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Conversazione in Sicilia - Elio Vittorini

Creato il 17 gennaio 2012 da Alboino
Conversazione in Sicilia - Elio Vittorini
Uno dei grandi libri del Novecento Italiano che opponendosi aiuta a comprendere il fenomeno del “fascismo” nel nostro paese è “Conversazione in Sicilia” di Elio Vittorini. “Conversazione in Sicilia rimane uno dei libri chiave della Letteratura Italiana del Novecento che, attraverso le allusioni al mondo offeso e la rappresentazione allegorica dei mali del mondo, diviene il manifesto dell’opposizione al regime dittatoriale e riesce ad interpretare in modo suggestivo gli stati d’animo e il fermento sia del mondo letterario che del mondo politico in quei lontani anni Trenta”.
Indubbiamente Elio Vittorini è da considerarsi uno dei grandi promotori toute-court della cultura italiana del secolo scorso convinto com’è che la letteratura possa cambiare il mondo; di bassa estrazione sociale, autodidatta fu un grande catalizzatore di energie culturali nell’Italia dagli anni Trenta fino a tutto il Sessanta. La sua formazione impone un impegno etico, politico e letterario che ancora la sua produzione alle radici più profonde del rinnovamento umano e civile tanto da far ritenere lo stesso “Conversazione” capolavoro indiscusso nonché una delle vette della narrativa italiana. Il romanzo apparve per la prima volta su una rivista letteraria – “Letteratura” - in cinque puntate tra il 1938-39 prima di prendere la forma del volume nel 1941 con il titolo di “Nome e lagrime”. E’ la riflessione di un intellettuale milanese che decide di intraprendere un viaggio lungo l’Italia per raggiungere la sua terra madre, quella Sicilia fatta di dolente umanità che allaccerà con il protagonista una lunga conversazione. Silvestro nel suo lungo viaggio verso la profondità della terra natia è circondato da figure mitiche, pure e fiabesche e la stessa isola perdendo ogni caratteristica finirà per rappresentare un mondo altro ovvero il simbolo dell’umanità offesa. Ed è proprio al mondo degli offesi, degli ultimi, dei derelitti, dei poveri che si rivolge lo scrittore cercando di difendere valori importanti come la giustizia e l’onestà al di là di ogni ideologia. Un modo tutto sommato velato per opporsi al regime fascista imperante in quegli anni, infatti Vittorini attraverso la trasfigurazione mitica e sfumata del reale affida il proprio messaggio antifascista ad una serie di personaggi simbolici. Così ché sembra dirci l’uomo non può rimanere inerme dinanzi ai fatti della storia e impotente di fronte ai suoi massacri, deve perciò prendere coscienza per intraprendere una strada nuova che porta ad una nuova dimensione umana.
Partendo dunque dai problemi e dalla questione meridionale, lo scrittore proietta la sua analisi verso valori e problemi che riguardano l’intera umanità. Analizzando la condizione storica e politica della Sicilia e unendo la storia con il mito, Vittorini raggiunge le radici più profonde dell’umanità e soprattutto dell’umanità che soffre. Ecco quindi i disoccupati che piangono all’osteria inebetiti dal vino, i miserabili che abitano le case-caverna, sempre ammalati e sempre fatalisti, i braccianti agricoli, i popolani tacitamente ostili e rappresentanti del potere. Vittorini riesce a raccontare tutto ciò con estrema leggerezza, attraverso una scrittura semplice e al contempo audace capace di aprire con forza uno spazio illusorio nel grigio vuoto del mondo.
“Conversazione in Sicilia” è un libro che si legge come una poesia sullo sfondo di una Sicilia ancestrale, terra incontaminata dove il bene del genere umano è ancora in grado di riscattare il dolore che pervade il mondo offeso. Ed è proprio da quel fondo oscuro che può nascere una partecipazione più profonda alle sorti del mondo.

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