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Cui dono lepidum

Creato il 10 luglio 2010 da Fabry2010

Cui dono lepidum

Sirmione lascia senza fiato: mirabile in ogni suo dettaglio, come fosse modellata senza riservare nulla all’imprevisto. Catullo non poteva farne a meno, lui così attento alla seduzione della forma, si trattasse di natura o di letteratura, di Clodia-Lesbia o di Giovenzio. Il suo libro non avrebbe potuto che essere expolitum, lavorato al punto da diventare lucido, impeccabile, come l’opera di un altro intarsiatore ugualmente raffinato; curiosamente, i loro nomi propongono un gioco di richiami, come abitassero la stessa città invisibile dell’esattezza: Catullo, Calvino, Sirmione, Sanremo. Il destino unisce chi nella parola ha colto il senso del tutto, il logos riflesso nel volto della musa vergine di un nuovissimo libretto.



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