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Da un'Apocalisse all'altra: Snowpiercer

Creato il 04 agosto 2014 da Alessandro Manzetti @amanzetti
Da un'Apocalisse all'altra: Snowpiercer
L'Apocalisse va di moda, l'Apocalisse, in fondo, ci piace. L'ennesima dimostrazione ce la offre il film distopico Snowpiercer (2013), finalmente qualcosa di diverso rispetto ai blockbusters apocalittici che ci vengono ormai propinati a ripetizione dalla cinematografia targata USA, che non dicono o immaginano nulla di nuovo. Una produzione americana, sudcoreana e francese, un bel team che rivela le migliori qualità di visioni diverse del cinema. Il regista sudcoreano Boon Joon-ho è uno che se ne fotte altamente delle regole, del movie packaging di successo a tutti i costi, delle produzioni che ficcano il naso ovunque (oltre i soldi), e il suo film lo mostra subito. Niente merdate come Elysium, tanto per intenderci. L'idea nasce da una serie di fumetti, Le Transperceneige di Jean-Marc Rochette e Benjamin Legrand, che ha affascinato il regista al punto da riuscire a girare questo film, convincendo i produttori a metterci i soldi, a scommetterci. Niente sceneggiatori seriali,  professionisti del già visto, per fortuna è proprio il fumetto il motore del film, la vera locomotiva, nonostante alcune ovvie variazioni del soggetto cinematografico.
Da un'Apocalisse all'altra: Snowpiercer
La storia? Lancio giusto qualche accenno, in Rete trovate moltissimo materiale da consultare. Siamo nel 2031 e la Terra è assai eco-incazzata, tanto da gelare le palle del genere umano con una nuova era glaciale. I pochi sopravvissuti vivono in un treno che continua a correre intorno al pianeta, grazie a un motore perpetuo inventato dallo schizofrenico Wilford, il demiurgo di questo originale microcosmo a vagoni, che vanno dalla prima classe fino alla coda, dove i viaggiatori meno fortunati vivono in condizioni estreme, appena migliori rispetto all'invivibile esterno, il mondo di fuori ormai morto, inaccessibile, dove spuntano cattedrali di ghiaccio che movimentano un grande deserto bianco e azzurro. Cosa mai potrà succedere? Una rivolta, i viaggiatori pezzenti costretti a mangiare barre di proteine, a base di scarafaggi tritati, contro la casta, i viaggiatori di prima classe, che se la godono tra mille confort, tra saune e discoteche attrezzate, ristoranti di lusso e stretti bordelli, tutto inscatolato dentro vagoni tematici ad accesso riservato. Dipende dal biglietto che si è acquistato, trent'anni prima. Una arca di Noè assai strana, quella immaginata da Boon Joon-ho.
Da un'Apocalisse all'altra: Snowpiercer
Ma nonostante alcuni clichè, come la lotta tra classi sociali su sfondo apocalittico, qualcosa che abbiamo già visto e letto in tante versioni e interpretazioni, lo sviluppo del film convince e inserisce molti altri temi trasversali, rendendosi davvero originale, superando ampiamente il solito minestrone di cazzate. Questo futuro orizzontale, diviso in vagoni, è proprio come un videogame, con vari livelli da superare. Ma i condimenti esotici del regista trasformano questa avventura potenzialmente piatta verso creste assai interessanti: i personaggi si muovono nel loro vissuto, in una sorta di io condiviso, con tinte weird, grottesche e improvvisi scenari grandguignoleschi. Il film non si prende troppo sul serio, non propone filosofie e morali da pochi dollari, non si squaglia in un susseguirsi di stanche vicende. Il fil rouge è l'uomo, la  metafora del suo cammino sulla terra, il viaggiatore che cerca di scassinare le porte delle caste avanzando il più possibile verso il vertice della piramide sociale. Il doppelganger, il fantasma che viaggia chiuso nel maledetto treno metallico, con regole, serrature e poche chiavi a disposizione, non è altro che un nostro riflesso proiettato sullo schermo a pieno nero del futuro. I personaggi funzionano a pieno regime, sono disegnati con i chiaroscuri del fumetto, ma gli interpreti, gli attori, faticano parecchio a calarsi in panni così particolari. Non tutto bene, dunque, anche a livello di sceneggiatura che dopo aver brillato per tre quarti del film, inizia a perdere il ritmo confondendo il lettore, non riuscendo ad andare fino in fondo, a scavare nei temi proposti, svilupparli fino alle estreme conseguenze. Il finale non è all'altezza, ma questo film è sicuramente consigliato, vista la discarica cinematografica degli ultimi anni (specie per il genere fanta- apocalittico) nella quale siamo costretti a entrare per cercare perle impossibili tra i rifiuti, tra le grosse scorie del marketing. Sotto trovate un trailer, salite anche voi su questo treno apocalittico, il viaggio non è male. In attesa di qualcuno che sappia davvero arrivare fino in fondo, sul nostro futuro, senza coitus interruptus.


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