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Considerazioni (attorno al libro e al tour) prima della partenza

Creato il 07 luglio 2011 da Marinobuzzi

Mi prendo qualche minuto. In cucina il sacco a pelo, la tenda, il fornello da campeggio giacciono sul pavimento mentre la mia gattona annusa tutto, ci salta sopra, gioca con le corde. Avrei bisogno di partire e rimanere via a lungo, ho tante idee in testa, tanti progetti che vorrei realizzare. Almeno altri tre libri che ho già visualizzato, uno pronto alla pubblicazione, un altro da rivedere e rielaborare. Mi faccio prendere un po’ dal panico. Confessioni di un ragazzo perbene è andato bene, direi oltre le mie aspettative.
Piccola casa editrice, piccolo libro, autore sconosciuto.
Invece sta funzionando.
Io ci ho sempre creduto, voglio bene ai personaggi di questo libro. Quando lo rileggo mi capita ancora di piangere. Michele è una bella persona, forse è quello che vorrei essere io, una persona retta e corretta che non si immischia nelle piccole cattiverie e meschinerie della vita, un “candido” che ha capito che il dolore e la perdita fanno parte della vita.
Michele è la persona che io vorrei essere. Vorrei avere la sua forza, la sua rettitudine, il suo coraggio.
Ma lui non è reale e io mi devo confrontare con me stesso, ogni giorno, ogni minuto, ogni istante, mettendomi continuamente in discussione, chiedendomi se faccio abbastanza per me e per gli altri, alla ricerca continua della cosa giusta da fare.
Sono profondamente ipocrita perché non riesco mai ad essere in linea con i miei ideali sino in fondo. Cedo, a volte, chiudo gli occhi, faccio finta di non vedere che il me stesso che vorrei non corrisponde con quello che sono.
E poi mi chiedo chi mi credo di essere per pretendere da me stesso di essere più simile a una macchina che ad un essere umano.
Ci sono diverse parti di me, parti con cui combatto quotidianamente.
Marino non è una persona sola, ho imparato a convivere con i diversi aspetti del mio essere, a tenere a bada la parte che non mi piace. La cosa che ho imparato è che per me ogni giorno è lotta, non solo per i miei ideali, anche e soprattutto è lotta con me stesso. Ci sono tante cose che ancora devo accettare, ci sono tante cose che ancora devo capire.
Sto aspettando le bozze del mio secondo libro che uscirà con Mursia. È una specie di “pausa” dai temi GLBT (anche se il libraio è dichiaratamente gay), un divertissement che mi ha portato a scrivere di altri temi, sempre ridendo di me stesso e delle dinamiche sociali che mi circondano. Il titolo provvisorio è Cronache dalla libreria (tratto dal mio blog). Eppure, ridendo e giocando, mi sono trovato a trattare nuovamente temi attuali come il precariato e come le assurde dinamiche aziendali che ci rendono schiavi di un sistema destinato all’autodistruzione.
E la mia mente è proiettata già oltre.
C’è un altro libro, l’ho chiamato L’uomo di ghiaccio. Fa parte di quella trilogia che nella mia mente ho definito trilogia dei sentimenti. Ancora un uomo, ancora un mondo e le sue dinamiche. Ho affrontato altri temi e ne ho fatti tornare di vecchi. Tornano la morte e il desiderio di omogenitorialità, si fa spazio il tema dell’ipocrisia, del tradimento, della solitudine e della rinascita. Un altro personaggio in balia degli eventi, un uomo, non più un ragazzo, che si sveglia quando la bolla di sapone in cui ha vissuto per troppi anni esplode rivelando un’esistenza fittizia e piena di bugie. Un altro perdente, quindi, un altro uomo alla ricerca di una via d’uscita.
Michele intanto ha portato la sua storia in giro.
