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Crowdsourcing alla riscossa

Creato il 08 gennaio 2014 da Lepiumedoca @lepiumedoca

Cara Virginia, tempo fa lessi un libro che si intitolava Crowdsourcing, di Jeff Howe. Era il 2006, per essere precisi, quando il giornalista di Wired ha coniato il termine, e di questi tempi è come dire che l’avevo letto nel secolo scorso.

Raccontava di come in una grande quantità di situazioni la risposta ottenuta dalla folla (intesa come la sommatoria delle risposte dei singoli, ma veramente molti singoli tutti insieme) era la risposta esatta, come se appunto la folla conoscesse molto di più di quando non possano conoscere i singoli, anche esperti e superesperti. Ora questa nozione di per sè ha un suo senso. Non è sempre praticabile, o meglio sarebbe dire non è stata praticabile fino a quando non è arrivato internet, e la dimensione folla si è spostata da essere quell’assembramento semicasuale e spesso fastidioso di gente ad essere un insieme di singoli ognuno attaccato al suo computer (o smartphone).

il simbolo di Jelly
il simbolo di Jelly

Quindi il crowdsourcing si è fatto strada, ed oggi è stato annunciato Jelly (nome fantastico, devo ammettere), il primo motore di ricerca che usa foto e utenti per darti le risposte. Lanciato nientepopodimenoche da uno dei fondatori di Twitter, Biz Stone. In poche parole, fotografi la cosa/il posto/la persona di cui vuoi sapere qualcosa, e gli utenti che sono online ti danno la risposta che stai cercando.

Funzionerà? Chi può dirlo! Di sicuro va online, e quindi toccherà ancora una volta agli ardui dare la postera sentenza!

Cara A., staremo a vedere! Mi sembra l’ennesimo modo per sottolineare il motto “The content is the King!” Resta da capire se l’intelligenza di massa riuscirà veramente ad organizzarsi, e non cadere invece nella trappola dell’eccessivo egocentrismo.

V.



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