Non esiste
una vera e propria distinzione tra il termine ghirlanda o corona, si riferiscono entrambe a intrecci di foglie, di fiori ed erbe nati come ornamento del capo oppure usati come addobbo festoso per decorare gli ambienti o come omaggio ai defunti. La ghirlanda è in genere più grande del secondo.
Secondo Plinio il Vecchio (Nat. Hist., XXI, 4), la prima corona usata dai Romani era di spighe di frumento, legata al capo con una fascia bianca, fu segno distintivo dell’ordine dei sacrificatori dei campi. Dal dizionario etimologico latino, la corona, così come il greco korònè, è un intreccio di fiori ridotto a cerchio usato come ornamento della testa e se di fronde, è premio di valore. Sempre secondo quanto riportato da Plinio, in principio la corona fu di semplice erba verde strappata dai vinti dal suolo di battaglia e offerta ai vincitori in riconoscimento di vittoria.
Era usanza offrire agli dei, nelle solennità, corone intessute dei rami e delle fronde di alberi ad essi sacri, così a Giove veniva offerta una corona di quercia, ad Apollo d’alloro, a Minerva di olivo, a Venere di mirto a Nettuno e Vulcano di pino a Ercole di pioppo e a Bacco di edera.
Ghirlanda ha derivazione etimologica incerta, dal latino gurlanda oppure gyrulanda o dalla declinazione del participio del verbo Gyrulare, ovvero curvato, volto in giro o con più fantasia da Gyro-liganda, da legarsi in giro. Il nome potrebbe anche avere una radice germanica wir, allungato in wirl e trasformato in ghirl nel senso di volgere in giro, curvare. Si riferisce a un intreccio di fiori e d’erbe di fronde o d’altro in forma circolare che in antichità si usava per cingersi il capo in segno di letizia ma oggi si utilizza come ornamento da appendere o deporre in qualche luogo e in segno di onoranza, sulla bara o sul sepolcro dei defunti.
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