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Corruzione e crisi economica: la nuova sintesi del sogno brasiliano

Creato il 03 novembre 2015 da Bloglobal @bloglobal_opi

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di Francesco Trupia

In America Latina le prolungate crisi economiche hanno storicamente anticipato il fallimento di governi, esperimenti politici e interi regimi nazionali. Come dimostrato anche da Transparency International, che classifica i Paesi della regione latino-americana tra i più corrotti tra i 175 monitorati su scala globale, l’endemico fattore della corruzione del sistema brasiliano continua a influire sull’intero settore pubblico e privato del Paese. In tal caso, appare evidente che lo scandalo legato al falso in bilancio attualmente sottoposto al vaglio della Corte dei Conti di Brasilia rappresenti una conferma di ciò che l’istituto tedesco denuncia da anni.

Le maggiori accuse della Corte dei Corti brasiliana contro l’attuale governo centrale e la stessa Presidente Dilma Rousseff, sono quelle di aver alterato i conti del bilancio statale 2014 attraverso una lunga serie di atti illegali. I motivi degli illeciti commessi dai maggiori rappresentanti istituzionali del Paese sono riconducibili alla volontà di nascondere la crescente crisi economica nazionale coprendo i deficit dei conti statali con l’utilizzo di fondi provenienti da prestiti erogati da istituti bancari pubblici. Secondo il giudice Augusto Nardes, eletto Ministro del Tribunal de Contas da União dall’ex Presidente Lula nel 2005, il falso in bilancio contestato al governo Rousseff ammonterebbe ad una cifra che ruota intorno ai 106 miliardi di reais.

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La stessa bocciatura del bilancio statale da parte della Corte dei Conti – per la prima volta da oltre ottanta anni –, si aggiunge al precedente scandalo legato alla compagnia petrolifera Petrobras, utilizzata come enorme macchina di riciclaggio di denaro pubblico attraverso la quale venivano rilasciate cospicue tangenti ai partiti dell’intera coalizione di governo. L’inchiesta giudiziaria condotta dal magistrato Sérgio Moro, rinominata “Operation Car Wash” [1], ha scoperchiato un enorme vaso di pandora all’interno dell’amministrazione statale e dei settori pubblici da essa controllati. Infatti, il livello di corruzione politica supera i semplici steccati ideologici e le varie differenze di partito o coalizione, con un coinvolgimento generale dell’intera classe dirigente.

Se “Car Wash” ha coinvolto solo apparentemente l’establishment vicino a Dilma Rousseff, soprattutto dopo l’arresto del tesoriere del Partido dos Trabalhadores (PT), João Vaccari Neto, e il coinvolgimento dell’ex Amministratore Delegato di Petrobras, Maria das Graças Silva Foster [2], in seguito dimessasi dall’incarico, la sentenza della Corte dei Conti potrebbe sconvolgere ulteriormente l’intero arco istituzionale del Paese. L’esponente del Partido do Movimento Democrático Brasiliero (PMDB), Eduardo Cunha, ad esempio, dopo la sua elezione nell’ottobre 2014 a Presidente della Camera bassa, aveva fin da subito dimostrato contrarietà al programma della Rousseff imponendole una politica di cooptazione con l’opposizione. Il suo coinvolgimento datato lo scorso marzo nello scandalo Petrobras ha cambiato radicalmente il rapporto tra Cunha e la Rousseff, con un miglioramento dei rapporti politici con la maggioranza rispetto ai primi mesi del 2015. Un miglioramento, che è poi divenuto rapporto di pacifica convivenza politica soprattutto dopo il coinvolgimento nello stesso scandalo Petrobras dell’attuale Presidente del Senato Federale, Renan Calheiros, rappresentante dello Stato di Alagos. Proprio la posizione di Calheiros, già coinvolto nel maggio 2007 in uno scandalo legato a tangenti e a tentativi di corruzione, che lo costrinse ad abbandonare l’incarico istituzionale con l’allora Presidente Lula, ha convinto molti analisti politici ad affermare che la Rousseff potrebbe controllare anche l’opposizione al Congresso utilizzando gli scandali come un arma di ricatto politico capace di farle concludere il suo secondo mandato nel 2018 [3].    

