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COVEN 13, Destiny Of The Gods

Creato il 12 novembre 2013 da The New Noise @TheNewNoiseIt

Coven 13

Detroit, 1987. L’era d’oro dell’heavy metal stava per giungere al proprio epilogo, eppure fu allora che emersero numerose formazioni destinate a rimanere appannaggio di pochi devoti estimatori. Nel Caso dei Coven si trattò di una scelta precisa, mantenuta in occasione del secondo album Ragnarok, di fatto un demotape uscito nel 1991 a nome Coven 13 e caratterizzato da uno sconcertante alleggerimento del sound (da quel lavoro vengono oggi riprese “Elfstone” e “Frost Giants”, rinnovate da una produzione potente e dalla voce sgraziata di David Landrum). Il debutto Worship New Gods fu invece testimonianza delle doti compositive di cinque musicisti che seppero unire lo US metal alle note crepuscolari ed evocative di Dwarr e Paul Chain. Nei primi anni del nuovo millennio la diffusione di internet permise la riscoperta di gemme provenienti da quel periodo magico e il passaparola fece sì che iniziassero ad essere considerate per il loro valore effettivo.

Si arriva ai nostri giorni ed ecco i redivivi Coven 13 iniziare a calcare i palchi di alcuni importanti festival a tema, fra i quali l’Hammer of Doom in Germania, e dare alle stampe un terzo album alla cui realizzazione partecipa in toto la line-up originale. Risultato? La qualità del songwriting non è mutata di una virgola e le emozioni continuano a fluire come ai vecchi tempi, trasportando l’ascoltatore in una dimensione popolata dalle divinità del metallo. L’attenzione posta nel ricreare sonorità che si avvicinino all’hard rock degli anni Settanta dona a Destiny Of The Gods quel sapore arcaico e a tratti arioso proprio degli Uriah Heep del periodo Byron. Ovunque voi siate, non lasciatevi sfuggire l’occasione di assaporare un fulgido concentrato di US doom metal dalle sfumature evocative e sognanti.

Tracklist

01. Thor’s Twins
02. Winds Of Revelation
03. Elfstone
04. Walpurgisnacht
05. Isle Of Man
06. Frost Giants
07. Witches Kiss
08. She Rides At Dawn
09. Solitary Days
10. Spellbound

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