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Corrado Augias e la bufala dei preservativi di Tor Vergata

Creato il 01 aprile 2014 da Uccronline

Corrado Augias Il giornalista ottantenne Corrado Augias è il moralizzatore di “Repubblica” con un passato poco etico da spia comunista e plagiatore mai scusatosi. L’odio verso la Chiesa, per lui, aumenta al crescere dell’età.

Recentemente, ad esempio, ha pubblicato sulla sua rubrica la lettera, certamente finta o che racconta certamente il falso, di una donna che ovviamente parla male di preti e parrocchie, il classico quadretto con la caricatura del sacerdote ignorante e insensibile e i vescovi-giudici feroci. Augias ne ha approfittato -guarda caso- per esporre la sua ossessione sulla visione della sessualità da parte della Chiesa. Non soltanto le solite accuse di pedofilia ai preti e alla libertà dei vescovi di esporre pubblicamente la loro opinione, ma incredibilmente dopo anni ha ritirato fuori la bufala dei preservativi di Tor Vergata.

Le falsità ai danni della Chiesa sono una strategia secolare ben rodata degli anticlericali, ricordiamo i recenti fotomontaggi di Benedetto XVI vestito da giovane nazista o le accuse a Papa Bergoglio di essere stato complice del terrorismo argentino. Una di queste è quella che riguarda la Giornata mondiale della Gioventù del 2000, svoltasi a Roma. All’indomani della GMG, infatti, qualcuno sparse la voce secondo la quale nel prato di Tor Vergata, dove si svolse la veglia e la messa finale, sarebbero stati trovati migliaia di preservativi usati dai papaboys.

Un vicenda usata da molti, negli anni a seguire, utile per sostenere la contraddizione dei cattolici che non credono nell’amore “di plastica” ma poi usano abbondantemente i profilattici. Ad esempio, venne ripresa durante la campagna referendaria 2005 da personalità come Paolo Flores d’Arcais ed Emma Bonino, confermando che i laicisti non riuscendo a rispettare le opinioni contrarie, hanno bisogno di screditare i loro interlocutori.

La bufala è facilmente smontabile con alcune riflessioni: innanzitutto, come spiegato da “Cathopedia”, non si contano le denunce giunte da giovani -pubblicate quotidianamente da “Avvenire”- che hanno partecipato all’evento del 2000 riguardo alla presenza di giornalisti di testate giornalistiche italiane giunti a Roma con lo scopo di “costruire” situazioni di disagio, come la carenza di servizi igienici e quant’altro. Ne ha parlato uno dei pellegrini sul suo blog. Inoltre, non esiste un documento video o fotografico che mostri contraccettivi e profilattici seminati nel prato di Tor Vergata o raccolti dagli operatori ecologici, né alcuna testimonianza rilasciata da questi ultimi.

Inoltre, una quantità così elevata di persone dedita ad avere rapporti sessuali in un tempo così breve e in un’area così relativamente ridotta non avrebbe potuto passare inosservata, specie da fotografi e televisioni presenti e dai giornalisti “interessati” allo scoop anticlericale. Infine, per calcolare il numero di preservativi raccolti l’azienda di nettezza urbana di Roma avrebbe dovuto compiere un vero e proprio “censimento”, ipotesi assai improbabile. La bufala dei preservativi di Tor Vergata è pane per i boccaloni, che trova diffusione sul web senza prove e ripresa senza vergogna dagli intellettuali laici, come Corrado Augias. Non a caso il filosofo Costanzo Preve lo ha definito “giornalista dilettante”.

Il direttore di “Avvenire”, Marco Tarquinio, ha commentato così l’ennesima espressione d’odio del “giornalista dilettante” romano: «ho notato e annotato – purtroppo, lo ammetto, senza molto stupore – l’asprezza e l’alto tasso di disinformazione che caratterizzano quel testo di Corrado Augias». Un personaggio che mostra «una frequente e tenace propensione all’affondo ostile e al luogo comune denigratorio e persino grossolano». Dispiace molto, ha proseguito il direttore Tarquinio citando la lettera pubblicata e commentata dall’anticlericale, «che Augias non si limiti a dare una propria libera e legittima opinione diversa dalla mia e dalle vostre, cari amici, ma scelga di costruire il suo ragionamento sulla base di una palese falsità (la Chiesa che non consentirebbe il matrimonio a persone che hanno perso la capacità di procreare). Una costruzione retorica inconsistente e fragile». Augias «su certi temi preferisce ascoltare soprattutto se stesso, preferendo capire, spiegare e far circolare soltanto ciò che gli fa comodo. E questo, anche per un laico, è un vero peccato».

La redazione


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