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Dal libro al film: arriva al cinema “I figli della mezzanotte”

Creato il 18 marzo 2013 da Milleorienti

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Il libro è un capolavoro, il film è attesissimo. Il 28 marzo 2013 esce nelle sale italiane la trasposizione cinematografica del pluripremiato romanzo di Salman Rushdie, I figli della mezzanotte. Trarre un film da un libro che è ormai considerato un “classico” del ’900 è un rischio, ma la regista indiana Deepa Mehta è capace di opere di grande qualità, come ha dimostrato con la trilogia Acqua, Terra, Fuoco (acquistabile anche in Italia in cofanetto con i tre dvd).

Lo scrittore Salman Rushdie

Lo scrittore Salman Rushdie

Di Rushdie si sa ormai tanto – forse troppo, anche per lui stesso – visto che è  lo scrittore che fu condannato a morte dagli ayatollah iraniani per un suo successivo (peraltro bellissimo) romanzo, I versi satanici. Anche la storia de “I figli della mezzanotte” è ben nota e inizia nel 1947. Quando l’india divenne indipendente il premier Nehru pronunciò un famoso discorso: “stanotte a mezzanotte mentre tutto il mondo dorme l’India si sveglierá alla vita e alla libertá….” Rushdie immagina che i bambini nati in quel momento esatto siano dotati di poteri sovrannaturali e che due di essi vengano scambiati in culla: così il figlio di una famiglia ricca cresce fra i poveri, mentre il figlio di una famiglia povera cresce fra i ricchi. A questi due e a tanti altri piccoli “figli della mezzanotte” capiterá di diventare in vario modo protagonisti della nuova India indipendente…

Ma quel che conta davvero nel capolavoro di Rushdie non è la trama (peraltro ricca di invenzioni tanto da far parlare di realismo fantastico alla Marquez in salsa masala) bensì lo stile di scrittura: Rushdie era un genio (era, non lo è più) in quei suoi primi romanzi, nel fare della scrittura una cosa viva, scoppiettante, picaresca, sorprendente, fluviale come i racconti orali dell’epica indiana. La domanda che sorge allora è questa: sarà riuscita la regista Deepa Mehta a trasporre in linguaggio cinematografico non tanto e non solo la trama del romanzo bensì la sua originalità e creatività di carattere linguistico e letterario?

Sfida non facile, come sa chiunque abbia visto tradotti al cinema i propri romanzi più amati. Ogni traduzione è un tradimento e il cinema deve tradire per essere se stesso. Tuttavia si può tradire con classe oppure in modo volgare, si può cioè reinventare un romanzo oppure storpiarlo. Per citare due libri che ho molto amato, tradotti in anni recenti al cinema: “Il Signore degli Anelli” di Tolkien è stato portato al cinema con grande efficacia e soddisfazione dei fan del libro; viceversa, “La versione di Barney” di Mordechai Richler (uno dei libri più intelligenti e divertenti degli ultimi cinquant’anni) al cinema è diventata una storia moscia, non salvata nemmeno dall’interpretazione del pur ottimo Paul Giamatti.

Dunque cosa accadrá al capolavoro di Salman RUshdie? c’è solo un modo per saperlo: andare al cinema.

La regista Deepa Mehta

La regista Deepa Mehta

Per concludere, cari lettori: sarò in India fino al 30 marzo ma mi piacerebbe leggere le vostre idee sul rapporto romanzo-film: quali romanzi vi ha soddisfatto rivedere al cinema e quali film invece vi hanno indignato perché hanno violentato un romanzo? Io vi leggerò e vi risponderò dal Panjab. A risentirci presto,
Marco


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