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Cultura digitale europea ovvero 3,3 per cento del PIL

Da Pinobruno

Dice l’Unione Europea che la digitalizzazione e la fruizione online del patrimonio culturale del vecchio continente può garantire “enormi opportunità economiche alle industrie culturali, che attualmente producono il 3,3% del PIL Ue e il 3% dei posti di lavoro”. Purtroppo il piatto piange, i costi della digitalizzazione dell’intero patrimonio culturale europeo sono elevati e non possono essere sostenuti dal solo finanziamento pubblico, ricorda il Commissario per l’Agenda digitale, Neelie Kroes. Così il 27 ottobre è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale della UE una nuova Raccomandazione della Commissione sulla digitalizzazione e l’accessibilità in rete dei materiali culturali e sulla conservazione digitale. Obiettivo strategico è il potenziamento diEuropeana, museo/archivio/biblioteca digitale, che custodisce già 19 milioni di beni. Il tesoro culturale europeo dovrà raddoppiare entro il 2015, auspica e ammonisce Neelie Kroes.   

Cultura digitale europea ovvero 3,3 per cento del PIL

 

Come? Ogni stato membro dovrà fare la sua parte:

“a) invitando le istituzioni culturali nonché gli editori e gli altri titolari di diritti a rendere accessibili i loro materiali digitalizzati attraverso Europeana, consentendo così alla piattaforma di offrire un accesso diretto a trenta milioni di oggetti digitalizzati entro il 2015, compresi due milioni di elementi sonori o audiovisivi;

b) subordinando tutti i finanziamenti pubblici dei futuri progetti di digitalizzazione all’accessibilità dei materiali digitalizzati attraverso Europeana;

c) garantendo che tutti i loro capolavori di pubblico dominio siano accessibili attraverso Europeana entro il 2015;

d) istituendo o rafforzando gli aggregatori nazionali che forniscono a Europeana contenuti provenienti da diversi settori e contribuendo a creare aggregatori transfrontalieri per ambiti o argomenti specifici, il che può tradursi in economie di scala;

e) garantendo l’uso di norme comuni per la digitalizzazione definite da Europeana in collaborazione con le istituzioni culturali, per conseguire l’interoperabilità dei materiali digitalizzati a livello europeo nonché l’uso sistematico degli identificatori permanenti;

f) garantendo un’ampia disponibilità a titolo gratuito dei metadati esistenti (descrizioni di oggetti digitali) prodotti dalle istituzioni culturali per essere riutilizzati da servizi come Europeana e in applicazioni innovative;

g) istituendo un piano di comunicazione per far conoscere meglio Europeana presso il grande pubblico, in particolare nelle scuole, in collaborazione con le istituzioni culturali che forniscono contenuti al sito.

D’altronde, ricorda il Commissario Ue per l’Agenda digitale, l’Europa ha il più vasto patrimonio culturale del mondo e “non può permettersi di perdere l’opportunità offerta dalla digitalizzazione e rimanere inerte di fronte al declino culturale”.

“La digitalizzazione – ha aggiunto – porta la cultura nelle case della gente e costituisce una risorsa preziosa per l’istruzione e per il settore del turismo, dei giochi, dell’animazione e dell’industria culturale in genere. Investire nella digitalizzazione stimolerà la nascita di nuove imprese e creerà nuovi posti di lavoro”.

 

Cultura digitale europea ovvero 3,3 per cento del PIL

Insomma, Europeana ha appena superato lo svezzamento e ha bisogno di nuova linfa per crescere. Qualche giorno fa il portale della cultura europea è stato sottoposto a un profondo restyling che lo ha reso più gradevole e efficace, con nuovi materiali a disposizione del pubblico.

Ad esempio, grazie al progetto “The First World War in everyday documents” (la prima guerra mondiale nei documenti quotidiani), che consente ai cittadini di contribuire con i propri oggetti o documenti sulla prima guerra mondiale, sono stati già raccolti e digitalizzati oltre 25 000 articoli.

Inoltre l’iniziativa Hack4Europe! ha messo a disposizione di 85 sviluppatori i contenuti di Europeana. Lo sforzo creativo ha prodotto quarantotto prototipi di applicazioni per telefoni cellulari e giochi elettronici. Ce ne sono alcuni davvero geniali. Per i particolari, cliccare qui.

 

Fonti: Commissione Europea, Oppic.it, Key4Biz


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