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'D' eufonica. Qualche utile consiglio.

Creato il 08 ottobre 2012 da Emanuelesecco
'D' eufonica. Qualche utile consiglio.
Più di un mese fa mi sono dedicato al raccapricciante utilizzo moderno (ormai una moda) di assolutamente sì/no (link al post). Oggi voglio dedicarmi a un'altra cattiva abitudine alla quale, ahimè, siamo ormai assuefatti: l'uso incontrollato della 'd' eufonica.
Quante volte in testi scritti da persone possedenti una certa aura di notorietà abbiamo assistito a tale scempio? Fin troppe.
Quante volte, parlando anche con la più umile delle persone, abbiamo udito stacchi di pronuncia fin troppo netti così da non credere a ciò che stavano udendo le nostre povere orecchie?
Premetto già che non sono un santo, ma sapete com'è, sbagliando si impara; e visto che siamo tutti qui per imparare (anch'io) diamoci da fare.
Prendiamo per prima cosa due brani tratti dal web:
«L'uso della 'd' eufonica è, nella lingua italiana, un procedimento volto ad agevolare la pronuncia di parole consequenziali che, in assenza di questa, risulterebbero difficili da leggere o, in molti casi, cacofoniche.
Tale accorgimento consiste nell'aggiungere a preposizioni come "a, e, o" una d finale (epítesi) quando a seguirle sono parole che iniziano per vocale.»
«L'uso della 'd' in chiave eufonica, nell'italiano, è attestato tanto nell'uso della lingua parlata che di quella scritta. Tale fenomeno consiste nell'aggiunta finale (epítesi) della lettera 'd' ad alcune particelle, qualora l'incontro vocalico con parole inizianti per vocale dia adito a cacofonie o difficoltà di pronuncia.»
Fin qui tutto bene, giusto? Regolina semplice e chiara che, come tutte le regole semplici e chiare, viene ogni giorno ignorata da gente comune, scrittori affermati o idioti che si credono tali; per quanto riguarda quest'ultimo caso, per farli sentire a casa, sarebbe meglio scrivere "od idioti" (tanto il significato non cambia). Il cattivo utilizzo di tale agevolazione di pronuncia, infatti, avviene proprio quando si vuole dare un'aura di importanza alle cazzate che si stanno scrivendo (latineggiando un po' il gergo). E questi sono i casi più preoccupanti (per esempio, quella fetecchia de ilQuintuplo.it).
La maggior parte delle volte, invece, il surplus di d eufoniche avviene per distrazione. Non ve ne faccio certo una colpa in questo caso (a volte sono il primo a peccare).
Qualche esempio di cattivo utilizzo? Ben serviti: "od entrare", "ad osservare", "ed in cui", "ad Helsinki" (mai 'd' eufonica con parole che iniziano per 'h'), "ed educato", "od odorare". In molti dei casi appena elencati si crea un fenomeno chiamato cacofonia (suoni sgraditi all'udito), quindi è meglio ovviare a tale problema. In altri, invece, in fase di lettura o pronuncia ad alta voce si risolve il fenomeno chiamato omofonia (il caso di "ad empiere" e "ad adempiere" ne è un esempio) grazie al raddoppiamento fonosintattico; "ad anno" è ben diverso da "a danno", e la pronuncia di quest'ultimo risulterà essere "a ddànno".
Siete avvezzi all'utilizzo smodato della 'd' eufonica? Un utile suggerimento viene da Bruno Migliorini, famoso storico della lingua italiana, il quale consiglia di provare a pronunciare una frase per vedere se l'incontro delle vocali è davvero fastidioso e di aggiungere la 'd' eufonica solo se effettivamente si riscontra un miglioramento del suono della frase, perché la somma di troppe d può provocare la cacofonia che la 'd' eufonica dovrebbe invece servire a evitare.
Bene. Ci tengo a precisare che con questo articolo non mi sono erto a maestrino della situazione, ci mancherebbe. Però essendo anch'io peccatore tra i peccatori (spero non più molto spesso ormai) mi auguro solo che questi piccoli consigli possano esservi utili.
Per ultimare in bellezza, vi lascio un breve estratto dal sito web dell'Accademia della Crusca:
«L'uso della 'd' eufonica, secondo le indicazioni del famoso storico della lingua Bruno Migliorini, dovrebbe essere limitato ai casi di incontro della stessa vocale, quindi nei casi in cui la congiunzione e e la preposizione a precedano parole inizianti rispettivamente per e e per a (es. ed ecco, ad andare, ad ascoltare, ecc.). Si tratta di una proposta di semplificazione coerente con molti altri processi di semplificazione cui è sottoposta la nostra lingua, ma dobbiamo comunque tener presente che la d eufonica non è un elemento posticcio, ma trova la sua origine nella struttura originaria delle due parole interessate che in latino erano et ed ad.»
A presto!
E.

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