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Corada e il fascio littorio di Voltido: “Nessun disagio per l’editoriale di Zanolli” e spiega perché

Creato il 11 settembre 2012 da Cremonademocratica @paolozignani

L’ex sindaco e presidente della Provincia, oltre che professore di storia e filosofia all’Aselli Gian Carlo Corada, ovvero un simbolo della politica cremonese per vent’anni e tutt’ora consigliere comunale del Pd, disagio non ne prova, nemmeno se il direttore del giornale per il quale collabora nella pagina della cultura dà qualche affondo contro gli antifascisti che criticano il Comune di Voltido e le prese di posizione sul fascio littorio emerso sul frontespizio del Comune.

“No, nessun disagio, non trovo nulla di strano se un collaboratore ha idee diverse dal direttore, ma vedo posizioni neofasciste  o fasciste negli editoriali di Zanolli. Il caso di Voltido poi è da poco: hanno trovato il fascio littorio che tutti i Comuni dovevano esporre, per una normativa del Ventennio, e semplicemente il sindaco di Voltido ha chiesto il parere alla soprintendenza. Il reperto non ha valore artistico, bensì solo storico-documentario e quindi va collocato in un luogo dove si conserva la memoria, che si chiama museo. Nulla di particolare. Mi ricordo di un caso simile che accadde a Castelleone tanti anni fa, quando il sindaco era Elia Ruggeri, democristiano, figlio di un partigiano come me (il prof. Gian Carlo Corada è di Castelleone, ndr.). Era un simbolo in ferro. Non è certo il caso di Milano, quando apparirono mosaici di valore artistico, composti da un artista futurista diventato poi fascista: in tal caso i mosaici vennero conservati per il loro valore”.

Qualcuno forse può restare sorpreso e invece spesso Gian Carlo Corada si trova d’accordo con il direttore del giornale La Provincia quando lo stesso Vittoriano Zanolli parla di rinnovamento della politica: “C’è un sistema imbalsamato e rigido che respinge il rinnovamento della politica rappresentata in Parlamento ma anche fuori. Il sistema dei partiti arriva a toccare tutto e le difficoltà di cambiarlo sono tante. C’è anche il rischio di prese di posizione populiste, che danno cioè risposte semplici a problemi complessi. Non mi sembra però il caso del direttore del giornale La Provincia”.

Qualche fastidio certe lettere di stampo neofascista lo danno: “Tre o quattro persone continuano a insistere sull’argomento, che a volte il direttore afferma di considerare chiuso. Poi però si ripresentano. Ma anche sui grandi quotidiani si dà spazio a tutti” conclude il predecessore di Oreste Perri.

 

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