterna malinconia riguarda chiunque decida di lasciare il proprio paese, qualunque esso sia, per cercare fortuna altrove.
Mi sono sempre chiesto se il fatto di essere siciliano, di essere nato e aver trascorso tutta la prima parte della mia vita immerso in paesaggi da cartolina e tra gente genuina, possa accentuare il senso del distacco.
Da piccolo non avrei mai pensato di abbandonare la mia bella Sicilia.
Il pensiero non mi traversava minimamente lo spirito. Come lasciarla? Con quali parole le avrei detto Addio? Come lasciarmi alle spalle tutto ció che la Sicilia rappresenta per me e tutto quello che mi ha dato? In che modo cancellarla dalla mia mente? Con quali occhi guardare il mare prima di partire? Impossibile!
Eppure l’ho fatto.
Ancora oggi mi chiedo dove abbia trovato la forza di lasciarmi tutto alle spalle, fare fagotto delle emozioni e dei ricordi che volevo portarmi dietro… e partire.

Pensavo di fare la classica esperienza di qualche mese, tappa obbligata per qualsiasi studente laureato in Lingue che tramite l’Erasmus o il Leonardo o qualsiasi altro progetto, vuole mettere in pratica ció che ha studiato. Non è stato l’Erasmus a portarmi a Parigi, nè il Leonardo o l’Archimede pitagorico o il Talete di Mileto ma è stata la vita che ha letteralmente sradicato la mia vecchia esistenza siciliana per impiantarla nella ville lumiere.
Sono ormai passati sette anni da quando la vita ha deciso la mia partenza.
A distanza di tempo, la Sicilia fa sempre parte del mio essere ma la mia vita ha assunto sfumature diverse da quando abito a Parigi.
Questa città è una creatura bella e dannata, una ninfa da baciare ma della quale non bisogna assolutamente innamorarsi o sarà lei ad avere la meglio e resterete, come il sottoscritto, invischiati tra le sue braccia. Parigi è una carogna luccicante che sa ammaliare chi prova a sentirne l’odore o chi vuole solamente sfiorarla.
E’ facile restare impelagati in questa splendida città, godere dei piaceri che essa offre, abbandonarsi nei suoi meandri saporiti; è facile sentirsi a casa a Parigi, ambientarsi, crearsi una nuova vita e non vedere passare gli anni. Non è facile lasciare Parigi dopo che ti ha percorso l’anima.



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