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Coraline di Henry Selick

Creato il 27 novembre 2011 da Spaceoddity
Coraline di Henry SelickCoraline e la porta magica (2009) è un gioiello del recente cinema d'animazione firmato da Henry Selick (lo stesso regista che nel 1993 aveva realizzato Nightmare Before Christmas di Tim Burton). Abbiamo ancora una stop motion (come Galline in fuga di Peter Lord e Nick ParkLa sposa cadavere, ancora di Tim Burton): tuttavia, in questo caso in 3D, con una tecnica che rende giustizia alla consistenza dei corpi e della realtà intorno alla piccola e coraggiosa protagonista. Difficilmente patina e sostanza del film possono coincidere come in questa favola orrorosa e inquietante sull'incapacità di ascoltare sulla paura di perdere ciò che abbiamo di più noto e caro, proprio nei momenti di maggiore, intrinseca, debolezza.
La storia di Coraline, tratta da un romanzo di Neil Gaiman, è quella di una bambina annoiata, o piuttosto ignorata. Non c'è modo che qualcuno comprenda subito nemmeno il suo nome, tutti la chiamano Caroline: viene il dubbio che il tutto sia stato una distrazione all'ufficio anagrafe dei sogni o di questi genitori troppo impegnati. Già, perché sono loro il problema della ragazzina: appena trasferitisi in una casa fuori dalla città e, sembra, dal mondo civilizzato, papà e mamma Jones sono troppo impegnati a completare un lavoro da cui sembra derivare il futuro professionale di entrambi. Coraline viene pertanto lasciata sola in quella vecchia costruzione di legno, una di quelle case che risuonano sotto i piedi, abitate più da topi che da fantasmi. La bambina trova così una porticina che la notte magicamente si apre ai suoi desideri: attraverso questo magico ingresso, Coraline si trova in un mondo speculare al suo, casa uguale, ma pulita e genitori quasi uguali, ma più buoni.
Certo, c'è quella storia dei bottoni al posto degli occhi, è un po' come ne Il mago di Oz, dove ognuno ottiene ciò che più desidera, purché sappia indossare gli occhiali che filtrano la realtà e i colori. Ma sembra tutto così perfetto che la ragazzina - pur ben consapevole della stranezza, ma troppo legata ai suoi sogni - ci passa sopra. Finalmente Coraline può godersi una mamma che cucina e l'ascolta, un papà che non sta più alla tastiera di un computer a completare un catalogo dall'aria invero piuttosto noiosa, ma suona un pianoforte e, a modo suo, si fa ascoltare. E non solo lui: tutto, con estro pitagorico, sembra avere un suono che nella vita normale s'è perduto, anche il gatto dei vicini, che le parla e la guida in questo circo surreale degli affetti. Tutto ha una voce, un suono, tranne il piccolo e molesto amichetto di Coraline, Wyborne, ovvero Wybie, nipote della padrona della casa dove la famiglia Jones ormai si è insediata.
Coraline di Henry SelickIn Coraline e la porta magica il mondo si sviluppa come lo sbocciare di un fiore: si apre, in nuovi profumi, a forme e a colori, svela il suo fondo e irretisce la piccola protagonista nelle sue meraviglie. Le lusinghe dell'Altra Madre sono quelle di un circo ristretto, sketch gradevoli o splendidi, eppure essenziali. Non c'è una realtà parallela, ma solo quel che serve per irretire. La vita vera vi appare molto più grande e avventurosa della ristretta fantasia di una donna incapace di amore. Alcuni aspetti, anche importanti, sono poco chiari nel film (anche a una terza visione, qual è la mia): e, secondo me, avrebbero bisogno di qualche spiegazione in più, anche sotto forma di storie, che solo il libro potrebbe dare. Per esempio, non è chiaro quanto profondo sia il discorso che si fa sui bottoni al posto degli occhi: ovvio che i bottoni vengono visti, mentre gli occhi vedono, ma mi sembra che manchi qualche passaggio. Stesso dicasi con gli spiritelli - o piuttosto angioletti - che Coraline incontra dietro lo specchio e che generosamente vuol salvare.
Tuttavia è vero che la favola non perde per questo una briciola di fascino o significato: senza avere lo smalto di un film di Tim Burton, a cui locandina e uso ricorrente del grottesco sembrano rimandare in continuazione, Coraline e la porta magica è un gran bel film e una favola davvero importante, educativa quant'altre mai. A questi bimbi di oggi, che troppo presto vedono il mondo come i loro genitori si sono rassegnati a vivere, regala l'importanza di guardare fino in fondo, fino all'essenza delle cose, e di rivestire l'affetto e le debolezze di ciò di cui loro - e non altri - sono capaci.

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