Per il momento io e i miei “amici” abbiamo fatto otto tappe (Milano, Rovigo, Padova, Bologna, Marina di Ravenna, Roma, Torino, Perugia) un’altra (Ferrara) ci sarà a settembre (in attesa di altri contatti). Ho avuto l’opportunità, grazie a Michele e al variegato mondo delle Confessioni, di conoscere realtà che ignoravo completamente. Devo dire che il “tour” è stato il momento più interessante di questa piccola avventura per diversi motivi. Il primo motivo, che reputo piuttosto importante, è che il libro e le presentazioni sono state libere dall’ansia del guadagno. Come ho già avuto modo di dire credo in questo progetto a tal punto che ho scelto di non pubblicare con case editrici che mi chiedevano di modificare il testo. Ho preferito farlo con un’associazione senza scopi di lucro alla quale ho donato i diritti dell’opera. Sono consapevole che molte scrittrici e molti scrittori mi diranno che non è giusto e che l’autore va ricompensato delle proprie fatiche.
Vero, ne sono consapevole, ma questo è il mio libro e questa è la storia che volevo raccontare e per farlo nel modo in cui volevo io ho scelto la strada della condivisione.
Per troppo tempo è rimasto in un cassetto, per troppo tempo mi sono sentito dire: “Interessante ma occorre rendere i personaggi più sensuali e accattivanti (insomma farli scopare)”.
Così ho fatto la mia scelta di cui sono abbastanza fiero. Una scelta che, probabilmente, non ripeterò, ma per il mio primo romanzo ho scelto la stima e l’affetto per le persone con cui ho condiviso parte della mia esistenza piuttosto che il desiderio di guadagno.
Il secondo motivo è che il tour mi ha spinto in realtà a me sconosciute. Ho conosciuto persone che si sono impegnate, senza conoscermi, che mi hanno sostenuto, aiutato, promosso. Ogni recensione che leggo, magari semplicemente di persone che hanno letto il libro e poi hanno deciso di condividere le proprie emozioni e le proprie considerazioni, per me è una piccola vittoria.
Sono rimasto colpito dalla disponibilità e dalla gentilezza della gente che mi ha accolto, a Roma a Padova, a Marina di Ravenna, a Milano e Bologna. Ma a stupirmi di più sono state le associazioni.
A Rovigo ho trovato un gruppo meraviglioso, in una cittadina non facile da vivere, sicuramente chiusa come può essere un “piccolo” centro, ho trovato un gruppo di ragazzi agguerriti e propositivi, pieni di iniziative, felici di condividere e di stare insieme. Ragazzi che si autofinanziano per pagare una sede, che fanno cultura e iniziative di diverso tipo per portare avanti le proprie battaglie. E poi Torino, una città che immaginavo grigia e oppressa e che invece si è aperta a miei occhi come una città cosmopolita, vivibile, culturalmente stimolante.
E se a Marina di Ravenna, a Rovigo, a Milano e a Roma ho avuto l’opportunità di approfondire uno dei temi principali del libro, la precarietà (con sfumature più politiche a Roma) e a Bologna e a Perugia quello dell’omogenitorilità, a Torino sono riuscito a discutere di femminismo e di relazioni (anche nel mondo gay) fra ruoli e generi. Ho trovato un gruppo di persone con idee e obiettivi molto diversi ma anche molto uniti.
Ed è l’unità fra le persone che mi ha ridato fiducia.
Un’unità che ho sentito particolarmente a Perugia, un posto meraviglioso in cui mi sono sentito davvero a casa. Vedere tante persone diverse, donne, uomini, trans, etero o GLBT lavorare e combattere per obiettivi comuni mi ha fatto capire quanto limitata sia la mia vita e il mio essere.
Questo libro, in definitiva, con tutto ciò che ne è conseguito, è stato per me una boccata d’ossigeno.
Mi ero incupito, uniformato, annichilito.
Invece Michele mi ha insegnato che quando cadi ti devi rialzare.
E continuare a camminare.
Buona estate a tutt*
Marino Buzzi


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