Magazine Cultura

Dai vassalli dell’Impero Ottomano agli stati barbareschi

Creato il 24 ottobre 2010 da Cultura Salentina

di Vincenzo Scarpello

Dai vassalli dell’Impero Ottomano agli stati barbareschi

L’estrema disgregazione politica degli stati del nordafrica e la decadenza ormai irreversibile degli Almohadi aveva creato negli stati magrebini una situazione di conflitto e di dissidio, nella quale sorgevano e si disfacevano potentati più o meno forti, gli uni contro gli altri in perenne scontro.

Di questa situazione estremamente destabilizzata seppero approfittare i corsari, in particolare il Barbarossa, vero e proprio padre fondatore di Algeria, Tunisia e Libia, che progressivamente sostituì, con l’aiuto e sotto l’egida dell’Impero Ottomano, stanco dell’impossibilità di continuare relazioni diplomatiche con regni effimeri, le dinastie con un governatorato istituzionalmente vassallo di Solimano il magnifico.

A sancire l’avvenuta annessione dell’Algeria, il sultano inviò un primo nucleo di giannizzeri, il corpo scelto dell’impero ottomano, il cui ruolo sarà fondamentale nella futura politica delle reggenze barbaresche. E’ da premettere che molti dei potentati dell’africa del nord intrattenevano relazioni diplomatiche anche molto strette con la Spagna, come nel caso di Mullay Assan, tanto che la convenienza dell’impero ottomano di annettere nella sua sfera di controllo dei regni già geostrategicamente importanti, si rivelava vitale anche a livello politico.

Tra l’altro la situazione politica che veniva a crearsi conveniva al Sultano turco, al quale non veniva addossata del tutto la responsabilità del governo di quelle terre certo militarmente importanti, ma economicamente poco produttive. Al Sultano importava il loro ruolo politico e strategico, per sviluppare una politica mediterranea di potenza. Dal 1587 in poi le reggenze assunsero la vera e propria fisionomia di province autonome dell’Impero Ottomano, governate da pascià designati secondo un sistema di rotazione triennale. I compiti istituzionali del pascià erano giurisdizionali e tributari, ma comprendevano principalmente il controllo e la supervisione sulla corsa.

A sancirne ulteriormente la dipendenza dal trono erano i giannizzeri, casta militare autonoma, che costituirono l’aristocrazia militare delle reggenze, che erano raccolti in un’organizzazione chiamata ogiàk. L’istituzione militare dei giannizzeri, tradizionalmente suddivisi in orta comandate da un Agà, qui era invece retta in maniera differente con un organismo di comando supremo centralizzato,  il divano, che controllava l’attività di alta amministrazione degli stati. Al contrario che in Turchia, ove essi dipendevano economicamente direttamente dal sultano (a sancire ciò il cucchiaio in legno che gli ufficiali portavano sul cappello), nelle reggenze barbaresche i giannizzeri si automantevano mediante gli introiti delle imposte e di una parte delle prede della corsa e l’amministrazione fiduciaria di alcuni terreni per la quale pagavano al Sultano un canone.

A garantire la “proiezione esterna” dei regni barbareschi erano infine i Raìs, i comandanti di un singolo legno o di una ciurma, con la quale scorrerie e saccheggi venivano messi in atto. L’organizzazione dei raìs, la taifa, costituiva specularmente l’ogiàk dei giannizzeri, tanto come autonomia decisionale, quanto come indipendenza economica. Al vertice della taifa era il Pascià, referente istituzionale e rappresentante del sultano. Ben presto i dissidi tra le due corporazioni militari sfociarono in ribellioni aperte, tanto che a Tunisi nel 1590 i giannizzeri affiancarono al Pascià una figura che ne svuotava molte delle prerogative istituzionali, il dey, espressione del divano dei giannizzeri, permanendo così al Pascià mere funzioni di rappresentanza.

La gestione del governo e dell’amministrazione precluse al dey un controllo sulle attività militari, affidato ad un’altra figura, il bey, che potremmo grosso modo paragonare, quanto a funzioni, ad un ibrido tra ministro degli interni e comandante dell’esercito. Il bey disponeva di un corpo militare mobile, costituito in forma di carovana, col quale due volte l’anno aveva il compito di percorrere il territorio dello stato e di pacificare le periferie più turbolente. Ben presto, come era prevedibile, tra il dey ed il bey sorse un conflitto istituzionale che vide progressivamente l’assorbimento nel secondo delle funzioni del primo, configurandosi il titolo di bey come vero e proprio monopolio monarchico del potere, concludendosi questo processo istituzionale nel 1705 con le riforme in tal senso di Husein ben Alì.

In Algeria la strutturazione del potere invece si mantenne secondo gli equilibri amministrativi stabiliti da Istanbul, con quasi un alternanza tra ogiàk e taifa, con un proficuo rifiuto della personalizzazione del potere (l’agà dei giannizzeri veniva cambiato ogni due mesi, mentre nelle flotte corsare non riuscì più ad emergere una figura di spicco capace di imporre la sua autorità sugli altri, come era avvenuto ai tempi del Barbarossa o di Sinan Pascià).

Un discorso a parte merita il Marocco, che mantenne sempre una spiccata autonomia dall’impero ottomano, dove i raìs potevano indisturbati governare senza doversi confrontare con la corporazione dei giannizzeri, anche perché poi l’ambito operativo dei pirati marocchini non era il Mediterraneo, ove era forte l’interesse strategico ottomano, ma l’Oceano Atlantico. Nel XVII secolo si potè assistere ad un progressivo distacco delle reggenze barbaresche dal controllo ottomano, dovuto ad una serie di fattori. Innanzitutto i giannizzeri si erano pienamente integrati nel tessuto socioeconomico degli stati barbareschi, avendo contratto matrimoni ed intrapreso attività economiche indipendenti.

Poi all’Impero Ottomano, al cui interno stava avvenendo una trasformazione istituzionale e militare, un controllo strategico delle rotte mediterranee, ulteriormente indebolito dalle nuove rotte oceaniche, era venuto in secondo piano, preferendo il Turco una strategia continentale quasi a carattere difensivo. Inoltre le restrizioni diplomatiche alla corsa iniziarono ad indispettire i raìs, che iniziarono ad operare autonomamente, questa volta però su delega delle medesime reggenze nordafricane. A ciò si aggiunga l’ingresso nello scacchiere strategico Mediterraneo di Inglesi e Olandesi. La trasformazione delle reggenze in veri e propri regni indipendenti si concluse nel XVIII secolo, e ciò ebbe un riflesso anche a livello militare, disponendo gli stati barbareschi di una propria flotta e di un proprio esercito.


Potrebbero interessarti anche :

Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Possono interessarti anche questi articoli :

Dossier Paperblog

Magazine