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Crime machine

Da Straker
Crime machine
Tecnologia, evoluzione, progresso
E’ definita singolarità la fase della storia umana (?) in cui la tecnologia sopravanzerà ed annullerà la natura. Sulle conseguenze dovute al dominio della tecnica hanno scritto pagine illuminanti filosofi come Heidegger e Husserl, alle cui riflessioni rinviamo. Qui vorremmo sfiorare il tema della tecnologia in rapporto ad una presunta evoluzione.
Di che evoluzione si tratta? Il cosiddetto progresso scientifico e tecnico trasforma la vita rendendola rapida, efficiente, “connessa”, ma soprattutto implica una radicale mutazione antropologica: giungerà il momento in cui l’uomo non sarà più tale, ma un essere bionico, un androide, infine una macchina. [1] La transizione dall’organico all’inorganico, dall’analogico al digitale, dal carbonio al silicio è l’ineluttabile approdo di una società che si affida alla téchne: questo processo pare inversamente proporzionale alla crescita etica e spirituale. Per tale ragione, se esistono civiltà cosmiche in grado di governare e trascendere, con i loro inimmaginabili strumenti, con le loro strepitose conoscenze, lo spazio ed il tempo, probabilmente esse non sono ostili e malvagie, ma fredde, anemotive, amputate dell’anima, quindi prive di empatia. L’assenza di empatia non è una nequizia vera e propria, ma determina gli stessi effetti, se non peggiori.
Ciò potrebbe spiegare perché, secondo le ipotesi di molti ufologi, quasi tutte le nazioni stellari sono contraddistinte da una totale aridità ed amoralità: è difficile, infatti, concepire una cultura che riesca a contemperare un travolgente progresso tecnologico con la dimensione etica. Il genere umano testimonia, con la sua progressiva ed inarrestabile involuzione, l’influsso deleterio della téchne da cui è l’individuo è schiacciato quanto più crede di controllarla.
Dobbiamo comunque porci delle domande provocatorie e paradossali: è possibile che alcuni uomini siano privi dell’anima, quindi non suscettibili neppure di alcun regresso, condannati ad una tragica staticità? D’altro canto, si può immaginare uno scenario in cui l’androide acquisirà una forma di consapevolezza, come rappresentato da talune opere fantascientifiche sia narrative sia cinematografiche?
Se la Coscienza sottende una diversità ontologica, significa che essa è un quid del tutto indipendente dalla materia e persino dall’intelligenza. L’intelligenza artificiale, per quanto prodigiosa, non pare sinonimo di Coscienza. Occorre qualcos’altro, un ente, la cui natura è totalmente altra.
E’ un ente su cui un tempo molti filosofi incentravano i loro ragionamenti; oggi, invece, si preferisce occuparsi di niente.
[1] Qui non ci soffermiamo sugli aspetti spaventosamente distruttivi insiti nella tecnologia, per cui si veda almeno lo studio “Le microonde, arma contro la biosfera”, 2012.

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