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Cosa ci rimane di napoli-inter

Creato il 09 dicembre 2015 da Annarellina
Cosa ci rimane di Napoli-Inter
A tutti noi è capitato quel periodo dove non ti dice bene con le ragazze, e non ti spieghi perché. E poi arriva quella serata dove di colpo ti riesce tutto, sei brillante e sei misterioso, dici la cosa giusta nel momento giusto e ascolti quando c’è da tacere, e insomma proprio la ragazza più desiderata ti sceglie e torni a essere re. È vero che per il Napoli quel periodo è durato 25 anni, senza essere in testa alla classifica. Ma riuscire a rompere il ghiaccio 25 anni dopo l’ultima giornata del campionato 1989-90, giorno del secondo scudetto, e farlo proprio in questa serata, è l’acchiappo perfetto. E non perché prosaicamente fosse la sfida all’Inter prima in classifica. Ma perché è giusto che ci riesca nella serata in cui fa tutto come deve essere fatto e nell’occasione più difficile. SARRINHO – Non un Napoli ‘banalmente’ bello. Cioè non solo quella versione ariosa di Sarri che avevamo conosciuto. Ma un Napoli spumeggiante quando deve esplodere, efficace quando deve incidere, preparato quando deve controllare. Solare e freddo, reattivo e sornione. La versione più matura di 25 anni di Napoli, e di una intera carriera di Sarri, e allora è giusto che dopo quell’ultima giornata da scudetto, torni questa a essere quella capoclassifica. Un Napoli consapevole di quanto sia forte e di come si dosi la sua forza. Vorremmo dire, un Napoli mourinhano. La beffa più grande dunque per l’Inter. E proprio come l’Inter onnipotente del 2010, che sembrava solo trascinata da Milito ma invece era un meccanismo calibrato alla perfezione per il Principito; così il Napoli 2015 è un ingranaggio preciso e inesorabile, dove il tempo lo segna il Pipita. Perfetto per i perfetti, solo Suarez, Ibrahimovic, Lewandowski e Thomas Mueller sono in questo momento davanti ad Higuain nella classifica dei centravanti più forti del mondo. MAREKIARISSIMO – Higuain è imprendibile, ma la cosa migliore è l’anima teorica del Napoli: solidità, ordine e rapidità di verticalizzazione e esecuzione non appena si oltrepassa palla al piede la propria linea di centrocampo. Così arrivano i gol, ma così soprattutto arriva la differenza di efficacia e qualità rispetto all’Inter. La fase offensiva del Napoli è come quando uno che soffre di vertigine guarda giù: di colpo il campo sembra in discesa e sembra tutto cadere nella porta degli avversari. Essenziali le sovrapposizioni continue e veloci di Hysaj e Ghoulam; ma ancora più a monte, è fondamentale il lavoro di Hamsik: retrocede a fare da sponda al palleggio di Jorginho, oppure si fa trovare qualche metro più avanti per armare veloce l’attacco. E l’apporto sempre misurato di Allan, e i tagli fondamentali di Callejon, e ovviamente la capacità di assistere di Insigne, in questo momento il giocatore italiano più in forma. È stato un Napoli pieno e grandissimo. Ma non è stata una piccola Inter. LA BELLEZZA DELL’INTER AMA NASCONDERSI – L’unica cosa che si può rimproverare all’Inter è perché debba sempre aspettare di trovarsi in difficoltà per dare il meglio. Ma per il resto, chi ancora abbia la miopia di promuovere la bruttezza dell’Inter, ha la bruttezza nei suoi occhi. Dimentichiamo per ora il Secondo Tempo perfino superiore al Napoli. Nel Primo ha retto benissimo il campo, alta e intensa, punita dalla giusta superiorità del Napoli, ma di poco. Non si può recriminare sul gol a freddo o sull’espulsione come episodi, perché in verità sono come quegli errori dei tennisti provocati dall’avversario. Due volte si è deconcentrata e due volte è caduta, però tatticamente c’era. Mentre non c’era la velocità di manovra nella metà campo avversaria che aveva il Napoli: troppo farraginoso quello che gli inglesi chiamano ‘decision making’, la capacità di operare la scelta giusta. Però reggeva, di carattere e di ordine. E fa strano che si sia dovuta trovare in fondo al pozzo per capire che doveva