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danza di morte...

Creato il 28 febbraio 2013 da Omar
danza di morte... Verso il finire degli anni settanta un amico editor suggerì al venerabile maestro dell'Horror di stilare una sorta di tassonomia del genere da lui rappresentato, cercando di contestualizzarla all'interno della cultura americana. Essendo un argomento sterminato, Stephen King si limitò a considerare il periodo che va, grossomodo, dagli anni cinquanta fino alla fine degli anni settanta (ma poi, nel successivo On writing il re del brivido in qualche maniera allargò e portò a fine l'analisi): il risultato è questo seminale Danse Macabre, un saggio in cui, oltre alla critica elencazione di film, telefilm, radiodrammi e romanzi dell'orrore che lo hanno formato, lo scrittore ci regala spezzoni autobiografici sulla sua personale attività di narratore e una serie di istruttive riflessioni sul genere e sulla letteratura tout court. Danse macabre contribuisce, inoltre, a fare piazza pulita di un pregiudizio che, scrive King, abbiamo tutti ben piantato nel cervello, cioè che «l'interesse per l'orrore non è sano ed è aberrante». Secondo l'autore gli archetipi che costituiscono il germoglio di gran parte delle creazioni del genere sono sinteticamente riassumibili in tre blocchi - definiti da King le «carte dei tarocchi» dell'orrore. Il primo blocco è il "vampiro", alla cui base c'è il romanzo di Bram Stoker Dracula. Il secondo è invece il "lupo mannaro" - inteso, in senso più ampio, comedanza di morte... l'individuo che cela il turpe al di sotto delle sue sembianze normali -, rappresentato in primis dal Dottor Jekyll e Mr. Hyde di Robert Louis Stevenson. Il terzo blocco è, infine, "la cosa senza nome", il cui prototipo è ovviamente il Frankenstein di Mary Shelley (o, per essere più precisi, la creatura a cui dà la vita il dottor Frankenstein). Ci sarebbe, in realtà, anche un quarto archetipo, quello del "fantasma", ma questo è in realtà più antico e diffuso e il romanzo che meglio lo descrive - Il giro di vite di Henry James - esula dalla letteratura di genere per la sontuosità dello stile narrativo e per il valore «altro» dell'opera. Nei capitoli a seguire King ripercorre quindi con grande acume la storia più o meno recente di cinema e narrativa dell'orrore cercando di rilevare la declinazione di questi archetipi originari.
«[I film dell'orrore] non celebrano la deformità, ma indugiando sulla deformità cantano la salute e l'energia. Mostrandoci le miserie dei dannati, ci aiutano a riscoprire le gioie minori (ma mai meschine) delle nostre vite. Sono le sanguisughe da barbiere della psiche che, invece di succhiarci via il sangue cattivo, ci succhiano via l'ansia... per un po', almeno». La lettura di Danse macabre è indubitabilmente utilissimo strumento per chiunque voglia cimentarsi con la scrittura; attraverso questa sorta di cornucopia King ci offre numerosi spunti sull'Arte, conducendoci in un viaggio alla scoperta delle migliori menti del genere e sulla metodologia di costruzione di una storia ad effetto. Il penultimo capitolo è dedicato a quelli che, secondo Stephen King, sono i dieci migliori romanzi dell'orrore del periodo in questione, analizzati con piglio mai baronale e anzi molto accessibile e gustoso. Altrove invece si concentra sulla pellicola dell'orrore come «cibo spazzatura» e si diverte a fornirci lista degli esempi peggiori del genere (bellissima la discussione su film come Robot Monster del 1953). In chiusura: guida ragionata alle opere che non possono mancare nelle nostre video/biblioteche.
Danse Macabre - Stephen King (Ed. Frassinelli)

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