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Costa d'Avorio, la democrazia delle banane

Creato il 20 dicembre 2010 da Dragor

EEEEEEEEEEEEbananes  C'E' UN PAESE in preda alla guerra civile perché il presidente in carica ha perso le elezioni ma non vuole cedere il posto al vincitore. Un paese che è il terzo partner commerciale africano dell'Italia, nel quale vivono numerosi italiani.  Questo paese è minacciato di sanzioni dall’ONU e dalla UE,  due organizzazioni di cui l’Italia fra parte. In Francia, senza andare tanto lontano, questo dramma è da giorni sulle prime pagine di tutti i giornali, ma l’Italia lo ignora. E’ come se avesse cancellato dalla sua memoria l’esistenza dell’Africa, il continente al quale appartiene il paese in questione.  Dov’è finita la sua vocazione mondiale? Qualche maligno potrebbe credere che non è mai esistita, visto che per i media dello Stivale un rutto di Berlusconi conta più di una guerra civile. Possibile che il pubblico italiano non si chieda perché in Africa la democrazia stenta a decollare e in certi paesi non decolla affatto?

   QUESTO PAESE è la Costa d’Avorio.  Come avevo scritto in questo post, il presidente Laurent Gbagbo si rifiuta di lasciare il potere dopo avere perso le elezioni contro Alassane Quattara. Volete sapere con quali argomenti? Li conosco tutti perché ricevo la televisione ivoriana. Ieri un portavoce del governo  ha parlato 3 ore in programma intitolato “Fair play democratico”. Ha detto: “Se in un match di foot il guardialinee convalida un gol e l’arbitro lo annulla, il gol è annullato. Non si sparano addosso per questo. Così il Comitato Elettorale, ossia il guardialinee, ha convalidato l’elezione del signor Ouattara, ma il Consiglio Costituzionale, ossia l’arbitro, l’ha annullata. Dunque l’elezione del signor Ouattara è nulla. Tutto normale, no? Allora perché nelle strade la gente si spara addosso? E’ civile tutto questo? No, non è civile e non è democratico. Bisogna trovare un compromesso. Avete capito? Un com-pro-mes-so”(il trombone ha sillabato la parola). “Noi, la piccola Costa d’Avorio, dobbiamo dare una lezione democratica a quei paesi che si credono campioni della democrazia. All’ONU e alla Francia che occupano il nostro suolo con i loro militari e pretendono di dirci quale presidente dobbiamo eleggere. Ma noi non siamo una sottoprefettura della Francia. Siamo un paese occupato, come la Francia quando era occupata dai tedeschi. Nel 1940 De Gaulle ha esortato alla Resistenza e nel 2010 anche la Costa d’Avorio esorta alla Resistenza. L’ONU e la Francia se ne devono andare e lasciarci liberi di gestire i nostri affari. Siamo uno Stato libero, uno Stato sovrano, il colonialismo è finito…” e bla-bla, bla-bla, bla-bla. 

   REPLAY DELLA SCENA vista da dietro le quinte. Apprendendo di avere perso le elezioni, il presidente Laurent Gbagbo ha detto “Non si organizzano le elezioni per perderle”. Così prima ha incaricato i suoi scagnozzi d’impedire la proclamazione del vincitore, poi ha ordinato al Consiglio Costituzionale di annullare la votazione.  Alassane  Ouattara, il presidente riconosciuto dall’ONU, dalla CEE,  dalla Russia, dagli Stati Uniti e dall’Unione Africana se ne sta barricato nell’hotel du Golf, protetto dalle truppe dell’ONU sotto il tiro dei cannoni di Gbagbo che aspetta soltanto la loro partenza per massacrare il suo rivale. Sapendo di non avere argomenti per mantenere la carica, Gbagbo ha spostato il discorso sul nazionalismo, facendo appello allo spirito patriottico dei cittadini contro gli stranieri che vorrebbero imporre un altro presidente. Un presidente, detto per inciso, eletto con una votazione costata 8 milioni di euro all’ONU. Visto che Gbagbo non si decide a sloggiare e fa pure la voce grossa minacciando di traformare la Costa d’Avorio in un altro Zimbabwe, l’UE sta pensando di tagliargli i fondi per impedirgli di pagare i militari, l’unica forza che lo tiene al potere.

   GUARDATE CHE STORIA interessante ed emblematica, l’ideale per coinvolgere il pubblico.  Ma per i media italiani è come se non esistesse. Tacciono perfino i preti, che di solito monopolizzano l’informazione africana. Perché?

   Dragor  


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