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Per tali ragioni, le maggiori cariche istituzionali si mostrano momentaneamente attendiste verso il possibile processo di impeachment nel quale Dilma Rousseff potrebbe essere coinvolta, aspettando il raggiungimento dei 2/3 all’interno della Corte dei Conti. Ciononostante, l’opposizione ha già presentato al Congresso una nuova richiesta di dimissioni spontanee proprio alla stessa Presidente in carica che, momentaneamente, sembra decisa a continuare la propria legislatura.  

Invero, i consensi intorno alla figura di Dilma Rousseff e in generale nel PT, già in calo alle politiche dell’ottobre 2014, si attestano attualmente inferiori al 10%, il dato più basso dell’intera stagione petista. L’intero settore della comunicazione, sia pubblica sia quella vicina a partiti e organizzazioni politiche, dopo aver criticato l’horario eleitoral gratuito durante l’ultima campagna elettorale [4], ha paragonato l’attuale scenario a quello di Fernando Collar de Mello nel 1992. L’attuale Senatore del Partido Trabalhista Brasileiro (PTB), allora Presidente e ideatore del piano di privatizzazione e austerità Brasil Novo, fu costretto ad abbandonare la sua carica istituzionale dopo la procedura di impeachment che confermò le accuse di corruzione, evasione e esportazione di valuta durante il suo mandato politico [5]. 

Inoltre, i numerosi cambiamenti socio-politici all’interno del Brasile appaiono oramai evidenti e capaci di influire in maniera ancora maggiore rispetto al recente passato.

L’affermazione dell’ala conservatrice brasiliana, proveniente dai settori più vicini alle forze armate ed alle organizzazioni confessionali, insieme alle centinaia di sigle che costituiscono il movimento sociale dei “Fora Dilma!” [6] e dalle organizzazioni indigene ed ecologiste [7], se da una parte rappresentano un forte fattore destabilizzante per la compagine di governo, dall’altra potrebbero difficilmente rappresentare un credibile sostituto al progetto politico della Rousseff.

Il rischio maggiore che il Brasile possa correre è quello di rimanere bloccato all’interno di una dialettica politico-istituzionale incapace di produrre un serio cambiamento, ingessata su se stessa poiché poco avvezza ai cambi di rotta improvvisi. Emblematico appare il caso del Ministro delle Finanze, Joaquim Levy, le cui competenze accettate dall’intero quadro politico brasiliano incontrano ancor oggi la resistenza sia del Ministro della Pianificazione allo sviluppo, Nelson Barbosa, sia quelle del Capo dell’Ufficio di Gabinetto della Presidenza della Repubblica, Aloízio Mercadante.  

L’apparente fallimento dei progetti varati dal governo Rousseff per il secondo mandato sottolinea le difficili condizioni economiche del Paese. Oltre il 50% delle opere pubbliche connesse a FIFA 2014 non è ancora stato terminato e, fattore ancor più grave, le accuse del Comitato delle Nazioni Unite sui Diritti dell’Infanzia riguardanti le accuse rivolte alla polizia brasiliana per l’uccisione di centinaia di bambini a Rio de Janeiro per i Giochi Olimpici 2016 [8], rappresenta l’ulteriore conferma che il Brasile non è ancora pronto – secondo gli indici internazionali – a definirsi totalmente fuoriuscito dagli scenari terzomondisti. Tutto ciò, secondo le accuse della magistratura, avrebbe condotto infatti proprio le autorità di Brasilia nel prolungare la serie di illeciti nell’amministrazione dello Stato attraverso l’imponente Petrobras e, conseguentemente, nella falsificazione dei conti del bilancio statale 2014.

Attualmente, l’unico settore in grado di poter risollevare parte dell’economia brasiliana rimane quello della produzione industriale delle automobili, nonostante la costante perdita di investimenti esteri e il conseguente calo della produzione del 42% rispetto all’anno precedente conducono verso un peggioramento delle condizioni di numerose aziende strategiche. La soglia di disoccupati ha raggiunto in un 2015 ancor non concluso la soglia del milione, mentre l’inflazione al 9,49% ormai da due semestri consecutivi si ripercuote su un PIL che ha già evidenziato un crollo del 3%. Conseguentemente, una delle maggiori agenzie come Fitch Ratings, seguita a ruota da Standard&Poor’s, ha declassato i titoli di Stato brasiliani a “Junk Bond”, ossia “livello spazzatura” [9]. Il declassamento dei titoli brasiliani ha infine provocato anche un deprezzamento del 2,73% del real rispetto al dollaro, con un cambio che oggi si attesta a 3,88 dollari.

