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Cristina Deutekom (1931 – 2014)

Creato il 08 agosto 2014 da Gianguido Mussomeli @mozart200657
Foto ©ANP

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Ieri sera ad Amsterdam è mancata Cristina Deutekom, soprano olandese, acclamata a livello internazionale soprattutto come grande interprete di Mozart. Cristina Engel, questo il suo cognome di famiglia, era nata ad Amsterdam il 28 agosto 1931 e aveva iniziato a calcare i palcoscenici in giovanissima età, subito dopo la guerra, come cantante di musica leggera in un ensemble cabarettistico fondato dal fratello. Come dichiarato da lei stessa in diverse interviste, la decisione di studiare canto lirico fu influenzata dall’ ascolto dei dischi di Richard Tauber. A sedici anni iniziò a studiare con Johan Thomas, direttore del coro operistico nel quale la giovanissima Cristina cantava insieme ai genitori. Dopo il matrimonio con il boxeur Jakob Deutekom e la nascita della figlia Irma, proseguì gli studi al Conservatorio di Amsterdam ed esordì nel 1960 con la compagnia operettistica Thalia. Nel 1963 la Deutekom debuttava all’ Opera di Amsterdam come Königin der Nacht, il ruolo che più di ogni altro contribuí a darle fama internazionale. Dopo un paio di anni difficili, a causa della morte ddella madre e della messa in liquidazione dell’ Opera di Amsterdam, la sua carriera riprese a pieno ritmo con la fondazione della nuova Nationale Opera. Richard Kraus, che diresse la Zauberflöte inaugurale in cui la Deutekom cantava, la fece scritturare dal Liceu di Barcellona dove il giovane soprano, oltre alla Königin der Nacht, interpretò Marianne nel Rosenkavalier accanto ad Elisabeth Schwarzkopf, che rimase impressionata dal talento della giovane cantante olandese e la presentò a Roberto Bauer, il manager che durante la gestione di Rudolf Bing era responsabile delle audizioni europee per il Metropolitan. La Deutekom esordì a New York il 28 settembre 1967 ancora come Königin der Nacht e nel frattempo cantava il ruolo anche alla Wiener Staatsoper e successivamente a München, Stuttgart, Hannover, Nürnberg, Bern, Bordeaux, Köln, Frankfurt e al Covent Garden. Il suo debutto italiano avvenne il 10 dicembre 1968 alla Fenice di Venezia, come Fiordiligi in un Cosí fan tutte diretto da Peter Maag e con la regia di Lofti Mansouri. Sul palcoscenico del teatro veneziano, la Deutekom interpretò negli anni seguenti i ruoli di Lucia, Elvira de I Puritani, Armida, Konstanze e Norma. Tra i suoi successi in Italia, va ricordato quello ottenuto a Genova nel 1978 come protagonista di una delle prime riprese moderne di Bianca e Fernando di Bellini, al Teatro Margherita. La sua carriera, in cui ebbe modo di esibirsi su tutti i grandi palcoscenici internazionali accanto a partners come Carlo Bergonzi, José Carreras, Franco Corelli, Plácido Domingo, Nicolai Gedda, Alfredo Kraus, Luciano Pavarotti e Richard Tucker, terminò nel 1986 quando la cantante olandese dovette ritirarsi in seguito a un attacco cardiaco. Da allora, la Deutekom si dedicò all’ insegnamento, tornando sulle scene solo per un’ unica esibizione durante la Concertgebouw Operafeest nel 1996, nella quale cantò il Bolero da I Vespri Siciliani e l’ aria di Anna Elisa “Liebe, du Himmel auf Erden” dal Paganini di Lehar. Oltre all’ attività didattica, Cristina Deutekom aveva istituito nel 1988 un concorso per giovani cantanti olandesi, la cui ultima edizione si è tenuta nel 2009. Tra le sue incisioni discografiche, sono sicuramente da conoscere I Lombardi verdiani registrati per la PHILIPS insieme a Placido Domingo e Ruggero Raimondi, l’ Attila con Carlo Bergonzi, Sherrill Milnes e ancora Raimondi pubblicato dalla stessa etichetta e soprattutto la meravigliosa edizione della Zauberflöte diretta da Gerg Solti per la DECCA, con un cast comprendente Stuart Burrows, Martti Talvela, Pilar Lorengar ed Hermann Prey, ancora oggi considerata una delle registrazioni di riferimento nella discografia mozartiana.

Ho ascoltato dal vivo la Deutekom per tre volte, come Armida ed Elvira a Venezia e poi come Lucia all’ Arena di Verona nel 1976, accanto a Luciano Pavarotti e Renato Bruson. Soprattutto quest’ ultima recita è rimasta impressa nella mia memoria in modo indelebile. Nell’ anfiteatro veronese, che quella sera era gremito in ogni ordine di posti da gente venuta soprattutto per ascoltare i due artisti italiani, il pubblico fu letteralmente stregato dal virtuosismo acrobatico del soprano di Amsterdam, che riportò in quella circostanza un trionfo di pubblico tale da far passare quasi in secondo piano i due illustri colleghi e che fu premiato dalla direzione artistica con l’ Arena d’ Oro. La voce di Cristina Deutekom era dotata di una corposità e di una espansione davvero fuori del comune per un soprano di coloratura, con un registro acuto assolutamente impressionante per squillo e facilità. Nel repertorio italiano, la cantante di Amsterdam suscitava qualche riserva tra gli intenditori per le agilità eseguite marcando tutte le note alla maniera tedesca e con velocissimi cambi di registro quasi da jodler, con un effetto complessivo che i melomani dell’ epoca definivano affettuosamente gagagagà,  comunque ampiamente compensato da una capacità virtuosistica davvero da autentica fuoriclasse e da un’ impressionante sicurezza nell’ affrontare le tessiture più impegnative. Questa esecuzione dell’ aria di Konstanze, “Martern aller Arten”, registrata durante un concerto al Concertgebouw di Amsterdam nel 1969, ne è una eloquente testimonianza.

 

 

Ed ecco un brano dell’ Armida veneziana sopracitata, il Rondò finale del secondo atto “D’ amore al dolce imperio”.

 

 

A quell’ epoca, come ho detto, questo stile di esecuzione della coloratura, definito da un critico inglese come effetto  typewriter, suscitava qualche riserva a mio avviso assai poco rilevante di fronte alla spettacolarità incisiva del settore acuto e alla disinvoltura con cui la Deutekom risolve tutti i passaggi virtuosistici di estrema difficoltà presenti nella scrittura del brano. Per quanto mi riguarda, se escludiamo il mitico live fiorentino della Callas, pochissime cantanti hanno saputo fare altrettanto in questa parte, forse nessuna.

Come terzo ascolto di questo post commemorativo, propongo questa rara registrazione del 1968, nella quale Cristina Deutekom esegue la prima aria di Donna Anna.

 

 

Con questo, concludo il mio personale omaggio a quella che noi giovani melomani chiamavamo “il tulipano atomico”, che resta nella mia memoria come una professionista accurata ed esemplare e una cantante in grado di rendere il virtuosismo con un mordente e una capacità di emozionare che, al di là dei difetti, la collocano a buon diritto tra le voci che hanno lasciato un segno importante nella storia del teatro lirico moderno.



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