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Dai gattini di Facebook a Mammone

Creato il 19 dicembre 2013 da Mcnab75

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Se volete avere un sicuro successo aprite un blog con sole immagini di gattini.
Anzi, il blog può essere complicato da gestire. Vi consiglio di aprire una pagina Facebook e di sovraccaricarla di foto di micetti di qualunque razza e colore. Meglio se buffi e dall’aria bizzarra, come il Grumpy Cat (verso il quale provo un sano e duraturo odio).
I gattini, ancor più dei cani e di altri animali, attirano i curiosi e gli internauti pigri. Senza contare i bimbiminkia e altre categoria diversamente umane.
Se volete fare gli alternativi, potete invece aprire un sito dedicato al buon vecchio Gatto Mammone. Che è assai poco puccioso, e anche molto più cattivo di quell’obbrobrio del Grumpy Cat. Infatti è anche l’unico micio che mi ispira sufficiente simpatia da dedicargli un articolo: questo.

Ma cos’è il Gatto Mammone?
Secondo il folklore di molti paesi (compreso il nostro) si tratta di una creatura magica dall’aspetto terrificante, e di natura infernale.
Le origini di questo essere affondano nell’Antico Egitto, civiltà che non a caso aveva un particolare riguardo verso i felini. A quei tempi Mammone era considerato un gatto dai poteri soprannaturali, ma non necessariamente malvagi, tanto che per alcuni sacerdoti rappresentava la fertilità.
Solo molto più tardi, con l’affermarsi del Cristianesimo, il temibile gattone divenne uno dei tanti spauracchi da temere e da esorcizzare con preghiere, processioni e digiuni.

Sta di fatto che anche qui da noi, in Italia, le segnalazioni di Mammone sono andate moltiplicandosi per decenni, tanto che tuttora sono ben presenti le prove delle leggende che parlano di questa creatura. A Iglesias, in Sardegna, esiste una scultura orribile, il Maimoni, che nel dialetto locale viene citata come sinonimo di bruttezza senza pari.
In Ogliastra il Maimòne è un fantoccio fatto con stracci e pelli di gatto e con una testa dai tratti del gatto, personificazione del Carnevale, ma esiste anche una personificazione del Martedì grasso: Martiperra (da Martis/martedì e Perra dallo spagnolo emperrarse “adirarsi, irritarsi”), concepita come un gatto malevolo che assume proporzioni gigantesche per punire chi osa lavorare in quel giorno (cit. da Wikipedia).
Nel 1968 venne addirittura segnalato un Gatto Mammone vivente, in provincia di Belluno. Esso fu visto da Serafina dal Pont, intenta a pascolare le sue mucche. L’infernale felino sbucò dal nulla per spaventare le placide bestie. La donna si salvò evocando San Rita in preghiera, che mandò un topo per distrarre Mammone, che si perse nell’inseguimento del roditore.
L’evento venne riportato sui quotidiani locali e risultò così buffo che il grande Dino Buzzati ne ricavò un disegno commemorativo.

Bast (o Bastet).

Bast (o Bastet).

Ovviamente Mammone appare in molte operette, poesie e racconti della tradizione italiana, più o meno dal Duecento in poi. Ce n’è traccia anche ne Il Milione di Marco Polo, dove viene identificato/confuso con un misterioso, grande leopardo.
Ma della bestia incantata ci sono tracce anche nella letteratura tedesca (e in particolare nel Faust di Goethe) e nel celeberrimo romanzo Alice nel Paese nelle Meraviglie. Del resto che altro è lo Stregatto (il gatto del Cheshire) se non Mammone?

Dunque, se ancora volete postare foto di gatti e gattini, provate a pensarla così: magari la vostra ossessione un giorno vi farà trovare questa sulfurea bestiaccia sotto il letto.
Sicuri che vi vorrà fare le fusa?

Lo Stregatto.

Lo Stregatto.

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