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Contabilità Esistenziale.

Da Danielabigi81
Contabilità Esistenziale.
Quante volte, in una vita, finisce il Mondo?
Provo a contarle.
Sicuramente mi sfuggirà qualcosa.
Ogni volta che cambi lavoro, che cambi casa, che finisce un amore, l'ultima pagina di un libro, l'ultimo yoghurt nel frigo, quando qualche amicizia va a farsi benedire, l'esame di Maturità e poi quello di Stato, l'ultimo giorno di vacanza, di scuola, l'ultima birra della serata, l'abbraccio prima di andarsene, un sorriso che non ti è più dato ricevere, la carta vuota dell'hamburger più buono.
Etc periodico.
Ah, dimenticavo.
La Domenica sera finisce sempre il mondo.
Regolare.
Sempre.
Per tutti.
Puoi anche non ammetterlo ed essere sereno, la domenica sera.
Ma il mondo, incurante di quello che stai pensando o che stai facendo, finisce.
E ti manda un po' a fare in culo.
Che tu lo voglia o no.
E ricomincia sempre*, il mondo, quando succede che finisce (a meno che tu sia morto per davvero, nel senso fisico del termine).
E hai paura che sia un mondo più difficile, più brutto, che non sai bene se hai le competenze necessarie per starci dentro, tenere la testa fuori dall'acqua (magari, fosse solo acqua) e trovare il tuo ruolo.
Perchè, comunque sia, è un mondo diverso da quello di prima. Non sai se migliore o peggiore. Non ci è mai dato saperlo (a meno che tu sia Nostradamus o la Monanca di Dresda - che, per dovere di precisione, hanno poi previsto delle gran cazzate anche loro).
Quello che si puo' fare, il comportamento più saggio è (sarebbe) quello di iniziare una fase di conoscenza del nuovo mondo e di adattamento a quelle coordinate spazio-temporali che i nostri neuroni non riconoscono ancora.
Vedere l'effetto che fa, provare. Con la nostalgia del caso, con i rimpianti del caso. Ma anche con i sollievi, le nuove possibilità, il posto nel cuore e nella mente per qualcosa d'altro.
Serve il tempo necessario, il tempo che serve.
Il tracciato della vita è tendenzialmente a fasi di salita alternate a fasi di discesa. Si presuppone (è bello presupporre, ma è facile che sia così secondo la mia 31enne esperienza del vivere) che dopo una gran faticata, dopo un gran dolore, una soffereza, le cause avverse, le tempeste di maggio e del cuore, arrivi un momento per riposarsi. Per tirare il fiato, vivere, adattandosi a quel cambiamento di cui sopra, facendolo proprio e trovando dei nuovi punti di vista, dei diversi modi di vedere il nuovo mondo che ci sta capitando.
E quanto più è funesta la salita, quanto più sara' probabile una salda consapevolezza, una più alta soglia di crollo.
Contabilità Esistenziale.
Ce lo hanno insegnato fin da piccoli, quando non volevamo la canottiera di lana. O quando volevamo mangiare con le mani sporche.
"Quel che non uccide, fortifica".
Da qui il postulato:
"Il nuovo mondo di tutti i giorni, quando non ti uccide - e tu puoi fare in modo che non - fortifica".
(Cerca riparo, cerca di proteggerti, sorridi come se avessi una paresi, cerca qualcuno che anche solo per qualche istante condivide con te la salita e ci si puo' abbracciare forte quando viene da piangere, che - per quanto la fatica sia uguale - aiuta).
*In effetti, mi viene di opporre una certa resistenza all'utilizzo di quelle espressioni che si usano nel gergo giovanile adesso "comesenoncifosseundomani". E' inutile ostinarsi a fare qualcosa, a bere, per esempio, oppure a divertirsi fuori dagli schemi, in modi assoluti e infinitesimalmente programmati, giusto per il fatto che un briciolo - seppur minimo - di coscienza infilata tra sinapsi aggrovigliate e quel che resta dell' anima dovrebbe portare a riconscere che ci saranno delle ovvie e nefaste conseguenze.
Il giorno successivo. Il Domani, appunto.
Proprio quello che noi pensavamo non sarebbe mai arrivato.
E invece, toh. Eccolo.
E stai piuttosto di merda.
(L'esperienza insegna che il Domani arriva - la probabilità è alta, insomma - e che faresti bene a tenere dei Moment e degli Oki nel cassetto del comodino).
Contabilità Esistenziale.
 Contabilità Esistenziale. 

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