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Da Indiana Jones a Lawrence d’Arabia: Giordania

Creato il 31 maggio 2012 da Comeilmare

MEDIORIENTE
AMMAN - GiordaniaProvate per un attimo a pensare dov’è la Giordania.
Confina a sud con Egitto e Arabia Saudita, a est con l’Iraq, a ovest con Israele (e Palestina) e a nord con la Siria che, proprio poche ore fa, una cara amica mi informa essere in stato di guerra civile.
E noi, qui a due passi da Damasco, come stiamo? Nessuno ha sentito né visto niente, qui si pensa agli esami di ammissione all’università conclusi ieri, al ramadan che inizia domani e alla stagione turistica rovinata per le numerose cancellazioni causate da guerre che nulla hanno a che fare con la Giordania, la cui unica colpa è quella di trovarsi nella punto sbagliato del globo.
E’ vero, ovunque si guardi qui intorno ci sono guerre, ma in Giordania è diverso: qui non c’è petrolio quindi la nazione è povera ma il re è giusto e amato, le donne hanno l’appoggio della regina Rania sulla loro strada verso l’emancipazione e i poliziotti sono i primi a salutarti, sorriderti e a posare per le foto. L’atmosfera che si respira passeggiando per Amman è quella di una caotica città araba dall’aspetto decadente ma piena di sorrisi e welcome-where are you from-nice to meet you.
Tripoli mi aveva fatto la stessa rassicurante impressione, e ora come ora ho quasi paura a dirlo…

Comunque il nostro viaggio è appena cominciato e della Giordania abbiamo visto solo Amman e il suo museo con le statue più antiche del mondo (6’500 a.C.), i castelli nel deserto compreso quello da cui Lawrence D’Arabia organizzò l’attacco ai turchi asserragliati a Damasco che avrebbe portato la rivolta araba al successo, la cittadina di Azraq a 50 chilometri dall’Arabia Saudita a sud e a 250 dall’Iraq a nord-est, e poi la meravigliosa Jerash, una delle città romane più importanti del Medioriente.
Petra si avvicina, come l’esplorazione dei luoghi biblici di ancestrale memoria: per dirne una domani ci aspetta il Monte da cui Mosè vide la terra promessa…

UN SOGNO DIVENUTO REALTA’

PETRA - Giordania
Seduta sul balconcino della nostra camera del Dead Sea Hotel… davanti a me il Mar Morto e in lontananza le luci di Gerusalemme, aria calda sul viso.  Sono le 11 e mezza passate e ci saranno 30 gradi.  Fumo una sigaretta e ripenso al nostro viaggio in Giordania che sta per concludersi…

Due immagini ho chiare nella mente: Indiana Jones che percorre a cavallo il siq (canyon) di Petra e Lawrence d’Arabia che dal deserto di Wadi Rum punta verso Aqaba per guidare la rivolta araba.
Sono due immagini che mi hanno accompagnato nella crescita e ripensandoci vedo me ragazzina che sogna di visitare questi luoghi sulle ali evocative della fantasia… Ora questi sogni sono per me una realtà, anche se ancora faccio fatica a mettere a fuoco le meraviglie vissute in questa infuocata estate araba…

Petra non ha eguali nel mondo, la magia che si respira tra le sue pietre rosa si legge negli occhi dei turisti che, dopo aver camminato per due chilometri tra le pareti alte 200 metri di uno dei canyon più famosi al mondo, vedono materializzarsi la facciata scolpita nella roccia del Tesoro stretta tra due muri di roccia che quasi si toccano… La nostra guida bedù lo sa bene e quando sa che dietro l’angolo c’è il sogno di una vita di una ragazzina di 12 anni, mi prende per mano, mi dice di chiudere gli occhi e mi accompagna al di là dell’ultima curva canticchiando il tema di Indiana Jones: apro gli occhi e non ho più parole… dimentico macchina fotografica e videocamera e non riesco a fare altro che sorridere inebetita, gli occhi fissi sul tempio rosa che spunta al di là delle buie pareti del canyon, e mi vedo già a cavallo alla ricerca del sacro graal… e di tesori a Petra non c’è solo questo tempio ma una miriade di gioielli incastonati tra le rocce striate di colori che spuntano in ogni dove…
I Nabatei scolpirono questa città nella roccia tra il 200 a.C. e il 400 d.C., poi arrivarono i Romani che, dopo il primo tentativo di conquista fallito, avvelenarono l’acqua che dava vita alla città. I Nabatei non ebbero scampo e la città passò ai romani, poi agli arabi, agli inglesi e infine ai turisti che però sono pochi in questo periodo dell’anno, sia per il caldo sia per le guerre in Siria, Iraq, Israele… La gente ha paura di venire qui, le cancellazioni sono state molte in questi mesi… una rovina per l’economia giordana che si fonda sul turismo, ma (lo dico a malincuore) un bene per noi che ci siamo aggirati per due giorni tra queste meraviglie praticamente da soli, in compagnia ‘solo’ delle nostre emozioni e dei continui sospiri di meraviglia, su e giù tra le alture di uno dei siti archeologici più grandi del mondo, tra una salita e un’altra, una cavalcata a dorso di mulo e una passeggiata in notturna nel siq al suono della musica beduina che rievoca un’epoca in cui questa terra era dei nomadi bedù e di loro soltanto…

E poi il deserto di Wadi Rum, a poche ore di macchina a sud di Petra, il deserto dei bedù e di un ‘piccolo’ soldato inglese che si innamorò del deserto e della sua gente e che diede agli arabi la speranza di rientrare in possesso delle loro terre, a dorso di cammello… è un ragazzo bedù a guidarci nel deserto, sballottati sulla sua vecchia jeep nera marchiata con adesivi che inneggiano ad Allah, tra dune di sabbia rossa, imponenti montagne panciute che sembrano mandrie di elefanti che si abbeverano nelle sabbie degli wadi, tende di pastori di capre e cammelli, inaspettate macchie verdi di fonti zampillanti di vita a 40 gradi all’ombra… il ragazzo ci prende in simpatia e l’ultima sera ci invita a cena in un accampamento bedù dove veniamo accolti con calore dai pochi uomini che ancora scelgono di vivere nel deserto.
Una vita dura la loro, tra estati torride e inverni gelidi, camminate infinite alla ricerca di un animale che si è perso, senza acqua né riparo, l’inseparabile kefia bianco e rosso in testa… Mangiamo alla luce della luna sotto un cielo stellato che sembra caderci addosso, intorno al fuoco sempre acceso, accovacciati sulle stuoie intorno ai pentoloni di riso e carne di agnello arrostita, un pezzo di pane arabo per strappare la carne dalle ossa e un cucchiaio per mangiare riso e zuppa, tutti insieme dalla stessa pentola… la sabbia scricchiola sotto i denti, il cane dell’accampamento abbaia in lontananza per tenere lontane le volpi del deserto, nelle narici il profumo del narghilè, in bocca il sapore dolcissimo del tè alla salvia che disseta e rigenera più dell’acqua… ieri sera le mani odorose di agnello affondavano nella sabbia, stasera il Mar Morto ci guarda dalla nostra camera a cinque stelle del Dead Sea Resort… dalle stalle alle stelle, o piuttosto dalle stelle alle stalle… la vita è fatta di contrasti ed è così che mi piace ricordare questo nostro viaggio in Giordania, tessuto sul filo dei ricordi cinematografici della mia infanzia…

PER LE FOTO consiglio: http://www.ivanofusetti.it/travels/jordan/index.html

[ Racconto di viaggio di Federica Leone ]



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