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COSA RESTA DELLE VITTORIE DEI POPOLI “OPPRESSI”, di GLG

Creato il 06 luglio 2015 da Conflittiestrategie

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posso ricordare (per me è come fosse ieri) un momento alto di entusiasmo per la vittoria di un “popolo”? Preparato e temprato da decenni di guerriglia (prima contro la Francia e poi contro gli Usa), armato da Urss e Cina e con gli errori madornali della “fronda” fatta al piano Kissinger-Nixon di apertura a Mao e di trattativa con il Vietnam del nord che, nel gennaio 1973, portava agli accordi di pace firmati a Parigi con soluzioni non certo sgradite agli Usa – che infatti ritirarono il grosso delle truppe dal paese asiatico; tra ’69 e ’70 erano arrivate ad oltre mezzo milione, dopo gli accordi parigini scesero a circa 60.000 (o giù di lì, forse anche meno) – il Vietnam colse la vittoria. Nixon fu fatto saltare con il Watergate (vedere cosa disse nel 2005 “Gola profonda”, W. Mark Felt, n. 2 del FBI su come i Servizi, per conto di dati ambienti americani contrari alla pace in Vietnam e alle aperture alla Cina per indebolire l’Urss, incastrarono Nixon) e gli Usa si trovarono a dover subire la sconfitta. Però, che cos’è rimasto oggi di quella vittoria del sedicente “comunismo”, come si cantò allora? Nel ’76 muore Mao e finisce tutta la sua “seconda rivoluzione” con l’ascesa di Deng e il “socialismo di mercato”; nemmeno vent’anni dopo crolla il “socialismo reale” e la potenza, l’Urss, che lo reggeva. Il Vietnam è un paese in sviluppo, ma non certo seguendo i canoni del “socialismo”. La gran parte degli investimenti esteri proviene dai vecchi nemici. I rapporti con questi sono al momento molto “distesi” (eufemismo).

E adesso i rimasugli rancidi di quelle forze si esaltano per la “vittoria” di Syriza contro la UE. Non impiegheranno vent’anni a svegliarsi nudi e alla mercé di ben altri avversari. In ogni caso, bene la sconfitta della UE. Non perché è una vittoria del popolo greco, non perché Davide ha battuto Golia, come pensano i ridicoli resti di una ideologia “che fu”, incapaci di imparare da una sconfitta verticale di tutte le loro trite e ritrite cantilene pro-“oppressi”. Forse, almeno speriamo, si mostrerà più chiaramente il volto di questa UE inetta e ormai strumento troppo invecchiato delle nuove tattiche americane. Stiamo attenti perché adesso, proprio tra coloro che si esaltano e inneggiano, si annidano coloro che si presteranno ai nuovi giochi degli Usa. Dalla sconfitta dei vecchi organi dell’Europa (ormai disunita) essi sentono levarsi il profumo di un “cambio della guardia” nei favori della potenza preminente. I furfanti stanno tra coloro che festeggiano, tra coloro che indirizzano la furia contro la Merkel e lasciano sullo sfondo Obama; ma ancor più lasceranno tranquillo il nuovo presidente americano ormai prossimo. Quindi, bisogna essere ancora più lucidi di prima. I mascalzoni dilagano tra gli imbecilli che non capiscono gli eventi che stanno vivendo. Rideremo presto, ma molto amaro.


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