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Da GENTILE GERMANIA (2014) “La Germania si compra i tedeschi”

Creato il 26 agosto 2015 da Rosebudgiornalismo @RosebudGiornali
GENTILE GERMANIA_FRONTdi Giuseppe Leuzzi.
Mancando d’altro, i tedeschi si legano col sangue, utile solo a litigare. Oriundi cercano, come un club di calcio, e se li comprano. Sul Volga, in Siberia, in Volinia, ora Ucraina, in Bessarabia, ora Romania, e nel Caucaso. Molti riemigrati nel Midwest, quando lo zar non li volle più, o altre terre incognite, gli Hutterer seguaci di Hutter, il comunista tirolese del Cinquecento che vanta Comenio tra i seguaci. Ai quali il governo federale deve fare scuola dopo averli riscattati, per insegnare loro il tedesco, che sempre resta arduo. Per il diritto di ritorno dei coloni esteni, Aussiedler, ai quali spesso la Germania non piace, mentre ai turchi sì.

La storia ultima sarà stata anche questa, della graziosa Repubblica Federale che bracca tribù trapiantate da secoli, allettandole con pensioni in euro, benché istupidite dall’inbreeding e a volte irriconoscenti. Nel quadro del superiore diritto del sangue. Mentre rifiuta l’integrazione ai tedeschi turchi, che ne rinfrescherebbero i globuli rossi.

Per un senso, se non è un progetto, di superiorità: il sangue purifica. Allargato, come avviene in questi anni di crisi economica e dell’euro, ai vicini, nordici se non antichi sassoni: Benelux, Austria, Svizzera, paesi Baltici, Scandinavia. “Dall’inizio dell’anno è divenuta parola d’ordine comune a gran parte della stampa tedesca che il Reno dev’essere difeso sul Po”: così Engels apriva il saggio Po e Reno, a febbraio del 1859. Molto tempo fa, che però non è passato. Lo zoccolo duro è sempre quello, la galassia tedesca.

È la lega degli spregiatori della latinità di cui scrisse il vescovo Liutprando: “Noi longobardi, e con noi i sassoni, i franchi, i lotaringi, gli svevi, i burgundi”. La favola della superiorità è antica. Paolo Diacono la spiegò nel 700, prima del Mille, benché in latino: “La regione settentrionale, quanto più è remota dal caldo del sole e gelida per il freddo delle nevi, tanto più è salubre al corpo umano e idonea a propagare le stirpi. È così che moltitudini di popoli hanno origine sotto l’Orsa, nella regione detta Germania”.

A partire dall’Islanda, dove il proscritto ritornava eroe, e celtizzato sarà Robin Hood, la libertà nordica s’impose. Possenti vichinghi liberarono l’Europa di Carlo Magno. Ai preti giurando: “Adoreremo il vostro Dio”, in aggiunta a Odino, Frei e Thor. Con la riserva di seguitare ad abbandonare le figlie. Ma da keynesiani: i tesori che rubarono a vescovi e principi li spesero. Non sono i soli: l’Europa è stata salvata più volte, dai russi a Est contro mongoli e tartari, dai magiari, serbi, croati a Sud contro i turchi, da Carlo Martello a Ovest. Ma dai germani con più cura.

Uno sforzo unico. Come se l’Italia, unificata da uno Staufen della cinica Palermo, andasse a riscattare latineggianti, dalla pampa alle Svalbard. L’Olanda inclusa dei certamina Hoeufftiana, le gare di latino del signor Hoeufft, in premio ben 225 grammi d’oro fino. Soli sfortunati sono i tirolesi cui tocca vivere in Italia, i soli tedeschi antitaliani. Non da ora: nel 1903 invasero Innsbruck per prendersi l’università e Francesco Giuseppe dovette abolire le cattedre italiane, è così che nasce una tradizione. Si sono rifatti diventando i più ricchi d’Europa, con i soldi di Roma.

