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Conflitti internazionali e auto-organizzazione verso la criticità

Creato il 26 marzo 2012 da Prospettivainternazionale
di Elio Amicarelli da Relazioni Internazionali -modelli e teorie-
In passato ho già avuto modo di parlare del lavoro di Lewis Fry Richardson, pioniere dello studio sistematico della guerra. Uno dei risultati più interessanti esposti dallo studioso in Statistics of Deadly Quarrels (1960), libro dedicato all'indagine statistica di alcuni temi cruciali legati alla guerra, è sicuramente l'individuazione di una chiara power law nella distribuzione di probabilità dei conflitti interstatali. Utilizzando un dataset con riferimento al periodo 1820-1945, Richardson scoprì quella che con molta probabilità rappresenta una delle più forti regolarità nella politica internazionale: la relazione tra frequenza e magnitudine dei conflitti internazionali si conforma ad una legge di potenza secondo la quale per ogni aumento di 10 volte della gravità del conflitto la sua frequenza diminuisce approssimativamente di un fattore 3.
La scoperta di Richardson è assimilabile a quello che la legge di Zipf rappresenta per la distribuzione di popolazione nelle città o per la frequenza nell'utilizzo delle lettere dell'alfabeto. In un articolo del 2003 dal titolo Modeling the Size of Wars: From Billiard Balls to Sandpiles, Lars-Erik Cederman ha riconfermato l'esistenza della power law (R-squared = 0.985) per il dataset COW in riferimento al periodo 1820-1997.

Conflitti internazionali e auto-organizzazione verso la criticità

Cumulative Frequency Distribution of Severity of Interstate Wars, 1820-1997.  Source: COW data.  Cederman 2003.


Ma come lo stesso Cederman ha scritto, l'affascinante scoperta di questa power law è ancora una regolarità in cerca di una teoria, un fenomeno che è stato descritto ma attende ancora di essere spiegato. Secondo l'autore la chiave di volta per spiegare la magnitudine dei conflitti risiede nel capire come questi ultimi si propaghino. In relazione a ciò il framework sistemico utilizzato da Cederman è quello tracciato da Robert Gilpin in War and Change in International Politics (1981) con particolare riferimento all'aspetto dell'effetto dell'innovazione tecnologica sui rapporti tra Stati. Cederman ingloba inoltre la tesi sulla relazione positiva tra contiguità territoriale degli Stati e allargamento dei conflitti internazionali. La categoria teorica di riferimento utilizzata da Cederman è invece quella di auto-organizzazione verso punti critici (SOC), una caratteristica propria di particolari tipi di sistemi dinamici. 
Dopo aver inquadrato la relazione tra frequenza e magnitudine dei conflitti interstatali nella categoria analitica SOC, Cederman valuta la bontà della sua teoria comparando i risultati forniti da una simulazione computazionale GeoSim con quelli dell'analisi statistica della power law in riferimento al periodo 1820-1997. Nonostante un certo grado di sensibilità rispetto ai paramentri introdotti nel modello GeoSim, i risultati generati  dalla simulazione hanno un riscontro positivo rispetto alla regolarità osservata nei dati empirici. 
Per saperne di più potete acquistare il paper dall'American Political Science Review, accedervi da JSTOR oppure consultare gratuitamente la versione precedente alla pubblicazione sulla APSR.
Riferimento:
LARS- ERIK CEDERMAN, Modeling the Size of Wars: From Billiard Balls to Sandpiles, The American Political Science Review, Vol. 97, No. 1 (Feb., 2003), pp. 135-150.

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