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Da Pawa la storia di Aquiles e Maria e un vento nuovo che non tarderà a soffiare

Creato il 14 novembre 2014 da Marianna06

 

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Oggi, Aquiles e Maria non ci sono più a Pawa. O, se qualcuno dei due oppure entrambi,  fossero sopravvissuti alle febbri malariche, alle pulci penetranti, alla fame e alla guerra, sarebbero di sicuro molto invecchiati e  male in arnese.

Ma la loro storia è  una bella storia e merita d’essere raccontata.

Una storia d’amore iniziata tanti anni fa in una lontana cittadina congolese, nel cuore dell’Africa nera.

Per darvi un’idea temporale erano quelli gli anni di quando Laurent Kabila, cioè Kabila padre, cacciò via dall’allora Zaire il dispotico e sanguinario Mobutu.

I nostri due protagonisti s’incontrarono per caso, in  un giorno qualsiasi, lui cieco, Aquiles,  e lei vedova, Maria.

E lei capì subito che doveva stare accanto a quell’uomo, nonostante la sua grave infermità.

Un sentire spontaneo del cuore,  in questo caso un misto di consolazione e di affettività.

Quella che si dice attrazione.

Il mistero dell’amore che non ha spiegazioni.

Si sposarono in chiesa, infatti,appena qualche tempo dopo.

E, d’allora in poi, condivisero la loro povertà con dignità e  fiducia nella Provvidenza.

Perché era stata “Lei” (così sentivano in cuore tutti e due) a farli incontrare.

La loro esistenza certo non fu facile e la gente dei villaggi circostanti li incontrava spesso, lei davanti e lui dietro, in cammino, in cerca di chi si commovesse e facesse loro la carità.

Ma sereni e  sorridenti. Paghi probabilmente anche  del loro solo stare assieme.

E quando non c’era proprio niente da mettere sul focolare della capanna, i due si accontentavano di erba raccolta in foresta  e di un sorso d’acqua.

Aquiles e Maria, per quanto noti nel loro ambiente, non erano i soli a vivere la durezza della povertà e la paura della guerra a quei tempi.

Tantissimi erano i congolesi segnati dal medesimo destino.

Uomini, donne, anziani, bambini.

La regione, a quei tempi, era denominata con enfasi giornalistica in Occidente i Balcani d’Africa.

Il fatto è che, come ben sappiamo, dopo la morte di Kabila-padre,  una morte che allora fece discutere parecchio gli esperti di “cose”d’Africa, arriva al potere Kabila- figlio.

E quello che era il Congo, divenuto poi a sua volta lo Zaire di Mobutu, prende ancora una nuova denominazione e  diviene così la Repubblica democratica del Congo.

Che di democratico da subito, guarda caso, non ha assolutamente niente.

Solo la scritta nei documenti ufficiali.

E questo nonostante le promesse dei “capi”, tanto del padre prima, che così l’aveva chiamata quanto del figlio poi.

E, meno male, che Aquiles e Maria non avevano mai creduto a una sola parola  di quello che si diceva nei comizi , quando c’era da dare il voto a questo o a quel partito.

E cioè quando arrivavano i galoppini dei politici a sciorinare  promesse agli ingenui.

Per altro Aquiles non sapeva e non poteva neanche leggere. Maria, invece, sì.

E ,adesso, adesso che sono lontani quegli anni di Aquiles e Maria, come stanno le cose a Pawa?

E’ cambiato qualcosa laggiù?

In quella che si chiama Repubblica democratica del Congo (Kabila-figlio è ancora lì agestire il suo potere) sono per caso mutate le condizioni di vita della gente?

Le cronache quotidiane, per quel che apprendiamo, ci dicono  di no.

E non facciamo fatica a crederci.

Quel poco che si fatto e si continua a fare è opera per lo più delle congregazioni missionarie, dei loro uomini e delle loro donne, che s’impegnano con l’aiuto dei benefattori per migliorare, per il poco o molto che possono, le condizioni generali degli indigenti e, ancora, di alcune organizzazioni non governative internazionali. Le cosiddette Ong con i loro volontari.

Chi è andato o magari è ritornato di recente lì, dove era già stato anni addietro,  racconta ancora di quel male endemico che è la fame per i più, di conflitti tra i civili, quelli che da noi ipocritamente definiamo etnici, di morti assurde, di soprusi sui deboli e di pletore di sfollati e ci fa capire che il sogno della pace per i congolesi è ancora, al momento, tristemente paragonabile al miraggio  per l’assetato nel deserto.

Tutto questo sarebbe ora che avesse fine ma i governanti  purtroppo, sono sordi a certi richiami e molto più ciechi, dinanzi all’indigenza e alle sofferenze della gente, della cecità di un  Aquiles, che almeno aveva Maria per guida e per suggerimenti eventuali. E che l’ascoltava.

Ma muti, no. I governanti loro non tacciono mai. Non sanno stare zitti. Continuano a parlare. Sono degli autentici imbonitori. Continuano a promettere. Peccato che le popolazioni abbiano alla fine capito e non si lasciano più incantare dai bei discorsi.

Perché la scuola, pure fatta sotto l’albero all’aperto e i “media”, lì dove riescono ad arrivare, hanno fatto anche questo.

E , prima o poi, le cose dovranno, grazie alle nuove generazioni, cambiare a Pawa certo, ma anche a Kinshasa e in tutto il Congo.Cioè nella Repubblica Democratica del Congo, il Paese la cui gente paga ancora un prezzo eccessivamente elevato in termini di disagi e di sofferenze per una ricchezza che semmai le è propria di diritto naturale e  che, per assurdo, continua a esserle sottratta.

 Il coltan, per esempio,quello dei nostri smartphones e dei tablet, e non solo quello. Molto, molto di più.

                          Marianna Micheluzzi (Ukundimana)

           

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Principali risorse minerarie del Congo e loro distribuzione

COLTAN: Kivu
– CASSITERITE: Kivu
– URANIO: Kivu
– DIAMANTI: Nord Kivu, Kasai
– ORO: Sud Kivu, Kasai
– RAME: Katanga, Kasai occidentale
– COBALTO: Katanga, Kasai occidentale
– MANGANESE: Kasai
– ZINCO: Katanga
– STAGNO: Katanga
– ARGENTO: Katanga
– TU NGSTENO: Katanga
– ALLUMINIO: Maniema, Katanga

                                                                   


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