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Cosa spiega il caso De Rossi

Creato il 21 agosto 2012 da Fabio1983
Il caso De Rossi spiega molto sul modo di fare giornalismo in Italia. Innanzi tutto perché il caso De Rossi è un non caso divenuto tuttavia caso sulla base di iperboliche ricostruzioni giornalistiche. Frasi estrapolate da imprecisati discorsi avvenuti presumibilmente via telefono (con il tecnico del City, Roberto Mancini, che gli avrebbe suggerito di non seguire le orme di Francesco Totti, circostanza oggi smentita dallo stesso De Rossi in conferenza stampa); offerte milionarie al club – evidentemente informali – la cui entità non è stata mai chiarita; interpretazioni vacue di pensieri espressi ai giornalisti alcune settimane fa dal direttore sportivo della Roma, Walter Sabatini (De Rossi è incedibile, anche se nel calcio ci possono essere sempre imprevisti. Se arrivasse un’offerta irrinunciabile, bisognerebbe parlarne. Ora è uno scenario difficile, ma non impossibile). In altri termini: descrivere lo scenario peggiore, nel suo contesto, nonostante l’assenza di rilievi tali da far presagire la cessione del forte centrocampista giallorosso. Non molti giorni prima qualcosa di analogo, seppure con minore enfasi, era avvenuto con l’attaccante Osvaldo, perennemente in procinto di partire secondo i maggiori quotidiani sportivi. Che il centravanti fosse stato dichiarato anche lui incedibile salvo “offerte irrinunciabili” (è il calcio di oggi, bellezza) poco importava agli estensori degli articoli. Il colmo? La richiesta di chiarezza da parte dei media rispetto a situazioni in verità già lapalissiane. Così si fa giornalismo in Italia. Un’opinione è una verità assodata, un mormorio è il terzo segreto di Fatima, un’indiscrezione è uno scoop assicurato. Un po’ come sostenere a metà luglio che erano in corso le trattative per andare al voto a novembre. A proposito: qualcuno ha più saputo niente?

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