Anche l’appeal del Paese su scala regionale sta rapidamente scivolando verso una delle economie in maggiore crescita nell’ultimo biennio: il Messico. Grazie ad una solida struttura economica avvantaggiata sia dalle ultime riforme interne sia dalla variazione del prezzo del petrolio, di cui proprio il Brasile è uno dei maggiori esportatori in America Latina, il Messico riuscirà a crescere del 2% rispetto a tutte le altre economie del subcontinente. Il definito sorpasso sul Brasile, nonostante anche lo scenario messicano non sia esente dal fattore endemico della corruzione, avverrà probabilmente nel 2016 anche grazie alle nuove e sempre più positive relazioni con gli Stati Uniti.  

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Le posizioni del governo e della stessa Rousseff si presentano così alquanto drastiche, con l’attuale legislatura che difficilmente potrà concludersi nel 2018. Nonostante l’ultima campagna elettorale avesse riaccresciuto quell’appeal mediatico-popolare perso alla fine del suo primo mandato, recuperando di fatto una leadership quantomeno accettata all’interno del PT, gli ultimi scandali potrebbero aprire, e chiudere allo stesso tempo, l’ultimo capitolo dell’era lulista.

Quello che nell’ultimo decennio ha rappresentato il sogno per milioni di brasiliani e per il Paese stesso, nonché per l’intera America Latina, oggi rivela essere un esperimento politico poco differente da quelli del recente passato. Un gigante, il Brasile, che sembra aver definitivamente mostrato i suoi “piedi d’argilla”. 

 * Francesco Trupia è OPI Adjunct Fellow e Head Osservatorio Brasile

[1] W. Connors and L. Magalhaes, Court Ruling Threatens to Hamper Brazilian Judge Sergio Moro’s Anticorruption Success, in “The Wall Street Journal”, 18/10/2015.

[2] Il tesoriere del PT è stato accusato di aver deviato fondi illegali in favore di deputati dello stesso partito di governo per un totale di 800 milioni di dollari.

[3] D. Haidar – T. Fernandes, A cota de Renan no petrolão, in “Revista Época”, 16/10/2015;

[4] L’horario eleitoral gratuito gestisce gratuitamente il minutaggio degli spazi televisivi autogestiti dei diversi partiti politici in base alla loro rappresentanza parlamentare durante le campagne elettorali. Nonostante sembra aver avvantaggiato non poco Dilma Rousseff nella sua rielezione, lo stesso sistema è regolato giuridicamente dal 5° Código Eleitoral Brasileiro. F. Trupia, Ordem o Progresso? Il Brasile del futuro, in “Osservatorio di Politica Internazionale (OPI)”, Research Paper, N°32, aprile 2015 cit. pp. 3-4.

[5] Impeachment de Collor faz 20 anos; relembre fatos que levaram à queda, G1 Politica, in “Globo.com”, 28/09/2012.

[6] “Fora Dilma!” ha visto protagonista uno dei nuovi attori politici brasiliani, ossia quella società civile che ha nel nuovo ceto medio il suo maggiore rappresentante. Per un approfondimento: F. Trupia, “An Escape from Poverty” Il nuovo ceto medio nelle dinamiche di crescita dell’America Latina, in “Osservatorio di Politica Internazionale (OPI)”, Research Paper N°36, agosto 2015.

[7] La Presidente Rousseff è stata contestata all’apertura dei Giochi Indigeni che si stanno svolgendo nella città amazzonica di Palmas, capitale dello Stato del Tocantins. Al di là dell’attuale periodo poco positivo dal punto di vista politico, la contestazione è arrivata per la difesa strumentale delle stesse comunità indigene che la Rousseff avrebbe fatto solo per favorire la sua rielezione nell’ottobre 2014.

[8] UN Body Accuses Brazil’s Military Police of Killing Kids to ‘Clean Streets’ for Olympics, World Cup, in “Telesur”, 17/10/2015.

[9] Fitch: Brazil’s Fiscal Pressures Hurting Some State Finances, Fitch Ratings, 20/10/2015.

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