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Conviene far bene l’amore

Da Paultemplar

Conviene far bene l’amore

Il primo decennio degli anni ottanta vede il nostro paese ( e tutti quelli del pianeta) alle prese con una crisi energetica senza soluzione.

Sull’intero pianeta, infatti, le risorse sono definitivamente esaurite.

Il mondo quindi è ripiombato indietro di secoli.

Ferme le attività produttive, le auto, non si vola più, non ci sono più i treni e tutti gli orpelli della civiltà; le auto sono utilizzate come carrozze, trainate dai cavalli, e la gente deve inventarsi e industriarsi su come illuminare le case, sul come riscaldarsi ecc.

L’esperimento sulla cavia volontaria, l’infermiera Piera, Eleonora Giorgi

Gigi Proietti è il Professor Enrico Nobili

Ma c’è un giovane testardo, il  professor Enrico Nobili, che è convinto che si possa ancora fare qualcosa. Studiando le teorie del professor Reich, Enrico decide di sfruttarle per ottenere energia elettrica.

Il professor Reich era convinto che l’attività sessuale producesse enrgia, così il furbo Enrico decide di dimostrare la tesi del predecessore; convince alcuni suoi collaboratori a partecipare all’esperimento, in primis una sin troppo disponibile infermiera, alla quale applica degli elettrodi.

Un altro esperimento…..

…miseramente fallito

La ragazza quindi ha un amplesso con un assistente, ma l’energia prodotta è davvero minima.

Enrico decide di trovare due che abbiano più resistenza, e li trova in una coppia molto eterogenea; lui, Daniele Venturoli, direttore d’albergo, è un’insaziabile erotomane, sempre pronto a soddisfare le voglie di clienti e amiche, mentre lei, Francesca De Renzi, è un’insaziabile moglie con una caterva di figli.

Con uno stratagemma Enrico li fa ricoverare in clinica e tra i due scoppia la passione.

L’esperimento funziona alla perfezione,e Enrico riesce a far funzionare luci e anche ascensori della clinica.

Enrico riesce a ottenere l’interessamento dei potenti, e dopo aver vinto anche la resistenza della chiesa, finisce per imporre la nuova fonte energetica.

Conviene far bene l’amoreAdriana Asti è Irene Nobili

Ma da quel momento in poi l’atto sessuale diverrà consono solo alla produzione di energia e verrà bandito dai rapporti ogni genere di affettuosità e di complicità amorosa, svuotando così di fatto il rapporto sessuale.

Conviene far bene l’amore, film del 1975 diretto da Pasquale Festa Campanile, che adattò per lo schermo un suo romanzo, uscì nel periodo più critico per il pianeta, alle prese con una crisi energetica senza precedenti, che vide in poco tempo aumentare a dismisura il costo del petrolio, con conseguenza catastrofiche per le economie mondiali.

Festa Campanile la gettò sul ridere, ottenendo un film quanto meno non usuale, pieno di nudi femminili ma mai volgare e assolutamente lontano dalla commedia erotica.

Agostina Belli è Francesca, Christian De Sica interpreta Daniele

Scatta la fatal scintilla

Grazie alle superbe bellezze di Eleonora Giorgi e di Agostina Belli, la moglie ninfomane, grazie anche al buon esordio di un irriconoscibile Christian De Sica, non ancora caratterizzato dal pesante accento romanesco, Festa Campanile ottiene un buon prodotto, che si regge bene grazie anche alla superba prova di Gigi Proietti, uno stralunato, stravagante professor Enrico Nobili, e al cast di buoni attori che compaiono in parti esilaranti, come Adriana Asti, moglie del professor Enrico, Mario Scaccia nella parte di un cardinale, Mario Pisu in quella di un onorevole ecc.

Un film privo di volgarità, come del resto nelle corde del regista, che usa il suo linguaggio visivo fatto di sottile ironia accompagnandosi con una sceneggiatura di buon livello.

Conviene far bene l’amore

Il film resta in bilico tra la commedia leggera e quella impegnata, propendendo però decisamente per la prima; se le battute non sono esilaranti, si ride amaro davanti alla descrizione di una città ridotta a vivere di ricordi.

Bella la scena del rigattiere che vende un lampadario e delle lampadine, alcune fulminate e altre no all’incredibile prof. Nobili, assolutamente certo delle teorie di Reich, tanto da giocarsi il residuo prestigio di cui gode.

Da segnalare la bellissima Agostina Belli, a suo agio anche senza vestiti, nel ruolo più “nudo” che abbia interpretato sullo schermo; la sua innocente malizia è tra le cose migliori del film.

