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Cuba: il cielo di Santa Clara

Creato il 22 dicembre 2014 da Giovy

Viaggio a Cuba (Santa Clara)

Parque Vidal (Santa Clara-Cuba) - Foto di Alain Sojoirner

Cuba: in questi giorni si sente spesso parlare dell'isola, della sua storia e delle sue città. L'apertura di Obama sull'embargo è un qualcosa che mi aspettavo di sentire da tempo. Cuba è un'isola dalla gran forza, capace di sopravvivere senza tradirsi mai in periodi di grande difficoltà. Voglio tornarci presto, per rivederla in tutto il suo essere e i suoi cambiamenti. In questi giorni, quando penso all'Isla Grande, mi viene in mente una cosa che non ha nulla a che fare con la Rivoluzione e ciò che ha portato. Io penso al cielo di Santa Clara.
Santa Clara è quella città in cui tutti i turisti o viaggiatori che hanno messo piede su Cuba arrivano prima o poi. Se date uno sguardo attento agli itinerari proposti dai tour operator o da quelli fai-da-te, come il mio Itinerario Rivoluzionario, Santa Clara fa sempre bella vista di se occupando almeno un paio di giorni di qualsiasi viaggio.
A grandissima ragione, direi... anche se, troppo spesso, la tematica seguendo la quale si vuole esplorare Santa Clara è "solo" la Rivoluzione.
Ovviamente la storia parla da sé: questa città è il luogo in cui le armate provenienti da Nord, già presenti in città, e quelle da Sud riuscirono ad incontrarsi. Qui ci fu il famoso assalto al treno, offensiva ribelle che pose fine alla Rivoluzione. Era il 29 Dicembre del 1958. 3 giorni dopo (il 1/01/1959) le forze ribelli e Fidel celebrarono il trionfo in quel de La Habana.
Non vi nascondo e non mi vergogno di dire che Santa Clara mi abbia portato emozioni grandi, fatte spesso di incontri con la storia, con quel  mausoleo dedicato al Che e ai suoi compagni e con la gente del posto, spesso seduta sulla mia stessa panchina al Parque Vidal.
C'è una cosa che troneggia nella mia mente, molto più della storia, quando penso a Santa Clara.
E' il suo cielo, capace di essere azzurro intenso nelle prime ore del mattino, per poi popolarsi di nuvole bianche, soffici e cariche come la panna di montagna.
Quello stesso cielo che sa diventare viola, nero e minaccioso nel tardo pomeriggio... trasformandosi poi in una sorta di campo di battaglia per i temporali.
Per la sua posizione geografica, Santa Clara è una fucina di temporali di potenza pazzesca.
La vicinanza della Sierra de l'Escambray da una parte e il mare, vera e propria caldaia, dall'altra rendono l'aria sopra la città una sorta campo minato.
Era il mio primo viaggio sull'Isola, lontano 1999 (oddio come sono vecchia).
Ero in giro con delle amiche e si dormiva in un posto chiamato la Granjita, fatto di bungalow ricoperti da un tetto in paglia.
Il posto mi piaceva molto perché eravamo sperdute nella natura.
Quel cielo viola faceva da contorno ai miei ritorni in stanza, dopo giornate in giro sotto il caldo settembrino di Cuba.
Sembrava che ci fossimo solo noi e questo mi inquiteva a tratti.
L'inquietudine divenne costante una sera quando guardai il cielo e lo vidi di una tonalità che non saprei nemmeno descrivermi e che, fino a quel momento, mai avrei saputo immaginare.
Tuoni, lampi, rumore e vetri che tremavano. Mi sentivo dentro una poesia futurista dal sapore tropicale. Un po' come se Marinetti avesse indossato un panama e si fosse trasferito ai Caraibi improvvisamente.
Mi riparai sotto la tettoia del ristorante dell'albergo.
Rimasi basita a guardare quei lampi che squarciavano il cielo accompagnati da una luce forte e completamente bianca.
Un cameriere mi richiamò alla realtà e mi disse di ripararmi all'interno perché i fulmini non perdonano.
Un tempo mi insegnarono che per calcolare la distanza tra dove ci si trova e il punto in cui un fulmine cade occorre contare dal momento in cui si manifesta il lampo fino a che non si sente il tuono. Poi si moltiplica per tre.
Non so dirvi se questa sia scienza oppure no ma quello che posso raccontarvi con certezza è che, a Santa Clara, io non facevo tempo a dire "uno".
Sono andata a Cuba varie volte per studiare la sua storia e spesso mi ritrovo a ricordarla per la sua natura e per la grande forza che essa manifesta.
Santa Clara mi ha insegnato la bellezza della normalità di una città sia turistica che tranquilla, che appartiene ancora alla sua genete.
Mi ha messo davanti alla bellezza di un cielo inimmaginabile e poco affrontabile.
Ho capito che i temporali ai tropici (come in montagna) sono una gran cosa seria.
Una bella, speciale, cosa seria.
Cuba cambierà nei prossimi anni e questo è inevitabile. Lo sarebbe stato anche mantenendo l'embargo e senza mediazioni internazionali.
Quello che auguro all'isola e a luoghi come Santa Clara è di mantenere fede a quello che hanno imparato in anni di isolamento e guardare all'apertura senza esserne abbagliati.
Proprio come facevo io con i lampi... quel giorno, guardando il cielo di Santa Clara.

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