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Dario Chiadò, vita di un maestro di scherma

Creato il 25 novembre 2015 da Sportduepuntozero

Sono trascorsi almeno tre decenni e centinaia di aneddoti sono accaduti, ma i ricordi affiorano nitidi alla mente di Dario Chiadò. Quando è iniziata la sua carriera sportiva e quando ha cominciato a insegnare, come ha contribuito a far crescere l’Accademia Scherma Marchesa, l’origine della sua avventura come tecnico della nazionale di spada, partendo con la giovanile e approdando a quella assoluta, attraverso innumerevoli trasferte in giro per il mondo. Ecco chi è Dario Chiadò, 48 anni, in passato discreto atleta con tanta passione, come si definisce lui stesso, adesso grande maestro, come dimostrano i risultati di molti suoi allievi. “A cavallo tra gli anni ’70 e ’80 i miei genitori mi portarono in una palestra molto vicina a casa dove si praticava scherma” ricorda, “all’epoca l’Accademia Marchesa era una piccola realtà. Io iniziai a insegnare intorno ai 18 anni, intensificando l’impegno nelle stagioni successive”.

Dario Chiadò e la sua società sono cresciuti insieme. Da una quindicina d’anni operano nell’attuale struttura di corso Taranto, che ha permesso la costruzione di una larga base di schermidori. Da questa sono emersi nel tempo anche diversi atleti di alto livello: Andrea Vallosio e Alice Clerici, per citare i più vincenti a livello internazionale, ancora molto giovani e di buone prospettive. “La lista è lunga” assicura il maestro, “e il dato forse più significativo è rappresentato dai nostri otto ragazzi convocati recentemente agli allenamenti della nazionale giovanile”.

“La Marchesa è guidata da un gruppo di dirigenti pieni di entusiasmo e da un corpo magistrale che ragiona all’unisono” prosegue Dario Chiadò, “in uno sport individuale come la scherma, il nostro ‘essere squadra’ aiuta”. Non è un caso che alcuni dei risultati più belli nella storia della società siano arrivati dalle gare di squadra. Dopo anni di A1 in cui l’accademia torinese si è sempre classificata prima eccezion fatta per i gruppi sportivi militari e in seguito a un periodo di serie B, è arrivata nella passata stagione una nuova promozione in A2. La formazione femminile disputa invece il massimo campionato e il team di fioretto, composto da spadiste “improvvisate”, ha conquistato l’anno scorso l’accesso in A2.

Parallelamente al lavoro per la Marchesa, Dario Chiadò è allenatore della nazionale. La sua storia in azzurro è cominciata nel 1996 con l’under 20 e si è arricchita con esperienze internazionali in Campionati Mondiali ed Europei, in Coppa del Mondo e alle Universiadi. “Girare il mondo mi ha regalato emozioni, qualche delusione ma soprattutto tante soddisfazioni. Anche per questo ho deciso di dedicarmi sempre più alla scherma”.

Il “piano B” Dario Chiadò se l’è comunque costruito, studiando scienze politiche e occupandosi di marketing e comunicazione. L’impegno per la sua disciplina è però diventato totalizzante specialmente ora che segue la nazionale assoluta. “Se posso condurre questa vita è anche merito di una moglie paziente e di un figlio che si è appassionato alla scherma, cosicché riusciamo a vederci spesso” afferma con una battuta, e aggiunge: “nella nostra disciplina il rapporto con gli atleti va ben al di là degli aspetti tecnici. Ci si deve conoscere e bisogna rispettare il carattere di ciascuno, per saper stimolare sia in allenamento sia in gara”.

Il prossimo obiettivo è la qualificazione alle Olimpiadi di Rio, ormai non più così distante per gli azzurri. I Giochi sono una delle poche sfide che Dario Chiadò non ha ancora affrontato ma, incrociando le dita, potrà presto aggiungere la più grande soddisfazione sportiva nel personale cassetto dei ricordi.

La foto è tratta da http://www.scherma.torino.it/


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