essere spavalda e veloce. Guarda caso quando l’ha capito, ha prodotto il meglio. Ljajic è stato due volte il migliore: il più creativo, il più scattante e decisivo. Ma occhio: non solo avanti. THE NEW KOVACIC? – Infatti Mancini potrebbe avere un nuovo colpo a disposizione: quasi un semi-Kovacic. Nel Primo Tempo Ljajic retrocedeva sistematico a impostare, e quando l’ha fatto l’Inter ha sviluppato il meglio. Poi con l’Inter in 10 è stato confinato di punta nel 4-4-1, ed è sparita inizialmente la manovra, anche perché dove il Napoli aveva Hamsik l’Inter ha potuto opporre Brozovic, pasticcione e precipitoso. Ma chissà che Ljajic non possa avere ancora più responsabilità, ed evolvere il suo ruolo da interno di impostazione. Ovviamente però all’Inter rimane il carattere, forse persino più sicuro del Napoli, che gli ha fatto colpire i 2 pali nell’ultimo minuto ma che soprattutto gli ha permesso di intimidire lo stadio negli ultimi 20 minuti. Il coraggio o ce l’hai, o non te lo possono dare. Rimane un rammarico: che il regolamento abbia eliminato l’eventualità dello spareggio scudetto. Era una speranza concreta, visto che è stata la partita più bella del campionato. Pagelle Napoli Reina 7.5: con la punta delle dita alza il Napoli al primo posto dopo 25 anni. Ghoulam 7: sovrapposizioni nel momento giusto su cui si accomoda Insigne. Albiol 6.5: il meno brillante, ma lo capisce e si appoggia all’esperienza. Koulibaly 7: Orsato lo grazia dal secondo giallo, gli manca ancora questo step di maturazione. Hysaj: 7: l’altro motorino laterale che permette l’infiocchettamento delle geometrie di Sarri. Allan 7: bravo nel non farsi spingere a svolazzare e a rendere l’efficacia richiesta. Jorginho 6.5: più scolastico di altre volte ma mette l’inchiostro nello spartito. Hamsik 7.5: il Napoli spacca il tempo quando lui verticalizza o offre sponde decisive. (dal 35′) David Lopez sv Callejon 7: il taglio del primo gol è il paradigma del suo ruolo nella sceneggiatura. (dal 42′) Maggio sv Higuain 8: inafferrabile e travolgente. Il primo gol è pazzesco per caparbietà, istinto, e gesto tecnico e atletico compiuto assolutamente in posizione sfavorevole. Insigne 7: la mente che muove il braccio, la capacità di metterla sempre nella maniera giusta. (dal 25′) El Kaddouri sv All. Sarri 7.5: Mourinho italiano, camaleontico nella bellezza, rude nell’efficacia. Inter Handanovic 6: l’uomo dei miracoli stavolta non ha la possibilità di imporre le mani. D’Ambrosio 5.5: disattento sul gol del vantaggio, e non te lo puoi permettere. Miranda 6: non gli si può fare una colpa dello strapotere di Higuain. Murillo 5.5: il macigno più grosso sul primo gol di Higuain se lo porta lui, anche se poi un po’ ripara. Nagatomo 4.5: peccato di sprovvedutezza, pesa doppio se viene da uno dei più esperti. Perisic 5.5: troppo lento nell’ultimo passaggio, così non serve. (dall’83) Jovetic sv Guarin 5: in verità il primo gol nasce da una sua copertura effettuata a ritmo di passeggio. (dal 61′) Biabiany 6.5: fornisce la verticalizzazione di supporto che Ljajic necessitava. Medel 6: impreciso nel fraseggio, per il resto solito leader nella tattica e nella garra. Brozovic 5: l’anello più debole, perché spreca da ragazzino delle situazioni interessanti. Ljajic 7: era il migliore già senza il gol. Che sia arrivato a maturazione? Che debba pensare a essere più regista? Icardi 5.5: in verità si sbatte e fa quello che può col poco che gli arriva. Però gli manca cattiveria. (dal 46′) Telles 6: ben più solido, ben più reattivo. Mancini si sarà pentito di non averlo scelto. All. Mancini 6: la reazione finale si regge sulla consapevolezza. Ma perché aspettare così tanto? Arbitro Orsato 6: la partita era perfetta, ma la guasta alla fine con una valutazione che sembra veniale ma è decisiva. Perché se si adotta un metro fiscale, allora ci può stare l’espulsione di Nagatomo. Ma allora si sarebbe dovuto dare anche un secondo giallo a Koulibaly sul finale.

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