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Coscienza, religione e co.

Creato il 13 settembre 2013 da Scribacchina

Argomento di oggi sarà l’intervento di papa Francesco in risposta alle domande di Scalfari (Repubblica) su fede e laicità.

Ormai lo sanno pure i muri che io e la religione cattolica viaggiamo su binari separati. Paralleli, equidistanti e mai convergenti.
Eppure, Francesco mi piace.
Mi piace tanto.
Un po’ come Giovanni Paolo II: definisco entrambi «uomini sorridenti che vivono nel mondo per il mondo», saggi dalla mentalità aperta, pronti – loro, sì! – a far convergere binari che altrimenti mai avrebbero potuto incontrarsi.

Nell’intervento di Francesco c’è un passaggio che mi ha colpita:
«Vengo così alle tre domande che mi pone nell’articolo del 7 agosto. Mi pare che, nelle prime due, ciò che Le sta a cuore è capire l’atteggiamento della Chiesa verso chi non condivide la fede in Gesù. Innanzi tutto, mi chiede se il Dio dei cristiani perdona chi non crede e non cerca la fede. Premesso che – ed è la cosa fondamentale – la misericordia di Dio non ha limiti se ci si rivolge a lui con cuore sincero e contrito, la questione per chi non crede in Dio sta nell’obbedire alla propria coscienza. Il peccato, anche per chi non ha la fede, c’è quando si va contro la coscienza. Ascoltare e obbedire ad essa significa, infatti, decidersi di fronte a ciò che viene percepito come bene o come male. E su questa decisione si gioca la bontà o la malvagità del nostro agire».

Quello appena descritto è il mio personalissimo credo: obbedire alla propria coscienza e cercare di vivere facendo il minor male possibile, agli altri e a se stessi.
Il mio Dio è la mia coscienza.
Chiaro che ogni coscienza è legata a una sensibilità diversa, ad esperienze diverse, e ciò che io considero giusto viene percepito come sbagliato da altri. Ciò che alcuni vivono come egoismo è, dall’altro lato, semplice tentativo di sopravvivere.
Nella religione cattolica invece – per come l’ho vissuta – il giusto e lo sbagliato sono due concetti ben precisi, che prescindono dalle singole sensibilità.

Tutto questo premesso, la cosa che mi piace di quel virgolettato è vedere sdoganato e accettato il mio credo dalla persona che dovrebbe, invece, cercare di convertirmi al credo che rappresenta.
E’ straordinario.

Così, mentre il mio treno continua ad andare per la sua strada, sento il bisogno di esprimere massima stima (anche un po’ di affetto, via, allarghiamoci) a Francesco.
E’ un Papa crossover, se vogliamo buttarla in musica.
E se crossover dev’essere, che crossover sia:


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