Un film da riscoprire, alla luce della crisi energetica attuale, per riflettere su come 35 anni addietro avessero duvuto fare i conti con gli stessi problemi attuali, risolti da Campanile con una risata ironica e leggera.

Conviene far bene l’amore,un film di Pasquale Festa Campanile. Con Mario Scaccia, Christian De Sica, Adriana Asti, Mario Pisu, Agostina Belli, Eleonora Giorgi, Luigi Proietti, Franco Agostini, Quinto Parmeggiani, Pietro Tordi, Oreste Lionello, Gino Pernice, John Karlsen, Armando Bandini, Monica Strebel, Mario Maranzana, Roberto Antonelli, Enzo Robutti, Loredana Martinez, Franco Angrisano, Aldo Reggiani, Franco Mazzieri, Salvatore Puntillo, Pupo De Luca, Leo Frasso, Ettore Carloni, Vincenzo Maggio, Tom Felleghy

Commedia, durata 106 min. – Italia 1975.

Conviene far bene l’amore

Conviene far bene l’amoreLa reazione all’esperimento

Conviene far bene l’amoreIl secondo incontro non casuale

Conviene far bene l’amore

Conviene far bene l’amore

Conviene far bene l’amore

Gigi Proietti     …     Prof. Enrico Nobili

Agostina Belli    …     Francesca De Renzi

Eleonora Giorgi    …     Piera

Christian De Sica    …     Daniele Venturoli

Mario Scaccia    …     Mons. Alberoni

Adriana Asti    …     Irene Nobili

Franco Agostini    …     Dr. Spina

Quinto Parmeggiani    …     De Renzi

Gino Pernice    …     Assistente

Mario Pisu    …     Ministro

Monica Strebel    …     Angela

Franco Angrisano    …     Landlord

Conviene far bene l’amore

Regia:     Pasquale Festa Campanile

Soggetto:     Pasquale Festa Campanile (dal romanzo omonimo)

Sceneggiatura:     Pasquale Festa Campanile, Ottavio Jemma

Fotografia:     Franco Di Giacomo

Montaggio:     Sergio Montanari

Musiche:     Fred Bongusto

Conviene far bene l’amore

Si ride e s’irride, nel film di Festa Campanile (autore anche dell’omonimo romanzo), con giovanile inventiva e ironico moralismo. La fantascienza erotica ha sempre una piega goliardica, e infatti anche qui molti spassi hanno radice in recite studentesche e numeri da avanspettacolo, benché l’idea risalga alle zampette della rana di Galvani; ma le argute e accorate riflessioni che Festa Campanile ne trae partecipano più della polemica con gli scienziati, i tecnologi e i sociologi del progresso che non dell’elogio dei sessuomaniaci. Il nostro autore furbetto, avvertendo con prensile fiuto che cresce la domanda di sentimento e il cipiglio ecologico, si allinea con prontezza, tuttavia senza perdere il suo gusto del piccante.

Il film, così, marcia allegramente in una ghirlanda di gag che coinvolgono satira della scienza e dei potenti, pochade e paradosso, cinema avveniristico e amabili spogliarelli. Vi sono squilibri e ovvietà, e la materia poteva offrire scavi più crudeli, ma l’ambizione non era poi altissima. Giustamente convinto che far ridere non costituisca una colpa, Festa Campanile è un autore per grandi platee. Se talvolta, diciamo anche spesso, è andato troppo sul facile, qui taglia per primo il traguardo, con armi scherzose ma oneste, d’un cinema per liete brigate, infastidite dalle porcheriole e dalle melensaggini. Il film, nonostante l’abbondanza di copule, è una novella pulita, che senza dirvi sul sesso più di quanto sappiate, vi persuade a non sciuparlo col farne un obbligo sociale.

Gli attori s’amano e si divertono. Christian De Sica è ben avviato sul cammino brillante apertogli da papà (colpisce ritrovarvi gesti e inflessioni, emersi dal cinema degli anni Quaranta). Agostina Belli ormai va tranquilla, dolce e graziosa, Eleonora Giorgi si spoglia con vezzi spiritosi, Adriana Asti fa macchia con gran classe, e Mario Scaccia è un esilarante monsignore, scandalizzato ma non troppo. Il peso maggiore è sulle spalle di Gigi Proietti, bravo e svelto nel dare colori assurdi e giocondi al premio Nobel dell’orgasmo. Musiche di Fred, di buon gusto.

Giovanni Grazzini,da Il Corriere della Sera, 13 aprile 1975



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