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Cosa si nasconde dietro il massacro di Anders Breivik

Creato il 24 luglio 2011 da Mikdarko
Come avrete già potuto apprendere da vari tg e testate giornalistiche, il colpevole della strage di Oslo è il 32enne norvegese Anders Behring Breivik, un sedicente anti-islamico, conservatore e membro di terzo grado della loggia di San Giovanni Olaus, pilastro dell'Ordine Massonico Norvegese (di rito svedese).
Cosa si nasconde dietro il massacro di Anders Breivik
Tuttavia, ammesso che Breivik sia stato l'esecutore materiale (probabilmente attraverso l'aiuto di complici non individuati, o meglio, non individuabili...), appare ancora poco chiaro il movente delle stragi. Al momento gli inquirenti starebbero lavorando su due ipotesi aventi per oggetto azioni di matrice popolare: un attentato terroristico da parte del neo-nazismo norvegese, mirato a scardinare il sistema politico pro-integrazione del premier laburista Jens Stoltenberg (ipotesi vaga e politicamente masochistica), oppure l'azione di una "scheggia impazzita", di un serial killer psicopatico mosso da una distorta percezione della realtà (ipotesi comoda e utile per ogni occasione).
Come sappiamo le storie della scheggia impazzita e del terrorismo popolare hanno spesso costituito le perfette "controparti filmiche", ad uso e consumo delle masse, di azioni organizzate da gruppi di potere occulti nel perseguimento dei più svariati obiettivi politici e lobbistici, non di rado con l'ausilio di soggetti manipolati mediante tecniche di controllo mentale.
Ciò detto, ipotizzando che anche stavolta dietro gli attentati vi sia stata la mano di uno o più gruppi di potere occulti, e che l'obiettivo fosse quello di persuadere la politica norvegese mediante l'intimidazione terroristica e il ricatto, resterebbero da individuarsi gli scopi che avrebbero ispirato una tale ipotetica intimidazione.
A tal riguardo ci viene in aiuto il blog dell'amico Attilio Folliero, che nell'ultimo post riporta le riflessioni del Washington's Blog concernenti gli attentati in Norvegia:
  • la Norvegia è tra i Paesi che hanno riconosciuto lo stato palestinese ed ha annunciato che nella prevista votazione all’ONU, a Settembre, si schiererà a favore della creazione di uno stato palestinese;
  • la Norvegia ha annunciato il suo ritiro dalla guerra alla Libia;
  • la Norvegia, secondo fonte di Haaretz, lo scorso anno ha escluso, per ragioni etiche, due imprese israeliane dalla partecipazione allo sfruttamento dei pozzi petroliferi del Mar del Nord;
  • la Norvegia, due anni fa circa, è stata accusata dal senatore statunitense ebreo Lieberman di promuovere l'antisemitismo.

Già tutto questo basterebbe a sollevare più di un sospetto circa i reali motivi alla base della tragedia norvegese. Ciò nonostante, per completezza, credo sia il caso di citare un ulteriore "peccato" commesso inizialmente dalla politica e poi dalla intera nazione norvegese, ossia il fermo rifiuto di entrare a far parte dell'Unione Europea, sancito mediante un referendum tenutosi nel 1994, e ribadito dalla maggioranza della popolazione ogni qualvolta se n'è ripetuta l'occasione.
E' ampiamente risaputa l'enorme importanza ricoperta dall'accentramento politico ed economico all'interno della agenda oligarchica. Ci stanno lavorando da secoli, e non credo siano propensi a rinunciarvi per assecondare i "capricci" di una nazioncina con troppi grilli per la testa. Da notare, proprio per questo, il fatto che il modello economico di Oslo, non seguendo quello dell'UE, sprizza da tempo salute da tutti i pori e la Norvegia è l'unica, in Europa, ad aver assorbito rapidamente gli effetti della crisi internazionale. Di fatti, la sua economia è cresciuta del 4% negli ultimi 15 anni (il doppio delle altre nazioni europee) e, proprio per questo, sia Mosca che Pechino hanno avuto "relazioni speciali" con Oslo.
E questo aspetto, per chi ha pianificato una crisi economica di livello europeo, non è affatto tollerabile.
Tra l'altro la Norvegia è un Paese che possiede grandi risorse naturali, gas e petrolio, e gli introiti delle materie prime di proprietà pubblica sono stati versati nel fondo per stabilizzare il prezzo delle stesse e garantire una redistribuzione della ricchezza pubblica, di cui beneficiano i pensionati e le giovani generazioni. Tutto questo attraverso una politica di lungo periodo basata sulla diversificazione degli investimenti sui mercati esteri. Una politica a dir poco inimmaginabile per qualsiasi Paese parte dell'UE, e che ha portato, infine, le banche norvegesi a prosperare, i tassi di interesse ad essere molto ridotti e la disoccupazione ad una percentuale bassissima, ovvero al tre per cento (la più bassa di Eurolandia).
Non mi sorprenderei, dunque, se nel giro di un paio di anni, la Norvegia fosse nuovamente chiamata ad esprimersi mediante referendum in merito all'ingresso in Europa, e se stavolta, come per magia, la maggioranza dei cittadini si dichiarasse favorevole.
Concludendo, resta da citare una stranissima coicindenza: come avvenuto per gli attentati terroristici dell'11/9/2001 a New York e quello del 7/7/2005 a Londra, anche a Oslo un evento terroristico di grande portata si è dispiegato a ridosso di un'esercitazione di sicurezza che aveva ad oggetto proprio un grande attentato.
Precisamente 48 ore prima delle stragi, la polizia di Oslo, stava conducendo un massiccio wargame ubicato nei pressi della Operahuset, il Teatro dell’Opera della capitale norvegese.

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