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Cultura: pochi soldi ma sprecati

Creato il 05 marzo 2013 da Coralriff @coralriff

L’indifferenza del governo verso questo settore ha dell’incredibile: non solo l’hanno ridotto all’osso con i tagli, ma non sono stati nemmeno capaci di spendere i pochi fondi che ci sono

5 marzo 2013

cultura
     Umiliata e offesa dai tagli continui, la cultura è la Cenerentola del bilancio statale. Fra fondi in costante calo e decine di istituti a rischio sopravvivenza per risparmiare poche decine di migliaia di euro, la tutela di un patrimonio unico al mondo sembra sempre più difficile. Ma alla scure dei governi, che da anni infieriscono su questo capitolo di spesa con particolare crudeltà (celebre il motto “Con la cultura non si mangia” dell’ex ministro dell’Economia Giulio Tremonti), si aggiunge una incapacità di spendere anche quei pochi fondi a disposizione che mette ancora più a rischio la sopravvivenza delle bellezze del nostro Paese. 

     Il punto della situazione la fa una circolare emanata nei giorni scorsi dalla direzione generale del Bilancio del ministero dei Beni culturali, intitolata “Monitoraggio contabilità speciali e conti di tesoreria unica al 31 dicembre 2012″. Sei pagine di grafici e tabelle che tracciano una radiografia impietosa sull’incapacità di utilizzo del budget. Fra proteste e contestazioni, lo scorso anno il governo ha assegnato al Mibac 786 milioni, la cifra più bassa mai stanziata. Ebbene, lo sapete quanti il Collegio romano è stato in grado di impiegarne? Nemmeno la metà: appena 330 milioni, il 42 per cento. In termini assoluti, il peggior risultato di sempre.

     E dire che all’inizio del 2012, con una direttiva firmata dallo stesso ministro Ornaghi, era stato fissato il traguardo di raggiungere almeno il 5% di spesa in più dell’ultimo esercizio finanziario, ovvero il 48,6%. Mese dopo mese, inoltre, nei monitoraggi periodici svolti, veniva costantemente sottolineato agli uffici “l’obiettivo da conseguire”. Invece non solo l’intento è penosamente fallito ma ad analizzare le singole realtà ci sono casi tali da far gridare allo scandalo.
La Soprintendenza di Napoli e Pompei, ad esempio, afflitta da croniche difficoltà, nel corso dell’anno ha avuto 77 milioni di euro eppure ne ha spesi solo 23, meno di un terzo. Grosso modo la stessa performance delle direzioni regionali, che nelle casse avevano quasi mezzo miliardo di euro (con picchi di residui pari all’80 in Sardegna e Campania). Peggio ancora ha fatto invece la Soprintendenza archeologica di Roma, con meno di un quarto dei 135 milioni disponibili utilizzati. Non mancano i casi-limite, al limite del patologico. La Soprintendenza di Pistoia-Prato e quella architettonica in Piemonte hanno speso appena 1 milione su 12, mentre gli archivi di Trapani e Matera hanno lasciato in cassa rispettivamente il 96 e il 97 per cento delle risorse.
Numerose le cause di questi fallimenti, come la necessità di una progettazione molto accurata, le rigidità del codice dei contratti o la difficoltà di coniugare le responsabilità contabili con quelle della tutela, che richiede a funzionari e soprintendenti di interpretare anche il ruolo del manager. Ma anche la scarsità e l’impreparazione del personale amministrativo, spesso non all’altezza del proprio compito. Il Mibac infatti non è mai stato in grado di impiegare più del 50-55 per cento del proprio plafond e negli ultimi quattro anni la cifra è scesa ulteriormente, nonostante erogazioni in calo anno dopo anno. Quando c’è metodo di lavoro e una buona organizzazione degli uffici, tuttavia, i risultati si vedono. La soprintendenza architettonica veneziana, ad esempio, aveva un budget di oltre tre milioni ed è riuscita a lasciare in cassa solo gli spicci.

Tratto da: http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cultura-pochi-soldi-ma-sprecati/2200626


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