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Da ieri il Jobs Act è entrato in vigore. Il ministro Poletti: “La norma sui licenziamenti non è perfetta”

Creato il 08 marzo 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

La Gazzetta Ufficiale pubblica i decreti legislativi sul Jobs Act, che sono entrati in vigore ieri, sabato 7 marzo. Chi verrà assunto a tempo indeterminato in un’azienda con più di 16 lavoratori non avrà più le garanzie finora previste dall’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. I decreti pubblicati sono due: disposizioni in materia di contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti e disposizioni per il riordino della normativa in materia di ammortizzatori sociali in caso di disoccupazione involontaria. Il Jobs act rende “più semplice assumere”, quindi non ci saranno licenziamenti come qualcuno paventa: “Sarà il contrario, ci saranno molte più assunzioni che licenziamenti”. Matteo Renzi parla così della riforma del lavoro in un’intervista al Tg1.

(economiaweb.it)

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Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, si è detto “convintissimo della bontà delle scelte fatte” sul Jobs Act. Le stime di un aumento degli occupati nel 2015 si aggirano tra le 100 mila e le 150 mila unità grazie alla nuova legge ed il ministro del Lavoro Poletti le ha “confermate” alla luce delle previsioni dei “principali centri studi”. “Spero di fare meglio ma sarebbe un buon risultato”, ha affermato Poletti, aggiungendo che “l’idea secondo la quale si licenzia e poi si riassume non è compatible con la legge”. “Accetto la sfida, ci vediamo tra 12 mesi di fronte ai risultati”, ha concluso il ministro, “dare per scontato un esito negativo è una cosa sbagliata in sé”.

La norma sui licenziamenti disciplinari “non è perfetta” ammette il ministro del Lavoro sulla possibilità che, scattando il licenziamento disciplinare se il fatto sussiste, un dipendente possa perdere il posto di lavoro per un’infrazione lieve. “Sappiamo che la norma non è perfetta, c’è un limite su quel versante”, afferma il ministro che però rivendica il superamento delle ambiguità giuridiche della normativa precedente (citando i “meccanismi di verifica della gravità del fatto”), che il governo “ha cercato di risolvere con un punto chiaro”.

I primi effetti positivi previsti tra aprile e giugno. Poletti ha aggiunto di prevedere che i “primi effetti” positivi dello Jobs Act sul mercato del lavoro si vedranno “tra aprile e giugno” con il primo contratto a tutele crescenti che potra’ essere firmato “gia’ domenica”. “Sarebbe cosa sbagliata e grave” se le banche facessero pagare un’assicurazione contro il rischio licenziamento a un assunto con il contratto a tutele crescenti che chieda un finanziamento, ha dichiarato Poletti, affermando di confidare nella capacita’ degli istituti di credito di “stare al passo e fare il loro mestiere, che è quello di prestare soldi e sono sicuro che lo faranno nel modo giusto”.

L’intervista al Tg1 al premier Matteo Renzi. Il Jobs act rende “più semplice assumere”, quindi non ci saranno licenziamenti come qualcuno paventa: “Sara’ il contrario, ci saranno molte più assunzioni che licenziamenti”. Matteo Renzi parla così della riforma del lavoro in un’intervista al Tg1 in cui parla anche della crisi economica, della riforma del fisco, dell’ipotesi di dialogo con il M5S sulla riforma della Rai e dell’emergenza migranti. Il premier sottolinea che il Jobs Act è “grande rivoluzione” che “porterà l’Italia fuori dalle secche della disoccupazione”. Sul cammino delle riforme, Renzi si dice “assolutamente certo che in Parlamento ci saranno i voti”. “Se la minoranza del Pd vuole discutere ci sono i luoghi per farlo, ma la mia proposta e’ che si vada nella stessa direzione che abbiamo seguito fino a oggi”. Quanto al rinvio sulla riforma del fisco, “non dobbiamo fare pasticci -dice Renzi- dobbiamo farlo semplice, stangare quelli che non pagano le tasse ma creare un clima che non sia di oppressione. La prima bozza andava bene a Equitalia, meno bene all’Italia. E’ questione di settimane”, assicura il premier. (AGI)


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