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Coou: “In Italia su 300 porti turistici, solo 30 sono attrezzati per la raccolta dell’olio usato”

Creato il 02 luglio 2014 da Stivalepensante @StivalePensante

E’ grave la situazione dei porti italiani: su oltre 200 porti turistici, infatti, ad oggi solo una trentina sono attrezzati per la raccolta dell’olio lubrificante con apposita “isola portuale”. Tutti gli altri ne sono sprovvisti ed in Lazio non vi è nessun porto attrezzato.

(gooddaimon.blogspot.com)

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Un problema sottovalutato. Un problema da non sottovalutare se si calcola che, per esempio, un motore piccolo, da soli 25 cavalli, può contenere 4 kg di olio usato che, se buttato in mare, riveste una superficie di 5mila mq impedendo l’ossigenazione dell’acqua. A questo, inoltre, si deve aggiungere che l’olio lubrificante usato è scarsamente biodegradabile. Sarebbe quindi necessario ed urgente che ogni porto fosse attrezzato per la sua raccolta scongiurando così il rischio di sversamento.

Il caso della Regione Lazio. “In Lazio ce n’erano tre fino a qualche anno fa, l’isola portuale di Sperlonga ha resistito fino all’anno scorso ma poi ha chiuso perché il gestore non è riuscito a portare avanti l’attività soffrendo una condizione di isolamento da parte delle autorità”, dice all’Adnkronos Antonio Mastrostefano, direttore della Comunicazione del Coou, il Consorzio obbligatorio degli oli usati che da 30 anni raccoglie questo rifiuto pericoloso e lo indirizza alla rigenerazione.

Le campagne degli scorsi anni, per offrire strutture di raccolta. “In passato abbiamo portato avanti campagne per attrezzare i porti offrendo anche le strutture di raccolta alle autorità portuali e alle capitanerie di porto – spiega Mastrostefano – naturalmente l’autorità portuale si deve far carico di indire una gara per l’appalto a gestori di questo tipo di attività, gare che spesso vanno deserte”.

Il problema legato alla tutela ambientale. Dal punto di vista delle tutela ambientale, dunque, “uno dei punti di debolezza delle coste italiane sono i porti turistici – spiega Mastrostefano -. Gli addetti alle aree portuali si trovano a dover gestire dei rifiuti, anche rifiuti pericolosi come gli oli lubrificanti usati che cambiano sul motore della propria barca, che non sanno a chi consegnare. Erroneamente, c’è chi pensa che l’olio usato si possa portare a una qualsiasi officina nei pressi del porto, ma questo non si può fare, non è legale. L’officina non può raccogliere l’olio che non proviene dalla propria attvità. Succede così che il diportista non trovi altra soluzione che buttarlo a mare”.

La collaborazione tra Coou e Legambiente per limitare i danni. Mare che diventa ricettacolo di tutti i rifiuti, soprattutto quelli liquidi e pericolosi come l’olio lubrificante usato intercettato dal consorzio per il 97% “ma il 3% che manca ha un potenziale inquinante notevolissimo: stiamo parlando di circa 8mila tonnellate sul territorio nazionale che possono inquinare una superficie di circa 12mila kmq, 50 volte il lago di Garda. Per questo stiamo indirizzando i nostri sforzi a recuperare questa quantità marginale e l’alleanza del consorzio con Legambiente in particolare in occasione di progetti come Goletta Verde vuole sancire proprio questa nostra intenzione”.


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