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Dal latino la risposta ai miei dubbi paterni

Creato il 24 luglio 2012 da Nkw1978 @NKW1978

Ok, lo ammetto, da quando sono diventato genitore ascolto i consigli di tutti. Poi faccio come credo, però ascolto. Nel mio grande ascoltare son finito anche a guardare “SOS tata” e, dopo i primi minuti di deliro, mi sono concentrato per estraniare le vicende e raccogliere dei consigli. Adesso due episodi. Dieci giorni fa sono riuscito a passare un paio d'ore al mare con Gaia e Bianca. Bianca stesa sul lettino a ridere, Gaia ed io a giocare con la sabbia. Io costruivo torri di sabbia e lei le distruggeva. Io non capivo, ho provato a dirle che non si gioca così ma lei è andata avanti imperterrita. Oggi pomeriggio mi son messo in salotto e ho costruito una cucina per Gaia. Ho usato una scatola di cartone, un tappetino di un mouse, dell'ondulato plastico colorato, del nastro americano e della colla a caldo. Il risultato è stato pessimo, ho perso la manualità e la creatività che avevo all'asilo. Però Gaia ha cominciato subito a giocarci, prima salendoci sopra e poi colorando quello che nei miei progetti era lo sportello per il forno. Si divertiva, anche se non giocava correttamente. Dal latino la risposta ai miei dubbi paterni Bene, qualche minuto fa ero intento a farmi gli affari miei quando un tipo mai visto e mai conosciuto mi ha detto come fare meglio il mio lavoro. Dentro me ho pensato che lui non era nella condizione di insegnare il lavoro a me e mi sono illuminato........ CON QUALE ARROGANZA HO PENSATO DI INSEGNARE AD UN BAMBIMO COME SI GIOCA?!?!?!??!?!!??!?! Certo che noi adulti siamo curiosi. Ci mettiamo a giocare coi bambini e pretendiamo pure che loro ubbidiscano alle nostre regole e si divertano facendo quello che noi riteniamo corretto. Magari fra qualche anno Gaia metterà in file 50 torri di sabbia e si incazzerà con Bianca che le distrugge ma per lei, adesso, il gioco è distruggerle. Allora ho provato a chiedermi lo scopo dei due giochi. Mi son detto “se riesco a dimostrare a me stesso che era importante che i giochi fossero fatti in un certo modo, allora giustifico tutto, se riesco a dire a me stesso che servivano per la loro educazione allora è fatta”. Bene, terminata la frase mi son sentito idiota. Mi è venuto in mente un consiglio di quella megera di tata Lucia (numero uno assoluto) che, come un'apparizione angelica, mi ha detto “Nicolò, idiota, adesso mi spieghi cosa vuol dire per te educare”. Ho cincischiato un po' poi il latino delle superiori mi ha aiutato “educare, portar fuori”. Cazzo, educare non vuol dire trasformare, cambiare, forgiare, plasmare. Educare vuol dire tirar fuori. Bianca e Gaia non sono due pezzi d'argilla da modellare, sono due splendide farfalle da far uscire dal loro bozzolo. Sono già delle persone, non è compito mio farle diventare tali, compito mio è aiutare a tirar fuori quello che sono aiutandole a capire cosa è importante per loro. Per voi è banale? Per me no, l'ho sempre saputo, l'ho voluto scrivere come promemoria.

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