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Confessioni di una a-social blogger

Creato il 17 agosto 2012 da Valepi
Sarà l'effetto dell'afa, sarà il fastidio nei confronti di giornalisti e metereologi per la fissa dell'anno di trovare un nome mitologico per ogni ondata di caldo (qualcuno puó per cortesia spiegar loro che il caldo in estate è normale?), sarà che in effetti durante le cosiddette "vacanze" ho meno tempo per scrivere (qualcuno puó per cortesia spiegarmi dove e quando inizieranno le MIE vacanze?)... insomma, sarà un po' un miscuglio di tutte 'ste cose, unito alla consapevolezza di non volerne confessare alcune nemmeno a me stessa, figuriamoci al webmondo, ma ultimamente ho perso un po' il senso di questo scrivere e dello scrivere in generale.
Partecipo, nel senso che li leggo ma difficilmente commento, a gruppi di blogger, gruppi nati con l'esplicito intento di confrontarsi sui dubbi e difficoltà dello scrivere per mestiere, gruppi nati con l'intento di salutarsi la mattina, di strimpellare le note dell'ultima canzone stonata in macchina, di confrontarsi sui deliri creativi segreti... e ogni giorno che passa mi rendo conto che sto perdendo di vista il motivo per cui scrivo, qui su questo blog.
E infatti scrivo sempre meno.
Poi mi capita di rileggere post tipo questo e ricordo: ah si, io scrivo per me. Scrivo per sfogarmi, scrivo perchè non riesco a farne a meno e perchè ho bisogno.
Non vendo nulla e non ho intenzione di farne una professione. Solo scrivo.
E allora capisco cosa mi da fastidio ultimamente in giro: il blog marketing, la promozione portata avanti fino alla nausea. Ho contatti su fb con cui condivido la partecipazione a più di un gruppo che ad ogni nuovo post mi riempiono la bacheca di doppioni dello stesso link pubblicato su ogni possibile bacheca (tra parentesi, anche io utilizzo sistemi che, in automatico, linkano l'ultimo post su fb e sulla pagina twitter, ma lo faccio appunto in automatico, più per dire a chi mi conosce "ehi, ho partorito l'ennesimo deliro", ma appena cliccato su "Pubblica" quasi mi dimentico di aver scritto un nuovo post e non semino l'informazione su ogni gruppo di cui faccio parte).
Lo so, è un mio problema, d'altronde non riesco a fare marketing nemmeno di me stessa e nemmeno quando mi è necessario, figuriamoci se sopporto il marketing altrui, io che, di default, non credo mai ad una parola delle pubblicità, solo per il fatto che sono pubblicità.
Ok, sono una a-social blogger, almeno per quanto riguarda l'uso che ormai comunemente si vuole imporre dei social network e cioè l'uso come strumenti di marketing.
E allora confesso: non sono una social webmarketer, preferisco essere una asocial blogger ma considero i social network degli spazi, appunto, sociali e non dei mercati. Uso fb per il piacere di sapere che combinano le persone che conosco (nella realtá e nella virtualità, nel passato o nel presente) e utilizzo twitter per lo stesso motivo e, nonostante abbia dato l'amicizia a persone che conosco poco o niente per il solo fatto di condividere la partecipazione a qualche social-iniziativa, non seguirò la moda del decluttering dei social network perchè non distinguo tra profilo pubblico e "commerciale" e se mi annoiano le foto o i link di qualcuno a cui ho dato l'amicizia sono sufficientemente pratica di fb e tw da nascondere le pubblicazioni di chi non mi interessa (nello stesso modo in cui nella vita non parlo quotidianamente con tutte le persone che conosco, ma solo con quelle con cui mi interessa veramente interagire).
Sono un'asociale.
E allora?
Oggi gira così.

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