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Cun conigli, anlac: prezzi falsati minacciano libero mercato

Creato il 06 maggio 2015 da Yellowflate @yellowflate

CUN CONIGLI, ANLAC: PREZZI FALSATI MINACCIANO LIBERO MERCATOIl presidente dell' Anlac Saverio De Bonis sottolinea i comportamenti anticonconcorrenziali che rischiano di compromettere l' intero comparto cunicolo italiano e tentano di far saltare l' esperimento Cun.

E' una lotta senza precedenti quella che si stà verificando queste settimane, per qualcuno un braccio di ferro politico teso a far saltare la Cun. Nelle ultime tre sedute c'è stato un calo enorme di 37 centesimi al chilo che porta il livello di prezzo ad euro 1,37/kg, oltre sessanta centesimi sotto il costo di produzione, mentre in Francia la quotazione del vivo non scende al di sotto di euro 1,80/kg.

Il disegno di qualcuno è chiaro: annullare il libero mercato e far passare tutti sotto la governance di tre mangimifici industriali, che stanno investendo sulle perdite pur di arrivare al controllo di tutti gli allevamenti e macelli liberi. Un cartello che si è suddiviso i compiti: una parte, opera dall' esterno della Cun fissando i prezzi a Milano e Treviso, dopo aver svolto questa attività a Padova e Verona, e dopo aver firmato il Protocollo Cun, l' altra, agisce dall' interno per influenzare alcuni allevatori - non neutrali e perciò incompatibili con il ruolo di commissari - ad allineare il prezzo Cun all' interno di un intervallo compreso tra le quotazioni di Milano e Treviso. Non è un caso se dall' inizio di gennaio ad oggi, la media del prezzo Cun è stata pari ad euro 1,56, quella di Milano pari ad euro 1,53 e quella di Treviso pari ad euro 1,62.

La manovra, dunque, è sempre la stessa: si finge un calo dei consumi, si slittano un po' di carichi agli allevatori, si intasa il mercato con il 5% di merce estera francese ed il gioco è fatto. Se il mercato non fosse manipolato e falsato, per il principio di libera concorrenza, i nostri macellatori avrebbero dovuto esportare di più in Francia, dove il vivo costa di più e pure il macellato. Invece nessuno è in grado di esportare, la scusa è che una parte piccola di macellato francese arriva sottocosto, addirittura per volontà della GD francese, mentre il grosso della produzione viene venduto in Francia a prezzi più elevati che in Italia. Ma può un camion a settimana condizionare dalla Francia un mercato così grande come quello italiano, senza che nessuna Autorità di controllo intervenga? E se ci fosse un intesa tra i francesi e i grossi macellatori italiani?

Gli effetti restrittivi sono ormai evidenti. Gli allevamenti e i macelli chiudono ogni giorno. Sui punti vendita italiani la distribuzione è rarefatta, solo un supermercato ogni cinque dispone di coniglio e in molte catene vi è rottura di scorte nonostante i prezzi vantaggiosi. E' la dimostrazione che i consumi sono costanti, non c'è un eccesso di offerta italiana, come si vuol far credere, ma solo una manovra illecita tesa a favorire il controllo degli approvvigionamenti.

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