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Corriere Della Sera | 03.06.2013

Da Supportartist

I negozianti milanesi che affidano
ai writer le loro saracinesche


«Meglio un dipinto degli scarabocchi»


(Fotogramma)Si sono consegnati agli artisti per liberarsi dei vandali. Volete le nostre cler ? Sono vostre, trattatele con cura. La tecnica: spray su alluminio ondulato. I soggetti: favole, scene di quartiere, personaggi da fumetto. E un giorno, chissà, i turisti finiranno in gita dall'estetista o dal cartolaio per ammirare la loro saracinesca... Dietro questo strano «museo di arte pubblica a cielo aperto» ci sono mesi di abboccamenti, trattative, amicizie. Ne è uscito un patto per il decoro. L'idraulico «Albiero», il forno «Fichera», la caffetteria «Papaveri e Papere», la sartoria «Cento fili»: venticinque negozianti, un pezzo di città periferica, sono il laboratorio del più grande esperimento di riqualificazione urbana in corso a Milano. Le saracinesche abbassate, per una volta, sono un segnale positivo. I commercianti si sono alleati con i writer . La speranza è che una serranda già decorata venga risparmiata dai segnacci vandalici delle altre bombolette. La domanda è: funzionerà?
Le saracinesche affidate ai writer Le saracinesche affidate ai writer Le saracinesche affidate ai writer Le saracinesche affidate ai writer Le saracinesche affidate ai writer Le saracinesche affidate ai writer L'hanno battezzata operazione «Cler», e non c'era parola più milanese per definirla (così si indicano le saracinesche). L'idea è venuta all'associazione Art Kitchen, una delle anime della scena alternativa in città. Elisa Rossi è la presidente: «Usiamo le saracinesche dei negozi come tele per far dipingere artisti contemporanei e dare a chiunque la possibilità di guardarli, fotografarli e goderne liberamente». L'idea è stata portata nei quartieri a Sud-Ovest della città, fino al Giambellino del Cerutti Gino. Ha fatto presa. Il Comune di Giuliano Pisapia ci ha messo il patrocinio: «È un'iniziativa utile - riflette l'assessore alla Cultura, il musicista Filippo Del Corno - perché con il talento e la creatività si rende bello e significante ciò che diversamente sarebbe grigio e anonimo. E intelligente: perché consentendo di lavorare su spazi leciti, in accordo con i proprietari, si promuove una cultura dell'arte lontana da vandalismo e sfregio. Legalità e libera espressione possono andare d'accordo».
Milano è la città che ha messo in mostra la street art (al Pac, era il 2007), che vive di comitati antigraffiti e processa le crew (i gruppi di writer) per associazione a delinquere. Difficile orientarsi. Chi sono i buoni e chi i cattivi? Gli imbrattatori? I talenti? Nella squadretta di «Cler» ci sono artisti noti e allievi che cresceranno. Ivan (Tresoldi), 32 anni, ha appena festeggiato dieci anni di assalti poetici (con una sola denuncia per danni): «Il mio ambito d'intervento è unico. Il conflitto sui temi e sulle pratiche. Legalmente, o illegalmente, non mi nascondo: ci metto la faccia. Sono un brigante? Ci sono i miei versi nelle nuove Smemoranda e l'altra sera ho lasciato scaglie di rime a San Siro, ho collaborato con la pediatria del Fatebenefratelli, i partigiani, i rom, i carcerati».
Pao, alias Paolo Bordino, si fece notare con i pinguini sui paracarri. Sono passati anni. Ora lui ne ha 35, moglie e due figli, l'arte non è più svago, ma professione: «Ho meno tempo per le scorribande notturne - sorride - ma la filosofia è la stessa. Il bello prescinde dai permessi. Ma il dialogo con le istituzioni può aprire nuovi spazi e aggiungere valore estetico, sociale e politico all'arte pubblica». Daniele Bros Nicolosi è un altro big del movimento: «Chi è partito da lontano oggi è più pittore che writer. La ricerca di qualità ha un po' vanificato la freschezza dell'opera».
La scena indipendente, talebana e ribelle, si manifesta ancora sui muri e nelle gallerie del metrò. Critica, e più spesso cancella, i pezzi dei writer «venduti» al mercato. Oppure cambia registro. Fra.Biancoshock si nasconde sotto un cappuccio e propone installazioni, performance e provocazioni: «La città è il luogo dove ognuno di noi ha il diritto, e a volte il dovere, di lasciare un contributo per migliorarla». Gli irriducibili si riconosceranno in questa massima del bretone Clet Abraham, 46 anni, «italiano» dal 1990, l'artista che trasforma i cartelli stradali con gli adesivi: «Voglio dimostrare la relatività dell'autorità, non siamo qui per obbedire, abbiamo capacità di giudizio, il minimo sarebbe poterla sfruttare». Abraham è sotto processo a Pistoia.
Armando Stella

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