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Considerazioni post-amplesso tra orsetti

Da Minerva Jones

Considerazioni post-amplesso tra orsetti
Oggi l'oculista, durante la visita, m'ha detto che non era necessario che mi dilatasse le pupille con l'apposito collirio, perché le ho grandi di natura e vedeva perfettamente la retina già così. In quel momento ho pensato maliziosamente "e non m'hai mai visto dopo un orgasmo, caro!". E ora sono qui, con pupille presumibilmente enormi su occhi da cerbiatto.
Io: "Un amico dice che tra gli umani funziona come per i gatti: le gatte vanno in calore e i gatti, che sono sempre in latenza, si 'attivano' quando sentono la disponibilità delle gatte" Lui: "Sì, in effetti è così. Se una vedo che ci sta, mi cerca, è disponibile, io ci vado" Io: "Ma ci vai con tutte?" Lui: "No, tutte proprio no. Non è che se una passa per strada dico che me la farei. Però se questa fosse disponibile e io trovassi che fisicamente può andare, allora ok"
Io: "Questo è perché una magari ci sta, ma non è 'desiderio' vero e proprio, no?" Lui: "No, infatti, il desiderio è molto, molto di più: cioè, è volerci fare altre cose, molto di più che volerci fare solo sesso" Io: "Ah. Tipo cosa?" Lui: "Non so... tipo parlarci".
In effetti, per uno che è riuscito a farmi concentrare nove mesi di una storia d'amore finita in una logline di due righe quando mi propose di raccontargliela, concedere a qualcuna una conversazione vera e non due battute finalizzate a una scopata|di|passaggio indica veramente desiderio profondo piuttosto che semplice attrazione.
Lui: "Cioè, non è che quando faccio sesso sto a guardare di far stare bene l'altra persona: non lo faccio per lei, mi concentro su quello che provo, su quello che sento fisicamente con la tipa con cui sono, quindi tanto meglio se lei è presa bene, ma non lo faccio per lei" Io: "Ma la guardi e ti prendi bene a guardarla?" Lui: "No. Non la guardo, non più di tanto almeno. Mi concentro su quello che sto vivendo, sulle sensazioni fisiche, che poi sono la cosa più bella. L'apice è ok, però tutto il durante è una figata!" Io: "Ah. E io che mi perdo per conto mio ti dò sensazioni piacevoli?" Lui: " Ah, tu te vai proprio in un'altra galassia... Sì, in effetti dai tanta soddisfazione".
Al che io penso "no, mio caro, sei tu che mi dai tanta soddisfazione, se pur non essendo innamorata di te mi fai godere tanto" - ma col cavolo che ti faccio complimenti. Mi guarda con un sorriso furbo, sorrido anche io con la mia faccia da monella, mi passa la mano nei capelli e mi spettina affettuosamente - non che di norma siano molto pettinati.
Io: "Uhm. Fammi capire, ma con me è perché sai che con te mi piace, e quindi sono disponibile, oppure è perché ti piace la conversazione?" Lui (ridendo): "Eh, questa è difficile!".
Ecco, ci vuole molto poco a rendermi felice. Tipo che mi si dica che non si sa cosa scegliere tra le cose con le quali posso far provare piacere a qualcuno. Cose che oltretutto faccio involontariamente, ché io - in realtà - penso solo a me stessa ;-)


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