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§ Damine di corte §

Da Faith

Alcune persone lanciano, chissà quanto consapevolmente, la più interessante delle sfide.
Per amarti, ti chiedono di essere perfettamente e autenticamente te stesso.
Naturalmente, non è una barzelletta o una finzione in cui tutto ciò ti viene chiesto esplicitamente. La richiesta è tanto più implicita quanto più è autentica.
E tanto più sarà autentica, tanto più assomiglierà a una sfida all'ultimo sangue.
Una sfida di quelle quasi medioevali, energica, di quelle in cui sei chiamato in campo dopo essere stato schiaffeggiato sonoramente (e spesso ripetutamente) con il guanto sulla faccia.
Essere autentici dovrebbe essere una passeggiata, uno toglie tutto lo spreco di energia che c'è nelle difese e nelle correzioni che tutti i giorni si affanna a tenere alti e d'improvviso diventerebbe più leggero e più autentico.
Non credo di fare un azzardo onnipotente se dico che ciascuno è a conoscenza, per propria esperienza, che la realtà concreta è fatta in tutti i modi meno che questo.
All'estremo del mio cinismo, potrei scrivere (come credo di aver già fatto in passato, in effetti) che nemmeno l'ovulo che ci ha generato ci ha amato per quello che siamo nella maniera più autentica.
Il reciproco modellamento dei desideri fa in modo, infine, che la maschera da indossare, seppure con tutti i suoi pesi, diventi più desiderabile di una fragile autenticità.
L'autenticità, a parole tanto decantata, è per lo più trattata come la polvere da mettere sotto un tappeto.
Non solo gli altri ci chiedono di essere in un modo, altrimenti non potremmo essere amati da loro, ma finiamo noi stessi per essere terrorizzati da quello che c'è sotto la maschera e ci impegnamo al massimo per apparire al massimo dello splendore, anche quando lo splendore non ci appartiene.
Perchè l'autenticità ha al suo interno massicce dosi di mediocrità e difetti.
La stessa parola "mediocrità" ha un suono sinistro e quasi scricchiolante, che rende difficile inserirla in un discorso con parole ricercate, deliziose e così musicalmente armoniche.

Alcune persone però, ci sfidano.
Meglio. Un sistemico non dovrebbe mai scrivere <<alcune persone ci sfidano>>, ma per fortuna io sono al II anno e mezzo, quindi posso permettermi ancora qualche defaillance da pensiero eccessivamente lineare...
Alcune relazioni ci sfidano. Accoppiamenti magici e per lo più casuali fanno in modo che senza che ci siano avvenimenti spettacolari, d'improvviso s'intraveda il "cuore sacro" per citare qualcuno di più famoso.
Sempre in tema di citazioni, si potrebbe dire che non si può non comunicare, e alcune persone più che ascoltare le parole per metterle in fila in un discorso, le vedono.
In alcune relazioni le parole non vengono pronunciate e ascoltate, le parole vengono *viste*. E siccome possono essere viste, diventano qualcosa di concreto, che può essere anche toccato.
Per questo alcune relazioni prendono il guanto e schiaffeggiano sonoramente.
E' una sfida come un buco nero. Non una semplice tenzone da cui si corre il rischio di uscire con le ossa rotte. Ma un vortice aggressivo ed energico che tira pretende di tirare a sè tutta la materia a disposizione e risputarlo fuori, cambiato.
Cambiato, perchè innanzitutto non risputa fuori una persona e poi un'altra. Risputa fuori un miscuglio curioso, un noi inscindibile, fatto di materia ignota.
In tutte le puntate di Star Trek, ci hanno fatto vedere che finire dentro un buco nero non era una bella cosa. Di tutto faceva il capitano Kirk con il tenente Spock e Uhura con la sua gonnellina girofica spaziale per sfuggire all'attrazione feroce del buco nero.
Scappare, nascondendolo sotto il vocabolo "evitare", è solito, facile e assolutamente giustificabile.
Quando le parole si ascoltano e non si vedono (o non si vogliono vedere) allora diventa facile incastrarle ciascuno al posto che più ci fa comodo, per far apparire che non stiamo affatto scappando per la fifa, ma semplicemente evitando, ragionevolmente, una situazione che sicuramente non ci porterà a nulla.

Ho la sensazione che ci sia molto cervello rettiliano in tutto questo, molti istinti primitivi, spesso ho la sensazione che finiscano per essere coinvolte persone che razionalmente non si accoppierebbero mai in una relazione di nessun tipo.

Si sente l'odore, in queste sfide. E non è nemmeno un odore netto, un profumo distinguibile, è qualcosa nell'aria di estremamente sfuggente che non credo possa mai essere messo veramente in parole.
E' quando mi scrisse che non riusciva a capire perchè, in fondo, poi non era così odioso parlare con me.

Io la mia l'ho presa, negli ultimi due anni. Da principio forse razionalmente, dicendomi che in fondo, se non la facevo adesso una scelta diversa, se non me la consentivo nemmeno in un ambiente protetto, quando mai me la sarei potuta consentire...e poi con sempre meno sprechi di energia.
E così mi ricordo come sono autenticamente. Tutto il mio lato sdolcinato, tutte le attenzioni di cui sono capace per qualcun altro, tutte le paure, quelle vere, che possono prendermi.
Dall'altra parte, tanta roba, naturalmente, compresa, credo, la possibilità di starsene sul cubo per conto proprio senza badare alle conseguenze del tempo che passa.

Ieri ho visto che anche qualcun altro si è lanciato il guanto in faccia. Ed è un altro accoppiamento che a una vista razionale appare decisamente improbabile.
Spero che nessuno dei due si tiri indietro e che si lascino andare nel buco nero per vedere cosa ne esce di nuovo.

Sono possibilità che ti permettono di vivere meglio, perchè, forse (ma sono troppo giovane per dirlo...) nella vita basta anche che una sola persona ti ami per quello che sei per farti sentire meno spaesato.


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