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Dal Bava western al Di Leo bellico: un nuovo poker di titoli per CineKult

Creato il 09 giugno 2011 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Il già vasto catalogo CineKult, etichetta CGHV che, nel solo periodo 2010-2011, ha provveduto a fornire vecchi e nuovi titoli della celluloide bis nostrana – da Zombi 2 (1979) di Lucio Fulci a Shadow-L’ombra (2009) di Federico Zampaglione – su supporto dvd, si arricchisce ulteriormente con quattro nuove riscoperte in digitale che non possono fare a meno di suscitare l’interesse da parte di ogni collezionista che si rispetti.

roycolt

Si parte con Roy Colt e Winchester Jack (1970) del grande Mario Bava, che, attraversato da un’insolita vena ironica, è curiosamente contemporaneo al primo dei due film su Trinità con Terence Hill, tanto da lasciarsi quasi interpretare come l’effettivo anticipatore del cosiddetto “fagioli western”, costituito da elaborati che fondono cowboy e risate.

Al centro dei circa 85 minuti di visione, i due pistoleri del titolo, i quali, con i volti del Brett Halsey visto anche in alcuni horror del tardo Fulci e del Charles Southwood di C’è Sartana… vendi la pistola e comprati la bara (1970), vedono nuovamente incrociarsi le loro strade, separatesi a causa di una violenta scazzottata, nel momento in cui il primo si trova a dover scortare il prezioso carico di una diligenza su cui, affiancato dalla ragazza indiana Manila alias Marilù Tolo, ha messo gli occhi proprio il secondo.

Impreziosisce il tutto, nella sezione extra, lo speciale Era mio padre, con 17 minuti di testimonianze di Lamberto Bava e del nocturniano Roger A. Fratter, autore di straight to video quali Sete da vampira (1999) e Abraxas-Riti segreti dall’oltretomba (2001), ma anche esperto di cinema western.

fotoproibite

Tra trailer e galleria fotografica, è invece un’intervista di 19 minuti alla protagonista Dagmar Lassander a rappresentare il più interessante contenuto speciale de Le foto proibite di una signora per bene (1970), musicato da Ennio Morricone e firmato dal Luciano Ercoli che, in fatto di italian thrilling, diresse anche La morte cammina con i tacchi alti (1971) e La morte accarezza a mezzanotte (1972).

Trattandosi, però, di una pellicola realizzata in un periodo in cui ancora non era esploso il violento modello argentiano lanciato dal contemporaneo L’uccello dalle piume di cristallo (1970), lo script per mano di Mahnahén Velasco e del grandissimo Ernesto Gastaldi non si sofferma sull’esaltazione del delitto, bensì sulla costruzione dell’intrigo venato d’erotismo, con una complicata storia di ricatti ai danni della moglie di un uomo d’affari, fatta bersaglio di un misterioso persecutore che, a quanto pare in possesso delle prove di un delitto compiuto dall’uomo, la costringe ad incontri sessuali ed a farsi fotografare durante i loro rapporti.

Ricordando in parte i precedenti gialli lenziani di derivazione francese (si pensi a Orgasmo e Così dolce… così perversa), in parte lo stile de Il dolce corpo di Deborah (1968) di Romolo Guerrieri.

razzaviolenta

Passiamo al penultimo Fernando Di Leo con Razza violenta (1984), movimentato war movie in cui il compianto autore di Milano calibro 9 (1972) riunisce i due protagonisti del suo La mala ordina (1972) Woody Stroode ed Henry Silva per porli nei panni di due reduci del Vietnam, il primo finito a capo di un grande traffico di stupefacenti dell’Estremo Oriente, il secondo entrato nella CIA ed interessato a bloccargli l’attività incaricando un agente speciale ed ex compagno di guerra con le fattezze di Harrison Muller Jr, in realtà fratello della starlette Nadia Cassini (il cui vero nome è Gianna Lou Muller).

Con un’intervista di 20 minuti a Silvano Spadaccino – attore e fraterno amico del regista – nella sezione extra, una pellicola ricca d’azione a basso costo, tra esplosioni, abbondanza di scontri corpo a corpo e spreco di pallottole, il cui principale punto di riferimento sembra essere il di poco precedente Rambo (1982), ricordato anche dalla colonna sonora (oltre che dalla locandina) a firma di Paolo Rustichelli; mentre lo spettatore più attento potrà riconoscere, in mezzo ai guerriglieri presenti nel corso dei primi minuti del film, perfino un giovane ed ancora sconosciuto MaurizioImmaturiMattioli.

ultimotrenodellanotte

E concludiamo con L’ultimo treno della notte (1975) di Aldo Lado, sorta di rilettura made in Italy del craveniano L’ultima casa a sinistra (1972), anche se l’autore de La corta notte delle bambole di vetro (1971) afferma – all’interno dell’intervista inclusa nel disco – di averlo visto soltanto in tempi più recenti.

Introdotta dalla bellissima A flower’s all you need di Demis Roussos, una cruda storia di vendetta che finisce per risultare anche superiore rispetto al citato prototipo, tirando in ballo Enrico Maria Salerno nei panni di un chirurgo deciso a vendicare sadicamente la figlia adolescente, seviziata e uccisa in treno, insieme ad un’amica, mentre faceva ritorno da Monaco in occasione delle festività natalizie.

Con Flavio Bucci e Gianfranco Grass impegnati ad incarnare i due malviventi, supportati da una perversa MachaProfondo rossoMeril, e l’ottima fotografia di Gábor Pogány volta ad impreziosire i circa 89 minuti di visione, costruiti su una attesa destinata a degenerare secondo gli stilemi che, da sempre, caratterizzano il rape & revenge. Pur senza risultare, in maniera intelligente, eccessivamente espliciti.

Francesco Lomuscio


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