Ma poi, dai tedeschi non va preteso troppo. Non più che dagli altri. Si conservano meglio fuori, in quanto goti, franchi, longobardi, burgundi, sassoni, scandinavi, i più tedeschi sono svizzeri e austriaci. C’è una Prussia hegeliana, opera dei germanisti, infatuati, e c’è la Prussia dei fuori misura e le caserme. Che sconfortava Bismarck prima che Fontane o Nietzsche. Prussia è Russia, con tutti i chiodi. A Pietroburgo lo Stato Maggiore prussiano era di casa, durante e dopo Napoleone, e prima, Scharnhorst, Gneisenau, Clausewitz. Il padre della guerra moderna e partigiana stipendiato. Mentre Berlino è città di ugonotti. La Prussia, devastata dalla peste del 1709 e dalla guerra dei Sette Anni, fu ripopolata da Federico Guglielmo coi protestanti di Salisburgo, in aggiunta a quelli di Parigi, e trentamila svizzeri.

La libertà tedesca lascia perplesso pure il presidente della Repubblica, il mite pastore Joachim Gauck. Che dice: “Viaggio spesso per la Germania e, non di rado, provo la sensazione di far parte di una minoranza”. Non trovandovi la libertà. Il tedesco “ama la libertà come la vecchia nonna”, celiava Heine – l’inglese come la sposa da difendere, il francese come l’amata da conquistare. Gauck non lo dice per ridere. All’implosione del comunismo l’opposizone fu incerta, “infantile”, lamenta. E pronuncia pure lui la storica frase della Novemberrevolution, 1918-‘19, e l’anno dopo della destra comunista, i Freikorp: “Il potere si poteva raccogliere per la strada, ma nessuno sembrava interessato”.

Gauck ne fa l’esito della Guerra dei Trent’anni che le potenze si fecero in Germania (16181648), dopo la quale solo i prìncipi garantirono un po’ di sicurezza, e la sudditanza all’autorità fu introiettata. Ma la radice è Lutero, che in Italia è sinonimo di libertà, in chiave anticlericale, e invece non liberò nessuno in Germania. E disprezzando il popolo, bonaccione e vagabondo, irritato l’asservì. Lo dice il “saggio fondamentale” di Thomas Mann sulla Germania, 1945, e non c’è da dubitarne: il Riformatore, “incarnazione dell’essenza tedesca”, fu un “rivoluzionario conservatore”, pure lui, “ha fondato la sudditanza dei tedeschi ai prìncipi e all’autorità e ha favorito, forse inventato, il dualismo tra audace speculazione spirituale e immaturità politica”.

Potrebbe pure trovarsi la teutonicità fuori della Germania. Resiste infatti dove ha dirazzato, tra gli inglesi amabili Coleridge, De Quincey, Carlyle, che quando i tedeschi si scoprivano “ariani” si vollero “ariogermanici”. Il miglior ‘900 tedesco è di fuori, austriaci, triestini, svizzeri, ebrei alcuni, il cosmopolita Hesse, altro tedesco che si nega, i praghesi Meyrink, Rilke, Kafka, i rumeni Celan, Herta Müller. E la musica: Mahler, Berg, Webern, Schönberg. Più i tedeschi costretti a parlare inglese, Arendt, Popper, Kissinger.

Tra i tedescofoni antipatizzanti molti sono poeti, i migliori, Celan, Sachs, Bachmann, Canetti con gli ebrei la Germania ha espulso poesia (Bachmann non è ebrea, ma non voleva essere tedesca). Rilke è un altro che non volle essere tedesco, dopo Heine. Dubitò perfino “Paul Anton de Lagarde”, il teorico delle razze praeceptor Germaniae di Mann: in Deutsches Vaterland dice “mai esistita una storia tedesca”, se non come “svilirsi della sostanza tedesca”. I tedeschi tutti sostanza senza storia: è un’idea.

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animazione 3d Gentile Germania

Product Details

  • File Size: 1092 KB
  • Print Length: 261 pages
  • Publisher: IPAZIA BOOKS; 001 edition (January 22, 2014)
  • Publication Date: January 22, 2014
  • Sold by: Amazon Digital Services, Inc.
  • Language: Italian
  • ASIN: B00I0EOQJ4
  • Source www.ipaziabooks.com

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