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Da leghista paffutello a rocker anticasta: un Paragone

Creato il 09 novembre 2012 da Idispacci @IDispacci

Da leghista paffutello a rocker anticasta: un Paragone

C’era una volta Gianluigi Paragone, un giovane conduttore RAI sovrappeso vicino alla Lega Nord (ex direttore de “La Padania”). Labbroni molli e abbondanti, cravatta verde, un incarnato scuro a denunciarne, meschino, le ascendenze vergognosamente sudiste. E c’era il suo talk politico del venerdì, in seconda serata: “L’ultima parola” (partito nel gennaio 2010), su Rai Due. Niente di nuovo, forse qualche urlo in più del solito, ma un salotto tra i tanti.

Da qualche mese, quel conduttore è sbocciato, fiorito. Da cicciottello leghista, s’è fatto rocker anticasta. Lasciati per strada il completo impiegatizio (sporcato qua e là di verde) e venti chili buoni, ora, quasi fisicato e tutto in tiro, apre il suo talk suonando (male) e cantando (peggio) in compagnia di un manipolo di musicanti che ne sorreggono la fichissima performance. Canzonette sempliciotte – “Il gatto e la volpe” il piatto forte – adatte a mordere la cosiddetta Casta, vittima per eccellenza del nuovo corso de “L’ultima parola”; per intercessione di Gigi lo smilzo e il ganzo, qualche ospite, ma soprattutto il variopinto e schiumante pubblico – studenti fuori corso e imprenditori suicidi – ha facoltà di scagliarsi contro il malcapitato nemico del popolo di turno, sciaguratamente e pazientemente prigioniero dello studio-gogna del Friday Night. Da manuale la puntata (22 settembre 2012) con ospite il “tecnico” Polillo, Sottosegretario all’Economia del Governo Monti: per poco il sardonico repubblicano non se n’è tornato a casa con un forcone nella schiena.

Il nuovo Paragone ricorda tanto il compagno di scuola racchio e secchione che di colpo, volendo assaggiare qualche coetanea, ti piomba in classe profumato, col jeans al posto della tutina. Dice cazzo d’improvviso, forse fuma ed è tentato dal tapis roulant. Chissà se Gigi si evolverà ancora, come un Pokemon. Un Pokemon con due antennine mica da ridere.

Niccolò Re


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