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Da dove ripartire?

Creato il 25 giugno 2015 da Freeskipper
Da dove ripartire?di Gerardo Lisco. Se non fosse ancora chiaro, con la fiducia sul D.d.l. la “pessima scuola” il Governo Renzi ha rinunciato a dialogare con il Paese. Questo provvedimento fa il paio, sul piano politico, con il diverso metro adottato per il Sottosegretario Castiglione del Ncd rispetto al comportamento che Renzi tiene verso il Sindaco di Roma Marino. Renzi è ostaggio dei gruppi di pressione che fanno capo al Ncd e a Scelta Civica. La Ministra Giannini, “transumando” da Scelta Civica al Pd, ha voluto ufficializzare la sua posizione di rappresentante di una lobby all’interno del Pd che ne condiziona le politiche.
Ogni giorno che passa emerge sempre meglio il dato politico che Renzi, da soluzione alla deriva nazionalpopulista rappresentata dalla Lega di Salvini, sta diventando il fattore di instabilità che favorisce proprio l’accelerazione di questo processo. L’incontro ad Arcore tra Salvini e Berlusconi, al di là dell’apparente mancata intesa, resta un dato forte sul quale riflettere. Lo schema proposto da Berlusconi è lo stesso di qualche anno fa. A nord la Lega e a sud Alleanza Nazionale con Forza Italia a fare da collante. Da allora, pur se qualcosa è cambiato, il progetto resta ancora valido. Se è vero che è scomparsa Alleanza Nazionale è altrettanto vero che quell’elettorato non si è sciolto come neve al sole. E’ tutto lì, a destra, in attesa del richiamo della foresta. Altro è cambiato in questi anni. L’area sociale tradizionalmente di sinistra vive una situazione di confusione e di mancanza di rappresentanza. Le stesse fuoriuscite dal PD di Cofferati, Civati, Fassina; la continua organizzazione e riorganizzazioni di correnti, sottocorrenti e spifferi danno più l’impressione di un riposizionamento negoziale che l’idea di un progetto politico portatore di una visione e di una cultura politica. A tutto questo si aggiungono la fine di una serie di tabù culturali che, all’epoca del primo governo Berlusconi, funzionarono da anticorpi. Oggi la Democrazia italiana è indifesa.. Quando parlo del venir meno dei tabù che funzionavano da anticorpi a difesa della nostra Democrazia mi riferisco al ruolo autorevole e legittimo del Parlamento, dei partiti politici, dei corpi sociali intermedi primi tra essi i sindacati, la cultura dell’antifascismo e della Resistenza, i valori ideali dell’Europa, l’autonomia e l’indipendenza degli intellettuali oggi invece asserviti alla dittatura dell’audience televisiva. In una parola i valori culturali racchiusi nei “Principi fondamentali” della Carta Costituzionale. A mettere in discussione questi principi, a “rottamarli”, in primo luogo ha contribuito la stessa classe politica, anche quella di Sinistra. Il colpo di grazia è stato dato dal rottamatore. Ma chi ha contribuito in modo rilevante è stato l’ex Presidente della Repubblica. Con il suo ruolo semipresidenzialista ha contribuito a “picconare” la Repubblica Parlamentare più dello stesso Cossiga. Venuti meno una serie di tabù la strada a Salvini è spianata. Non vi è più nell’opinione pubblica una sorta di inibizione rispetto a un messaggio politico intellettualmente volgare e sostanzialmente sconclusionato come si evince dalle dichiarazioni del responsabile economico della Lega: un tal Claudio Borghi Aquilini. Per inciso, costui, alle elezioni regionali toscane ha portato la Lega alleata con Fratelli d’Italia al 20%. Più che la cura alla deriva nazionalpopulista, Renzi ne è diventato il fattore scatenante e ne sta determinando l’ascesa. La domanda è: da dove ripartire per la rinascita Democratica? Penso che occorra ripartire dalla Società e dai territori dove essa vive e prospera. Alle ultime elezioni regionali, nonostante Renzi, vi è stata l’affermazione di presidenti di Giunte regionali in Toscana, Puglia, Umbria, che nulla hanno a che vedere con Renzi e con il renzismo. Se diamo uno sguardo attento alle regioni amministrate dal centrosinistra, emerge il dato che la stragrande maggioranza di essi è stata individuata in primarie nelle quali i candidati renziani sono stati sconfitti. Nel caso della Puglia Emiliano non solo ha perseguito l’alleanza con SEL ma, ad esempio, sulla “scuola” si è apertamente schierato con gli insegnanti in sciopero. Addirittura ha offerto degli assessorati al M5S. E’ un altro mondo rispetto al Partito della Nazione che persegue Renzi. Tutta l’Italia meridionale, ad esclusione della Basilicata, è Governata da Presidenti di Giunte non renziani. Molti di essi, come ad esempio Rossi e Zingaretti, stanno dimostrando di avere notevoli capacità amministrative e politiche. In conclusione la ripartenza democratica può avvenire solo dai territori e non da operazioni scissionistiche e di riposizionamenti che si stanno rivelando vuote e prive di prospettiva.

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